Conversation Piece – Part 2
La Fondazione Memmo-Arte Contemporanea presenta Conversation Piece | Part 2, la seconda di una serie di mostre dedicate agli artisti italiani e stranieri che hanno deciso di svolgere una residenza a Roma, in maniera autonoma, ospiti delle fondazioni, degli istituti di cultura o borsisti presso le accademie straniere.
Comunicato stampa
La Fondazione Memmo-Arte Contemporanea presenta Conversation Piece | Part 2, la seconda di una serie di mostre dedicate agli artisti italiani e stranieri che hanno deciso di svolgere una residenza a Roma, in maniera autonoma, ospiti delle fondazioni, degli istituti di cultura o borsisti presso le accademie straniere. Gli artisti invitati per questo appuntamento sono: Jackson, Kilian Rüthemann, Maaike Schoorel, David Schutter.
La mostra, a cura di Marcello Smarrelli, nasce dal desiderio della Fondazione Memmo di realizzare un osservatorio puntato sull’arte contemporanea a Roma, una scena difficile da percepire per il grande pubblico, ma particolarmente vitale grazie soprattutto all’attività delle accademie e degli istituti di cultura stranieri, dove tradizionalmente completano la loro formazione le nuove generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo. Attraverso questo ciclo di mostre e altre attività quali talk, workshop e studio visit, la Fondazione Memmo vuole essere un amplificatore del lavoro di queste istituzioni.
Nella scelta del titolo vive una certa suggestione cinematografica, ispirata ad uno dei film più famosi di Luchino Visconti, Gruppo di Famiglia in un interno (Conversation Piece), 1974, che a sua volta si riferisce a un particolare genere di pittura, nato nei Paesi Bassi, caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in atteggiamenti di vita familiare. La mostra vuole porsi come un momento di confronto e di relazione con Roma e la sua storia antica e contemporanea, ma vuole rappresentare anche un momento di discussione tra personalità artistiche molto diverse tra loro, a volte distanti per ricerca, poetica e tecniche.
Quest’anno agli artisti è stato chiesto di riflettere sull’idea di spazio e su come un’opera d’arte si ritrovi inevitabilmente a dialogare con esso, fino a darne una lettura e una definizione che entra nel dominio dell’architettura, evidenziando l’estrema labilità dei confini tra le discipline. Si tratta di opere inedite e site specific progettate e realizzate appositamente per gli ambienti delle scuderie di Palazzo Ruspoli.
Il percorso inizia con David Schutter (1974), residente all’American Academy, e la sua personale ricostruzione di uno spazio del seicento romano, una mise-en-scène forzata nel presente. L’artista presenta quattro dipinti realizzati a partire dallo studio di due piccoli paesaggi di Salvator Rosa e di Gaspard Dughet conservati presso la Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Corsini. Realizzate nel suo studio, senza alcun supporto mnemonico, le opere di Schutter sono il risultato di una lunga relazione visiva con la pittura considerata fonte fenomenica della percezione. La disposizione originale dei dipinti di Rosa e Dughet è riprodotta in mostra dal disegno dei muri, dalle dimensioni e dalla distanza tra i quadri che ripetono quelle di Palazzo Corsini, dove i dipinti sono conservati. Per la realizzazione di questa struttura, l’artista ha collaborato con lo studio di architettura stARTT.
L’installazione di Jackson (1979), residente all’Académie de France à Rome – Villa Medici, ci conduce in uno spazio in cui è il suono a definire la natura fisica dello spettro visivo. Musicista, compositore e ricercatore, Jackson è interessato all'ibridazione di media e linguaggi diversi. L’opera realizzata per la mostra, dal titolo Brume Sonore #1, è un dispositivo scultoreo molto suggestivo composto da vetro, nebbia e metallo, che trasforma le onde luminose in frequenze sonore. I colori della luce nel loro viaggio attraverso l'atmosfera e le vibrazioni metalliche generano una mise en abîme della percezione della materia, ovvero ciò che l'artista chiama Light Metal Music.
L’opera di Kilian Rüthemann (1979), residente presso l’Istituto Svizzero, incardina un discorso serrato con lo spazio della città e il suo genius loci creando un cortocircuito che attraversa la storia dell’architettura. L’installazione è composta da quattro muri realizzati in opus latericium con un particolare riferimento alle tipologie archetipiche dello spazio, del paesaggio e dell’architettura dell’antica Roma che introdusse l’uso del mattone, ancora molto diffuso nell’architettura contemporanea. Attraverso linguaggi e materiali diversi, l’artista riflette sulla natura delle forme, i processi industriali, la relazione con il visitatore.
La mostra si conclude con le tele di Maaike Schoorel (1973), residente presso l’American Academy, che a un primo sguardo appaiono come dei monocromi su cui aleggiano misteriose nebbie. Mano a mano che ci si avvicina ecco comparire delle tracce, un lacerto di paesaggio, una sembianza umana, parti di oggetti. Lo spazio espositivo è occupato da alcune piante che creano un gioco di rimandi tra la realtà e la sua rappresentazione pittorica, rendendo liquidi i confini della stanza, prolungando lo spazio dell’esposizione all’esterno verso la città da cui era partita.
In occasione di Conversation Piece | Part 2, la Fondazione Memmo-Arte Contemporanea presenta un programma di laboratori didattici gratuiti dedicati ai bambini dai 3 ai 9 anni che si terranno in data 14 febbraio, 13 marzo, 3 aprile. è possibile partecipare solo su prenotazione scrivendo a [email protected]