Maria Jole Serreli – Animas. Custodi di trame
La mostra consiste in una grande installazione attraverso la quale l’artista propone una riflessione sulla storica produzione della seta.
Comunicato stampa
La mostra consiste in una grande installazione attraverso la quale l'artista propone una riflessione sulla storica produzione della seta. Per la realizzazione dell'installazione l'artista si avvale di una donazione di fili serici ( scarti di produzione) donati dalle sorelle Bevilacqua di Mendicino, uniche artigiane che ancora lavorano la seta in quello che fu uno dei centri più importanti della penisola. A testimonianza di ciò esiste l'importante museo della seta al quale l'artista ha donato una sua opera in seguito ad una residenza artistica nel 2015.
L'istallazione è accompagnata dalle musiche del compositore giapponese Shingo Inao
In occasione del vernissage la mostra sarà inaugurata da una performance dell'attrice Noemi Medas
Animas- Custodi di trame-TESTO CRITICO
" Sicut patet in vermibus facientibus sericum, quorum forma fassiata serico non apparet, ita et anima velata lumine non videtur", così Benvenuto da Imola commenta i versi danteschi dedicati a Carlo Martello nell'ottavo canto del Paradiso: "La mia letizia mi ti tien celato/ che mi raggia dintorno e mi nasconde/ quasi animal di sua seta fasciato", a dimostrazione che i legami tra anima e seta hanno robuste radici letterarie.
La luce che circonfonde l'anima, tra le più belle metafore della Commedia, sottolinea la potenzialità di significati a cui l'uomo ha da sempre legato il baco da seta e il suo filamento, la cui scoperta si perde tra le pagine del tempo in terre lontanissime, in luoghi fiabeschi che raccontano d’imperatrici d’oriente, di segreti custoditi con la morte, di viaggi perigliosi, di commerci tra popoli lontani. La via della seta ha per secoli congiunto l’oriente con l’occidente creando fondamentali contatti economico-culturali tra mondi così distanti.
Jole Serreli raccoglie un filo di queste antiche trame e tesse, attraverso la sua poetica, un racconto che incanta. Lo fa partendo dallo studio serio e approfondito dell'arte dell'allevamento del baco da seta nel cuore della tradizione italiana della produzione del pregiato filato: Mendicino in provincia di Cosenza.
L'artista dimostra, ormai da tempo, il suo grande interesse per il mondo tessile che trasporta con sé tradizioni e culture differenti spesso associati al mondo femminile, al sapere, alla tradizione. Ogni suo lavoro racconta una storia che mantiene intatto l'entusiasmo della scoperta. Sembra quasi di vederla prima appassionarsi per poi meditare con pazienza, come quando si realizza un ricamo, così da poter giungere a legami inaspettati, punti di contatto tra luoghi lontani lungo un procedimento che si sviluppa in racconti delicatissimi e altamente poetici. Il suo lavoro, se vogliamo facilmente riconducibile alla nota artista sarda Maria Lai, a cui lei stessa palesa ispirazione, perviene a risultati assai differenti pur trattenendo una tensione costante che la sfiora, cioè omaggia, senza mai cadere nella vacua citazione.
In Animas - Custodi di trame, Jole ricostruisce significati e significanti di uno dei procedimenti più particolari dell'allevamento del baco da seta ossia il momento in cui le uova vengono custodite al caldo nelle stanze da letto ad opera delle donne, compito prezioso quanto delicato, fondamentale per la buona riuscita di tutto il processo. Antonio Porqueddu nel XVIII secolo descrive molto bene questo momento quando, nel suo poemetto in rima, dedicato all'allenamento di bachi e gelsi e steso in " lingua patria" prescrive:
" Su chi tui conservesti in pann'e linu
Semini de bigattu in situs bellus
Du depis ponni in su callenti sinu
In parti prus interna de is gravellus,
Custu de dì, de notti, a su coscinu
Poniddu sutta, cantu podis mellus;
Chini de dì in s'affettu logu ha tentu,
De notti d'hat a tenni in pensamentu."
Tale procedimento unifica tutti i maggiori centri di produzione secondo una tradizione che attraversando mari e continenti, ma soprattutto millenni, continua a proporre questo singolare legame tra la donna generatrice di vita, perciò custode della stessa, e la schiusa delle uova dei bruchi al punto che sempre il parroco di Senorbì Porqueddu arriva a declamare:
"Raru portentu! fillus in sa mesa
Has airi senza perdi sa puresa."
Il "tesoro della Sardegna" è quindi tutto nelle mani delle donne, in una stanza da letto che diviene centro produttivo ed epicentro poetico.
Nascita, crescita, sviluppo e morte, ma anche legami sociali e familiari, sono quindi i temi che corrono lungo i delicati filamenti per racchiudersi in composizioni sapientemente articolate di repertori di stoffe racchiuse in casse- cassetti allestite con ritmo quasi musicale. Tali stoffe sono impreziosite dai filamenti serici donati dalle sorelle Bevilacqua di Mendicino, uniche artigiane che ancora lavorano la seta con i procedimenti tradizionali, offerti con la certezza che la sensibilità artistica di Jole li avrebbe destinati a un fine straordinario, nobilitandoli dalla loro condizione di scarto. E così è stato. Jole ha seguito il loro lavoro durante una residenza promossa dal comune di Cosenza ( a cura di Alberto Dambruso). Il suo amore per la produzione dei tessuti, per la sapienza femminile, l'ha condotta naturalmente verso il museo della seta di Mendicino aprendo le porte della conoscenza su una delle molteplici storie di donne coraggiose che salvano dall'oblio la ricchezza delle nostre tradizioni per pura vocazione e alto senso di ruolo comunitario. L'artista ( dopo aver donato una sua opera alla collezione permanente del museo) ha poi ripreso il mare portandosi dietro un tesoro, come per secoli fecero uomini che perseguirono "virtute e canoscenza". Lei, riconosciuta come una delle ultime custodi di trame.
Contrappunta l'intera istallazione la grazia calligrafica del racconto sonoro di Shingo Inao, compositore e performer giapponese che sembra danzare invisibile tra i riflessi cangianti delle preziose trame. Una danza, accompagnata dal canto, che chi avrà la fortuna di presenziare al vernissage ritroverà nella bellissima performance dell'attrice Noemi Medas.
Efisio Carbone