Shepard Fairey: Obey
©SHEPARD FAIREY. ONO Arte Contemporanea presenta Shepard Fairey: OBEY, considerato uno dei più noti e influenti street artist contemporanei.
Comunicato stampa
“The real message behind most of my work is 'question everything'”
“For a long time that meant street art and T-shirts were my only options. Now I have a lot more options”
ONO Arte Contemporanea presenta Shepard Fairey: OBEY, considerato uno dei più noti e influenti street artist contemporanei. La sua fama raggiunge l’apice nel 2008, quando realizza il poster HOPE con il volto di Barack Obama per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti (poi acquistato dalla U.S, National Portrait Gallery).
Artista, attivista, graphic desginer e illustratore Fairey dal 2001 è anche fondatore del brand di abbigliamento OBEY che trova terreno fertile nella scena skate, ed è per lui un altro un altro medium espressivo su cui far proseguire le sue poetiche e istanze politiche e che lo consacra ulteriormente al grande pubblico e uscendo dalla nicchia della street art.
I suoi abiti, riprendono ed iconicizzano gli elementi della sua arte. Il nome stesso del brand infatti proviene da una campagna che Fairey produce nell’89 “Andrè the Giant Has a Posse”, stickering propaganda che è poi evoluta in “Obey Giant”, cresciuta grazie a una rete internazionale di collaboratori che hanno replicato i disegni originali di Farey contribuendo a rendere le sue immagini virali. Gli adesivi secondo l’artista, “non hanno un significato specifico ma esistono per causare nelle persone una reazione”. Atto di vandalismo o espressione artistica, dividono la critica ma si fanno strada nella cultura underground, di chiara ispirazione DIY e post-punk, che li utilizza come strumento per far sentire la propria voce, e spesso il proprio dissenso nei confronti della cultura mainstream, dalla quale però attinge stilemi e retoriche ben precise come lo slogan pubblicitario e la coazione a ripetere. Il suo lavoro, dichiaratamente ispirato alla fenomenologia in chiave heiddegeriana, viene spiegato nel manifesto del 1990.
La mostra (21 gennaio – 28 febbraio 2016) è composta da 15 immagini.
Con il patrocinio del Comune di Bologna.