Anastasia Moro – Arborescenza
Arborescenza, personale dell’artista padovana Anastasia Moro.
Comunicato stampa
Si inaugura sabato 13 febbraio 2016, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé (via Roma, 53; presentazione critica ore 18.30), Arborescenza, personale dell’artista padovana Anastasia Moro.
La mostra, visitabile fino a domenica 28 febbraio 2016 (vedi scheda evento allegata), è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
Anastasia Moro nasce a Montagnana (Padova) nel 1977. Vive e lavora a Megliadino San Fidenzio, in provincia di Padova. Diplomata presso i Licei Artistici Sacro Cuore e Modigliani di Padova, consegue il diploma di laurea di I° e II° livello in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Partecipa a diversi corsi per approfondire la conoscenza delle differenti tecniche artistiche. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive e preso parte a importanti progetti artistici internazionali.
Arborescenza ripercorre gli ultimi quattro anni di attività dell’artista, riassume - attraverso una selezione critica e ragionata di significativi lavori - l’evoluzione linguistica di un lungo percorso di ricerca e sottolinea, in ultima analisi, una evidente maturità dalla quale muovere per i futuri cicli artistici; in mostra opere tratte da precedenti esposizioni personali (talequale, I pensieri fanno rumore, Avatar, curate dal critico Gaetano Salerno) e recenti lavori, in parte realizzati per l’appuntamento espositivo. Proprio del linguaggio dell’artista la continua sperimentazione e l’utilizzo di diverse tecniche realizzative; passando indistintamente dalla pittura alla fotografia, dal video all’installazione e spingendo talvolta la ricerca a un definitivo coinvolgimento fisico tra artista e opera attraverso l’azione performativa, Anastasia Moro perviene a una forma espressiva sincretica - un sovra-linguaggio universale e organico - ricca di spunti di analisi di aspetti della società contemporanea, coinvolta, mediante le raffinatezze esecutive che ne caratterizzano l’intera produzione, a prendere coscienza e riflettere sulla condizione esistenziale umana, sul bisogno di introspezione e di ricerca, oltre le superficiali vanità degli elementi.
Tre sale espositive per tre distinti percorsi artistici e tre differenti medium linguistici (pittura, fotografia e installazione) per tracciare il percorso sincronico che, nel corso degli anni e delle esperienze vissute dall’artista, si è riscoperto intrinsecamente autobiografico e auto-esperienziale; fulcro della mostra l’immagine dell’albero, elemento simbolico e dominante nella produzione dell’artista, attraverso il quale leggerne il lavoro, determinarne la tensione alla crescita e a nuove forme di visione e intuirne il desiderio di trascendere i livelli primari della figurazione.
L’albero, organismo metamorfico e dinamico, solidamente radicato alla terra eppure proteso e ramificato all’aria e alla luce, rimarca i dialoghi tra l’alto e il basso ricercati dall’artista e rappresenta l’archetipo della congiunzione tra livelli terreni e trascendenti di percezione (carnalità e spiritualità), il paradigma della coesistenza tra le dualità dell’essere vivente; l’inesausta spinta verticale dell’albero esprime perciò l’allontanamento dalla sostanza materica (la res extensa, limitata e limitante) e, nell’ascesa (graduale avvicinamento alla luce metafisica), sembra racchiudere gli stessi spunti pacificanti alle dicotomie originate dalle molteplici antitesi racchiuse nell’unità, le stesse risposte ai dubbi e alle incongruenze che frammentano la struttura dell’essere umano ricercate oggi dall’artista attraverso il proprio lavoro che cresce e si dirama, verso una nuova luce, simile a un’arborescenza.
I diversi periodi artistici di Anastasia Moro sono perciò riconducibili ad altrettanti stati dell’essere, tappe di un percorso esistenziale non sempre lineare, scandito da attimi di dolore la cui presa di coscienza consente all’artista di progredire verso nuove consapevolezze, il cui superamento è forma esorcizzante dei limiti della materia, intesa, soprattutto nell’ultima produzione, nella sua pura essenza come testimonianza di un credo divenuto nel tempo sempre maggiormente consapevole, maggiormente concettuale, maggiormente significante ed enunciativo di un passaggio catartico dalle energie potenziali delle gemmazioni pittoriche dei precedenti lavori (cromatiche e materiche) alle energie attuate delle arborescenze e ramificazioni delle più recenti ricerche la cui valenza è supportata dai principi di verità propri della mimesi della fotografia e della tridimensionalità della scultura.
Muovendo da una produzione pittorica, fortemente estetica e subordinata alle casualità delle forme e dei colori con i quali la materia, espressione visiva di una produzione inconsapevole dell’intelletto, diveniva aniconico e unico elemento presente – entro la tela e non oltre la tela – e punto di origine di un’indagine del mondo sensibile dominato da una primordiale casualità, Anastasia Moro giunge nel tempo a una forma più sintetica di espressione che sposta l’attenzione dal particolare all’universale e spinge l’azione dell’artista – seppur presente al centro dell’indagine (con il proprio cuore e il proprio sangue, interventi scultorei e installativi di forte impatto visivo) - oltre l’individualismo, parlando (e scrivendo) linguaggi assoluti – evocati da frasi ermetiche mutuate dalla poesia e dalla letteratura - fortemente connessi all’attualità e all’esigenza di una spiritualità diffusa.
