#Community
Nuovo progetto di CAMeC Piano Zero lo spazio inclusivo e partecipativo del Centro dedicato ai giovani, alle ultime tendenze contemporanee e allo scambio con la città.
Comunicato stampa
La comunità attraverso lo sguardo di artisti contemporanei
a cura di Cinzia Compalati e Andrea Zanetti
con Cristina Balsotti, Carolina Barbieri, Simone Conti, Lorenzo Devoti, Sabina Feroci, Lorena Huertas, Stefano Lanzardo, Roberta Montaruli, Enrica Pizzicori, Francesco Ricci, Francesco Siani, Stefano Siani, Zino (Luigi Franchi).
inaugurazione: venerdì 4 marzo ore 18.00
5 marzo – 1° maggio 2016
La Spezia – Parte il 4 marzo il nuovo progetto di CAMeC Piano Zero lo spazio inclusivo e partecipativo del Centro dedicato ai giovani, alle ultime tendenze contemporanee e allo scambio con la città.
Prosegue la linea curatoriale incentrata sulle comunità artistiche, questa volta con una riflessione proprio sui temi della #Community, molto spesso più virtuale che reale, e la condizione dell'individuo contemporaneo all'interno di una società 'fluida'.
Infatti l’ultimo anno di programmazione si è contraddistinto per la riflessione innescata dal Forum cultura – promosso dall’Assessorato alla cultura del Comune della Spezia – che ha dato l’impulso a una apertura dialettica con il panorama culturale cittadino.
Dopo Mettiamoci la faccia. Artisti della città al museo – in cui si è dato l’avvio alla mappatura degli studi artistici presenti in città – #Community prosegue questa impostazione e segna l’inizio di una politica di ‘scambio’ tra due forti comunità artistiche locali: quella presente sul territorio cittadino e quella della vicina Carrara. Se #Community è ospitata alla Spezia, Mettiamoci la faccia sarà a Carrara nel più ampio spirito di sinergia e condivisioni culturali.
Comunità è una parola in crisi.
Da un lato le relazioni che si animano nelle community dei social network e che facilitano la parola non mediata dal corpo, che agevolano le prese di posizioni più radicali o i moti di romanticismo dall’empatia di plastica; dall’altro il progressivo isolarsi delle persone, costrette a passare dalla spinta competitiva dell’individualismo rampante alla decadenza della solitudine.
Migliaia di contatti singoli che nel magma delle rete diventano comunità di pensieri, necessità di riconoscersi sotto qualche bandiera, semplice voglia di appartenere ad un gruppo, con la leggerezza di poter parlare, prima ancora che confrontarsi.
Migliaia di contatti singoli che diventano corpo unico, per trasformarsi, subito dopo, in un altro corpo, con la stessa presunta forza.
Poi le comunità reali; quelle di chi sconnesso dalla rete, prova ad occupare ancora le piazze e le strade di qualche quartiere, senza percepirne più il profumo di storia o semplicemente il senso di appartenenza.
Spazi urbani che ospitano identità silenziose; luoghi che hanno perso la funzione di raccogliere le voci, i pensieri, il gusto e la fatica del confronto.
Identità, quindi, che cercano un rifugio e che, a volte, lo trovano nei processi fluttuanti della rete.
Un gruppo di artisti, diversi per provenienza e poetica, si interroga su questo, cercando di tradurre con i linguaggi dell’arte contemporanea le riflessioni sull’idea di comunità.
Un percorso che parla di città, comunicazione e relazioni.
Una mostra che attraverso la “leggerezza” della contemporaneità ci spinge a riflettere sulla necessità di ricostruire un’identità degli spazi urbani e a ridefinire le funzioni dei luoghi e delle relazioni che vi si consumano all’interno.
Quella che ne viene fuori è una comunità in negativo, esistente più per la sua assenza che per una reale presenza: Cristina Balsotti indaga il tema della sospensione; Carolina Barbieri il futuro delle nuove generazioni; Simone Conti l’identità; Lorenzo Devoti il selfie; Sabina Feroci l’incomunicabilità; Lorena Huertas le relazioni interpersonali; Stefano Lanzardo la famiglia contemporanea; Roberta Montaruli la desolazione della città inabitata; Enrica Pizzicori i momenti di intimo conforto; Francesco Siani la comunità tra inclusione e crudeltà; Stefano Siani l’esistenza; Zino (Luigi Franchi) la società.
Contestualmente prosegue anche Social Wall, special project del Piano O, muro che anziché dividere crea osmosi e scambio con la città, spazio creativo che via via affronta un diverso tema progettuale. In questa circostanza saranno gli artisti di #Community a dargli vita nella realizzazione di un’installazione collettiva.