Our Genocides. Il viaggio nella memoria
“Questo evento nasce per sensibilizzare la popolazione nei confronti di tutti i muri eretti e che ancora si costruiscono per dividere i popoli. A Peace Portrait Tour lancia un messaggio positivo, di pace contro tutte le separazioni e le discriminazioni (Giulio Barrocu)”.
Comunicato stampa
Giulio Barrocu, Pinuccio Sciola, Bormiz, Stefania Costa, Otto Gabos, Federica Manfredi, Giovannella Monaco (Giomo), Emilio Pilliu, Gabriele Peddes, Daniele Serra, Niccolò Storai, Romeo Toffanetti e Gino Vercelli.
Testo di presentazione della mostra
La mostra Our Genocides, il viaggio nella memoria comprende dieci installazioni, dal titolo “Souls’s Mirror”, ideate e progettate dall’artista Giulio Barrocu, in forma di altari commemorativi dedicati alle popolazioni vittime di un crimine di razza nel mondo. Ogni installazione accoglie “i semi della pace” di Pinuccio Sciola e il significato di pace che simbolicamente portano con sé, a ricordo dell’antica usanza ebraica di depositare una pietra sulla lapide del defunto. Le fotografie di Auschwitz-Birkenau, realizzate da Barrocu al campo di concentramento polacco nell’agosto 2014, sono un invito a rivedere la storia dal punto di vista dell’arte. Sono immagini realistiche del lager ma allo stesso tempo, private della figura umana, acquisiscono un senso metafisico che le fa diventare “icone”, per riportare alla memoria non solo la Shoah, di cui ogni 27 gennaio si celebra il ricordo, ma anche gli altri stermini di massa avvenuti nel corso della storia. Le fotografie dialogano con i disegni di dieci illustratori di fama internazionale, nominati dal Centro Internazionale del Fumetto di Cagliari, diretto da Bepi Vigna: Bormiz, Stefania Costa, Otto Gabos, Federica Manfredi, Giovannella Monaco (Giomo), Emilio Pilliu, Gabriele Peddes, Daniele Serra, Niccolò Storai, Romeo Toffanetti e Gino Vercelli. Lo specchio riflette la nostra immagine come un invito al riconoscimento, alla presa di coscienza, del significato dell’opera, alla reminiscenza di quella popolazione e di quel genocidio, che appartiene all’umanità intera. Il progetto e la mostra, non hanno la presunzione di affrontare dal punto di vista storico le motivazioni e le ragioni legate a ogni singolo massacro, ma il confronto attraverso i differenti linguaggi dell’arte sui tragici eventi avvenuti nel corso della storia.
A conclusione del viaggio è stato allestito il “muro della Pace” realizzato da 400 ritratti di partecipanti volontari che hanno posato con il loro messaggio di pace. Un muro effimero e colorato, nato da un percorso itinerante e partecipato dove le persone, anche di differenti nazionalità e religioni si sono incontrate, hanno espresso il loro segno di pace con un ritratto e una frase.
“Questo evento nasce per sensibilizzare la popolazione nei confronti di tutti i muri eretti e che ancora si costruiscono per dividere i popoli. A Peace Portrait Tour lancia un messaggio positivo, di pace contro tutte le separazioni e le discriminazioni (Giulio Barrocu)”.
Pamela Sau