Mediante eleganti ma complesse sovrapposizioni di oggetti e materiali, contaminazioni tra antitetiche forme visive, Anastasia Moro ci conduce dapprima nell’intrico confuso ed enigmatico dei pensieri in formazione, spingendoci fin dentro la loro struttura portante, fornendoci poi una potenziale via di salvezza dai labirinti dell’incomprensibile, l’apertura mentale verso la spiritualità, la fuga dalla foresta incantata, laddove l’intricato labirinto si dirada nella luce, come necessario tentativo - parafrasando le parole dell’artista – di ristabilire l’equilibrio tra l’uomo e il suo ambiente attraverso i frammenti, i particolari di un bosco che non si può dimenticare e sradicare, per riscoprire nei mille volti e nella sua vitale architettura il significato della vita.
Scrive il critico Gaetano Salerno a proposito della mostra Arborescenza: “ […] I nuovi lavori di Anastasia Moro leggono l’attualità attraverso i codici – non sempre facili – della poesia e della letteratura; il messaggio universale contenuto in essi ed esteso da una condizione esistenziale condivisa dalla società contemporanea pone al centro la figura dell’artista come elemento ricevente e senziente di una verità rivelabile ma non ancora compresa, in attesa di decodifica e di traduzione. La cerimonia laica alla quale l’artista ci invita e della quale essa stessa diviene officiante (servendosi di oggetti tangibili e riconoscibili utilizzati per costruire questi atti narrativi) allude a un processo laico di transustanziazione che richiede la stessa dogmatica accettazione di un miracolo reso possibile dall’unicità, dall’irreplicabilità e dalla contingenza del gesto artistico, dall’attimo cioè in cui lo spettatore accetta – mediato dall’artista – il dialogo con gli elementi, si riflette negli specchi sovrapponendo la propria immagine all’opera, divenendo anzi egli stesso opera, nello scambio biunivoco con la Natura (delle cose), nella relazione complessa del dare e del ricevere alla quale l’artista allude offrendo il suo cuore e il suo sangue, ricorrendo a codici visivi iperrealisti, per suscitare in noi nuove emozioni, per innescare nuovi livelli di coinvolgimento emotivo, per consentire all’arte di esprimere la propria valenza e favorire lo sviluppo di nuove arborescenze dai tronchi recisi dei nostri intelletti […] ”.
Riflesso negli specchi che l’artista utilizza nelle più recenti installazioni, il pubblico di Arborescenza diviene perciò parte attiva dell’esperienza intellettuale, instaura significativi dialoghi con il lavoro dell’artista. “Lo specchio - dice Anastasia Moro - registra i momenti della nostra vita. Dentro lo specchio rimangono imprigionati ricordi, situazioni, emozioni. Viene imprigionata anche la nostra immagine, come una sorta di registro di noi stessi che muta giorno dopo giorno. Un grande archivio, una catalogazione del “sé”. Dentro di esso c’è un mondo all’incontrario in cui tutto agisce in senso opposto”.
Anastasia Moro sarà presente in occasione della vernice di sabato 13 febbraio 2016 (inizio ore 18.30), introdotta dal critico d’arte Gaetano Salerno. In occasione del finissage di domenica 28 febbraio 2016 che chiuderà la mostra Arborescenza (inizio ore 18.00; seguirà comunicato stampa) verrà presentata la performance OMAGGIO/OLTRAGGIO 2 (progetto di Adolfina De Stefani, in collaborazione con il gruppo OPEN, recentemente presentato nel circuito Art City di Arte Fiera Bologna 2016 in apertura della collettiva OGNI STRADA E’ UN RITORNO, curata da Gaetano Salerno e Adolfina De Stefani) in cui Anastasia Moro, centro dell’azione attoriale, interpreta il ruolo di Monna Lisa e diviene pretesto per ridiscutere il valore iconico non solo dell’opera di Leonardo Da Vinci ma di qualsiasi produzione artistica. L’artista e performer infatti, simile nei tratti del volto alla donna rinascimentale, rappresenterà il tableau vivant sul quale i performer interverranno realizzando, attraverso intense e brevi azioni, alcune interpretazioni di carattere artistico, divenendo il territorio dell’azione dei numerosi performer per ragionare sul cambiamento d’identità e sull’analisi delle definizioni dell’apparenza, ridiscutendo il valore stesso dell’icona, della sua definizione e decodificazione come contenitore assoluto di saperi eterni e immutabili, giocando con travestimenti alla ricerca di differenti, inattese e nuove entità.