Postwar Era: una storia recente
Attraverso 70 opere raccolte dalla mecenate Peggy Guggenheim, o donate alla Collezione Peggy Guggenheim dopo la sua scomparsa, la mostra Era Postwar. Una storia recente. Omaggi a Jack Tworkov e Claire Falkenstein, curata da Luca Massimo Barbero, offre una lettura attenta e rinnovata dell’arte americana ed europea dal secondo dopoguerra al 1979.
Comunicato stampa
Venezia, 22 gennaio 2016. È stata presentata oggi alla stampa la mostra Postwar Era: una storia recente. Omaggi a Jack Tworkov e Claire Falkenstein, alla Collezione Peggy Guggenheim dal 23 gennaio al 4 aprile.
Alla presenza di numerosi giornalisti e critici, il curatore Luca Massimo Barbero, ha accompagnato i presenti in una lunga passeggiata “di sguardi”, come egli stesso l’ha definita, tra oltre novanta opere, raccolte dalla mecenate americana, o donate alla Collezione Peggy Guggenheim dopo la sua scomparsa, meno note al grande pubblico, alcune delle quali raramente esposte. “Ho cercato di ricostruire un viaggio attraverso la curiosità che può scaturire da questi lavori, dipinti e sculture di gradi maestri, ma anche di artisti poco conosciuti, che hanno costruito, tassello dopo tassello, la storia dell’arte del XX secolo, e che a casa di Peggy hanno trovato la loro giusta collocazione. Senza seguire un preciso percorso cronologico, ho piuttosto intrecciato influenze e complicità tra le due sponde dell’oceano”.
Dall’Espressionismo astratto di Motherwell, de Kooning, Baziotes e Pousette-Dart, con cui si apre la mostra, si passa subito all’omaggio all’artista americano, di origini polacche, Jack Tworkov (1900–1982). A Palazzo Venier dei Leoni una ricca serie di lavori su carta e cinque dipinti su tela conducono il visitatore a una profonda riflessione sulla figura della donna d’ispirazione espressionista-astratta dell’artista, amico di de Kooning sin dagli anni '30. Segue la ricerca su materia, gesto e segno di artisti italiani come Afro, Consagra, Bice Lazzari, Santomaso, Vedova, con un approfondimento specifico è dedicato all’opera di Carlo Ciussi, che nella pittura esprime una geometria non costruita secondo i canoni euclidei, ma accordata a una personalissima interiorizzazione della forma vista come immagine possibile della materia cosmica nel suo continuo divenire. Una selezione di opere del secondo dopoguerra inglese, aspetto meno noto della collezione di Peggy, documenta la ricerca di scultori come Kenneth Armitage, Reg Butler e Leslie Thornton, e pittori come Alan Davie e Graham Sutherland. Nell’ambito di questo richiamo chiaro ed evidente all’istintiva passione di Peggy per la scultura, è esposta anche la selezione di opere di Mirko Basaldella, a cui è dedicata una sala, in cui campeggia il suo monumentale bozzetto per il cancello delle Fosse Ardeatine (1949), “sorvegliato” da due straordinari leoni che richiamano le fogge medio-orientali.
Una delle immagini che rimane più impressa nella memoria dei visitatori del museo è senza dubbio il cancello di metallo e vetro che li accoglie al loro arrivo, commissionato da Peggy nel 1960 a Claire Falkenstein (1908–1997), versatile artista americana a cui viene ora dedicato un omaggio. Eletta da Tàpies tra le grandi scultrici del XX secolo, regina dell’“art autre”, con la sua arte la Falkenstein rivela un interesse innato per le infinite possibilità date dal caso e dalla libera scelta nel processo di creazione artistica. Si tratta di una fascinazione che corre parallelamente alle teorie fisico-matematiche dell’espansione dell’universo e della relatività di Einstein, che la scultrice cerca di manifestare attraverso l'opera plastica, documentata in mostra oltre che dal delicatissimo modellino del cancello, anche da altre sue indimenticabili opere-gioiello, caratterizzate dall’assenza di massa e dunque da una straordinaria leggerezza.