(Re)construction of the Presence
Le comunicazioni, la possibilità di essere ovunque in qualsiasi momento, il mondo intero a portata di mano. Questa è la realtà quotidiana della nuova generazione di artisti della Repubblica Ceca. E questi sono anche gli elementi di collegamento della mostra “(Re)construction of the Presence”.
Comunicato stampa
Le comunicazioni, la possibilità di essere ovunque in qualsiasi momento, il mondo intero a portata di mano. Questa è la realtà quotidiana della nuova generazione di artisti della Repubblica Ceca. E questi sono anche gli elementi di collegamento della mostra “(Re)construction of the Presence”. Tutti gli artisti che vi partecipano sono nati negli anni 1988 (Jozef Mrva), 1989 (Michal Drozen) e 1990 (Filip Dvořák, Max Dvořák, Iva Polanecká, Štěpánka Sigmundová, Adéla Waldhauserová), quindi sono cresciuti in una società ormai pienamente democratica, successiva al crollo del blocco orientale. Non stupisce quindi che la loro produzione artistica sia assolutamente paragonabile alle creazioni più attuali dell’arte contemporanea internazionale. Possiamo osservare non solo un ritorno a media tradizionali quali il disegno e la pittura, ma anche l’utilizzo di fotografie, video e suoni. L’apertura della società contemporanea ha improntato anche l’approccio stesso alla creazione. Uno degli elementi fondamentali è infatti la creazione di “ponti” tra la galleria, un altro spazio (reale o fittizio) e un altro tempo. Grazie a queste trasposizioni immaginarie, nelle opere qui presentate troviamo una critica della società spersonalizzata dell’era informatica tanto quanto la possibilità di riscoprire i principi basati sulla storia dell’arte e di riesaminarli alla luce delle nuove domande che rispecchiano l’attuale visione del mondo. Alla mostra verranno presentati sette giovani artisti selezionati dal curatore per il loro approccio innovativo e per le grandi possibilità di ulteriore crescita futura delle loro opere, non solo nell’ambito della Repubblica Ceca ma anche e soprattutto in un contesto mondiale.
Che i ricordi personali del singolo possano diventare parte della coscienza collettiva ci viene dimostrato dal lavoro di Štěpánka Sigmundová. Le sue testimonianze di vita quotidiana registrate nell’arco di vari anni per mezzo di fotografie (al momento attuale più di 20.000) ma anche la raccolta di souvenir fisici diventano la sua “memoria esterna” immaginaria. Il suo lavoro è caratterizzato da un’azione a lungo termine di osservazione e di classificazione dei fenomeni, e non manca nemmeno un marcato aspetto visivo, grazie al quale le singole parti diventano simboli sostitutivi di luoghi e di situazioni nelle quali ciascuno di noi si può proiettare. Le sue installazioni diventano così il simulacro di ogni spettatore. Di contro a questo ritratto onnicomprensivo del mondo si pongono le opere di Michal Drozen, il cui interesse a lungo raggio è costituito dalla raffigurazione di se stesso. Per mezzo di questa tecnica pittorica classica l’autore tematizza l’incessante ricerca dell’essere. Questo tema classico è ancora più attuale nel contesto dell’odierna stilizzazione quotidiana nell’ambiente dei social networks. Nei suoi quadri l’autore rispecchia il modo in cui, nella società odierna, le persone si autodefiniscono su internet. Anche Filip Dvořák si muove nell’ambito della pittura, ma spesso passa dalla dimensione superficiale al 3D e nelle sue videoperformance si sforza di immedesimarsi in ruoli diversi. È affascinato dalla storia dell’arte, specialmente dal Romanticismo. Opera una trasformazione di questo suo interesse per poi ripresentarlo nel linguaggio artistico contemporaneo. Nelle sue opere possiamo quindi trovare grandi temi quali la verità, la sensualità, la sincerità, la bellezza o la nobiltà, cose che al giorno d’oggi compaiono raramente nell’arte figurativa e che forse non vediamo nemmeno nella vità quotidiana. Così come Filip Dvořák, anche Jozef Mrva cita nel suo lavoro la storia dell’arte. Esamina, distrugge e ricostruisce i modi di creazione modernistici da un nuovo punto di vista e in un nuovo contesto. Il suo stile “crudo” affonda le radici nella filosofia, nella musica e nella cultura underground. Mrva non teme neanche i grandi gesti e le opinioni politiche. Lavora con mezzi artistici tradizionali ma anche con il mondo dei computer, sia in termini di tematica che di materiale del XXI secolo. Adéla Waldhauserová si occupa di fotografia, sfrutta non solo la possibilità di fissare immediatamente l’immagine nella fotografia ma lavora anche con la materia fisica della fotografia-oggetto. Intervenendo fisicamente nella foto distrugge il modo narrativo di leggere le immagini. Conferisce loro nuovi significati, che si riferiscono per esempio a tematiche sociali o che affrontano i temi attuali della migrazione. Un forte legame con la natura e con l’ambiente vitale è presente anche nel lavoro di Iva Polanecká. Quest’artista utilizza installazioni multimediali e video, ma il suo lavoro è associato principalmente al suono. Per mezzo delle sue opere d’arte aiuta a scoprire fenomeni che normalmente non vengono visti né percepiti. La sua “specialità” è la creazione di situazioni, non solo nelle gallerie ma anche all’esterno e negli spazi pubblici. Queste attività si svolgono per lo più sotto forma di percorsi accompagnati da guide audio preparate dall’autrice e prestate ai partecipanti. Vi possiamo scorgere il suo interesse per la ricerca dell’equilibrio, per la meditazione e per la natura spirituale dell’uomo. Un diverso modo di lavorare è quello di Max Dvořák, regista concettuale ed artista visivo. I suoi quadri mobili e i suoi "materiali probatori”, impersonali fino a suscitare magari un’impressione di freddezza, rivelano il contesto di ricerca scientifica e di sperimentazione che si cela sullo sfondo. Le sue storie al limite tra finzione e realtà ci obbligano a riflettere sulla posizione del singolo nella società.
Artisti partecipanti: Michal Drozen, Filip Dvořák, Max Dvořák, Jozef Mrva, Iva Polanecká, Štěpánka Sigmundová, Adéla Waldhauserová
Curatore: Jan Vítek (nato nel 1989)
Jan Vítek è un curatore indipendente ceco. Dal 2014 è anche co-curatore della galleria Buňka, uno spazio site specific dedicato all’arte giovane. Si sforza di trovare nuove possibilità di presentare i giovani artisti contemporanei e accumula esperienze muovendosi trasversalmente tra le istituzioni culturali, "(Re)construction of the Presence" nella Boccanera Gallery è la sua prima mostra oltre i confini della Repubblica Ceca.