Maurizio Mochetti
Una retrospettiva di Maurizio Mochetti (Roma, 1940), figura che nell’ultimo mezzo secolo ha rappresentato una voce di grande originalità nel panorama dell’arte concettuale italiana e internazionale.
Comunicato stampa
Dal 25 febbraio al 2 aprile 2016 la Galleria Giovanni Bonelli ospita nella sua sede di Milano (via Porro Lambertenghi, 6 – Quartiere Isola) una retrospettiva di Maurizio Mochetti (Roma, 1940), figura che nell’ultimo mezzo secolo ha rappresentato una voce di grande originalità nel panorama dell’arte concettuale italiana e internazionale. Il percorso espositivo offre un viaggio completo nel suo universo creativo, partendo dalle riflessioni sullo spazio sensibile degli ultimi Anni Sessanta e arrivando alle più recenti analisi dei materiali della contemporaneità – i laser, le luci al neon, le plastiche, i polimeri sintetici. Il progetto, realizzato in sinergia con Nicola Furini nasce dall’esperienza analoga maturata in occasione di Artissima 2015, che aveva visto la proposta del lavoro di Mochetti all’interno della sezione Back To The Future.
A introdurre l’esposizione è il Cono del 1967, pezzo che anticipa l’esordio di Mochetti sulla scena romana – avvenuto l’anno seguente con la prima personale alla storica Galleria “La Salita” – una dichiarazione di poetica significativa, con cui l’artista sfida la percezione dello spazio da parte del pubblico, manipolando sapientemente il senso della prospettiva e uscendo dai paletti imposti dall’opera d’arte tradizionale. L’installazione dialoga infatti a tal punto con l’ambiente che la circonda che la circonda da rendere quest’ultimo partecipe dell’opera stessa.
Proprio il concetto di percezione e di esperienza – individuale e collettiva – dell’opera d’arte sono centrali nel lavoro di Mochetti, che approfondisce in campo estetico e formale le intuizioni portate dalle teoria della Gestalt nel campo della psicologia sociale. Diventa così determinante, per l’artista, affrontare i meccanismi mentali e cognitivi con cui ci si rapporta all’opera d’arte, usando come chiave di lettura quella, smitizzante, dell’ironia e del gioco. È il caso della serie di lavori degli Anni Ottanta esposti nella mostra milanese e ispirati ai modellini di Bachem Natter BA 349 B-1944, l’aereo-razzo a decollo verticale progettato in Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale e mai usato in azioni belliche: un vero e proprio oggetto feticcio, che liberato dai vincoli della propria funzione si carica di una affascinante carica allegorica.
| BIO | Maurizio Mochetti nasce nel 1940 a Roma dove vive e lavora. Nella capitale frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti. Nel 1968 esordisce sul palcoscenico artistico romano con la sua prima esposizione personale, nell’ormai storica Galleria “La Salita”.
Nel 1969 vince il I premio Pascali a Polignano a Mare e nello stesso anno vince il premio scultura alla VI Biennale Giovani di Parigi. Nel 1970 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia cui seguiranno quelle del 1978, 1982, 1986, 1988, 1997. Sin dai primi anni ’70 si affaccia sul panorama internazionale partecipando nel 1976 alla Biennale di Sidney, nel 1998 alla XXIV Biennale di San Paolo e nel 1991 alla Biennale Internazionale di Nagoya. Nel 1988, viene invitato come Artista in residence, all’Exploratorium di San Francisco (USA). Espone nel corso degli anni al Tel Aviv Museum of Art (1993), allo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven (1975), alla Stadtische Kunsthalle di Düsseldorf (1978), al Forum Kunst di Rottweil (1982), e al Museo Alvar Aalto di Jyväskylä (1985). Nel 2003 viene dedicata a Mochetti un’ampia mostra antologica nel Palazzo Ducale di Sassuolo. Nel 2009 tiene una personale al Palazzo Collicola di Spoleto e nello stesso anno vince il concorso internazionale MAXXI 2per100, per la realizzazione dell’opera “Linee rette di luce nell’Iperspazio curvilineo”, poi collocata permanente nell’atrio del MAXXI di Roma.