Dramatis Personae
La mostra, curata da Virgilio Patarini e corredata da un corposo catalogo dell’Editoriale Giorgio Mondadori, presenta in maniera articolata una trentina di artisti italiani contemporanei che affrontano in chiave moderna il più classico dei “topoi” dell’arte di tutti i tempi, ovvero il volto e la figura umana, con forza espressiva e originalità, in un alternarsi tra recupero di tecniche tradizionali (olio su tela, disegno a pastelli su carta, sculture in terracotta, ecc.) e utilizzo di tecniche del tutto “inventate” e innovative (collage di fumetti o materiali vari, computer-grafica, fotomontaggi, assemblaggi di materiali di recupero).
Comunicato stampa
Dopo essere stato presentato con successo di pubblico e di stampa a Ferrara, Torino, Piacenza e Milano, in spazi pubblici e privati (vedi:http://www.zamenhofart.it/progetto-dramatis-personae/) il progetto editoriale ed espositivo intitolato “DRAMATIS PERSONAE- Il volto e la figura nell’arte italiana contemporanea” approda a Napoli, nella prestigiosa e suggestiva sede espositiva di Castel dell’Ovo, dal 16 gennaio al 14 febbraio 2016. Tutti i giorni dalle 10 alle 18, domenica e festivi dalle 10 alle 13. Lunedì chiuso. Ingresso libero.
La mostra, curata da Virgilio Patarini e corredata da un corposo catalogo dell’Editoriale Giorgio Mondadori, presenta in maniera articolata una trentina di artisti italiani contemporanei che affrontano in chiave moderna il più classico dei “topoi” dell’arte di tutti i tempi, ovvero il volto e la figura umana, con forza espressiva e originalità, in un alternarsi tra recupero di tecniche tradizionali (olio su tela, disegno a pastelli su carta, sculture in terracotta, ecc.) e utilizzo di tecniche del tutto “inventate” e innovative (collage di fumetti o materiali vari, computer-grafica, fotomontaggi, assemblaggi di materiali di recupero).
In mostra quadri, sculture e fotografie di Anna Maria Artegiani, Marino Benigna, Alberto Besson, Simone Boscolo, Anna Maria Bracci, Vito Carta, Angelo Conte, Fabio Cuman, Daniela Da Riva, Daniela Doni, Bruno De Santi, Paolo Lo Giudice, Laura Longhitano Ruffilli, Nino Ninotti, Antonio Presti, Maria Luisa Ritorno, Gabriella Santuari, Roberto Tortelotti.
E con approfondimenti della pittura di Silvio Natali, Giuseppe Orsenigo, Virgilio Patarini (anche curatore), Marilena Rango, Edoardo Stramacchia, e dell’arte fotografica di Ivano Boselli, Valentina Carrera, Marco Lombardo e Monica Mietitore.
Ospiti d’onore i tre vincitori del Premio Dramatis Personae 2016, con le tre opere vincitrici (selezionate tra quelle dei 17 finalisti in mostra allo Spazio E di Milano, dal 26 al 30 dicembre 2015).
Nel corpo centrale della mostra di ogni artista selezionato vengono presentate mediamente due opere, mentre negli “approfondimenti” delle vere e proprie personali di una decina di opere per ciascuno dei nove artisti interessati (cinque pittori e quattro fotografi)
La mostra è organizzata da Zamenhof Art (Milano-Ferrara) in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli.
Nel corso della mostra sarà presentata la seconda edizione aggiornata e ampliata dell’omonimo volume “Dramatis Personae - Il volto e la figura nell’arte italiana contemporanea”, Editoriale Giorgio Mondadori (prima edizione, Milano, 2013), realizzata proprio in occasione dell’esposizione partenopea (Napoli, 2016). Questa seconda edizione presenta -nella prima parte- un vero e proprio saggio critico sulla situazione della figurazione e della rappresentazione della figura umana nell’arte italiana contemporanea, passando in rassegna i principali protagonisti e varie “correnti” riconoscibili nel panorama attuale, e con l’approfondimento -nella seconda parte- di ben 70 artisti, attraverso specifiche schede biografiche, foto di opere e stralci di note critiche (tra questi una decina non presenti nella prima edizione). Una selezione di 30 di questi 70 artisti sono quelli presentati nella mostra a Castel dell’Ovo.
DRAMATIS PERSONAE
Nota critica introduttiva
Dietro ogni volto una storia: dietro ogni figura ritratta in un quadro, in una foto o in una scultura si nasconde una storia. Ciascuna di queste presenze umane evoca un mondo, richiama alla memoria, o alla immaginazione, una possibile narrazione. Non è solo figura, dunque, ma anche e soprattutto personaggio. Nel pieno rispetto del titolo: “Dramatis personae”, infatti, in latino significa semplicemente, “personaggi”.
I colori, le forme, le espressioni, i gesti, i contesti che caratterizzano le figure rappresentate hanno la forza, di volta in volta, di alludere a intrecci, situazioni, vicende, di cui quello che vediamo immortalato sulla tela, fissato sulla pellicola o plasmato nello spazio è solo un istante, un fotogramma, un momento forte in cui si condensano, in potenza, tutti i momenti futuri e si concentrano, come in una sorta di precipitato, tutti i momenti passati.
“Carpe diem”, insegna Orazio: cogli l’attimo. Anzi, non “cogli”, ma “afferra”, “ghermisci”, per fare una traduzione più puntuale. Ed è questo che fanno gli artisti di questa mostra, in ogni opera, ed è questo che a loro volta devono fare gli spettatori davanti a ciascuna opera, usando l’immaginazione..
Poi certo le modalità con cui i vari artisti selezionati “strappano l’attimo” sono molto diverse tra loro: diverse le poetiche, diversi gli stili. Ma comune è la capacità (e la volontà, più o meno consapevole) di condensare storie, emozioni, vicende nello spazio circoscritto di una singola opera, passando dalla dimensione “diacronica” della narrazione a quella “sincronica” dell’opera d’arte. E facendo di un quadro, una foto o una scultura un crocevia di situazioni. Un crogiolo.
Volendo poi seguire il filo rosso di una interpretazione in chiave teatrale delle diversità stilistiche e di poetica tra tutti questi autori, si evince che la parata di personaggi che attraversa questa mostra e ancor di più l’omonima pubblicazione è decisamente variegata: si va dalle presenze tragiche di Benigna, Boscolo, Patarini e Orsenigo che irrompono sulla scena col loro carico di inquietudine, alle figure da teatrini metafisici di Conte, Besson, Bracci, Vito Carta o Stramacchia, figure che per lo più galleggiano in uno spazio astratto e rarefatto; dalle figurine da commedia ottocentesca della Artegiani o della Longhitano Ruffilli alle maschere comiche, giocose e post-moderne della Ritorno, di Lo Giudice, Natali; dalle dive da rotocalchi degli anni Sessanta di Marilena Rango ai personaggi immersi in un’aura di poesia o di fiaba come quelli di Ninotti e Presti, che paiono affiorare da un dramma di Strindberg o di Garcia Lorca, dalle citazioni-tableaux vivantes tratte da quadri famosi di Tortelotti alle sequenze pseudo-cinematografiche delle foto della Carrera e di Boselli, dalle silhouettes femminili sbirciate dietro un fondale di tulle di Lombardo, alle scene di vita quotidiana della Da Riva, della Doni e della Mietitore, o alle sacre rappresentazioni laiche delle Sindoni di De Santi... e così via.
Personaggi drammatici accanto ad altri comici o grotteschi, evanescenti figure poetiche accanto a solide presenze carnali, in una ridda di stili teatrali mischiati tra loro che forse assomiglia alla tragicomica varietà di questi nostri tempi confusi.
Tempi in cui facilmente la tragedia si risolve in farsa. E viceversa.