Francesco Pedrini – Nebula. Ascoltare il cielo
L’artista ha realizzato, per l’occasione, un corpus di nuove opere – disegni, fotografie, oggetti e immagini proiettate di paesaggi atmosferici e di atti di osservazione e di ascolto del cielo – che raccontano della sua passione per l’astrofisica maturata durante un viaggio attraverso i deserti del Cile per raggiungere il più grande osservatorio del mondo.
Comunicato stampa
La Galleria Milano ha il piacere di presentare la mostra personale di Francesco Pedrini, Nebula. (Ascoltare il cielo). L’artista ha realizzato, per l’occasione, un corpus di nuove opere - disegni, fotografie, oggetti e immagini proiettate di paesaggi atmosferici e di atti di osservazione e di ascolto del cielo - che raccontano della sua passione per l’astrofisica maturata durante un viaggio attraverso i deserti del Cile per raggiungere il più grande osservatorio del mondo.
Pedrini non si limita ad osservare il cielo, lo vuole ascoltare con attenzione. L’attenzione richiede tempo ed è proprio questo che Pedrini congela nelle sue opere. Le Nebulae (Nebulae, 2015-16. sette disegni più un trittico a grafite su carta Kozo) sono disegnate sulla base di fotografie della NASA: l’atto di riprodurre con matite e polveri un istante evaporato milioni di anni prima dura molto più dell’ esistenza delle Nebule stesse ed è concepito come atto (impossibile) di verifica.
Durante la Prima Guerra Mondiale, quando non era stato ancora inventato il radar, erano stati messi a punto alcuni oggetti sperimentali nel tentativo di identificare le rotte degli aerei: Pedrini ne ha ricostruito uno e nelle tre fotografie di Ascolto (Ascolto #1, #2, #3, 2016) lo vediamo intento ad utilizzarli in un paesaggio nebbioso che offusca la visuale e permette soltanto l’ascolto. Una prova, anche questa una verifica che si rivela impossibile ma non per questo meno necessaria, come nei disegni della serie Tornado (Tornado, 2016. Due disegni a grafite, carboncino, pigmenti su carta Kozo) ispirata alle trombe d’aria, altro fenomeno naturale maestoso e di brevissima durata che viene ricreato sulla carta e riproposto concettualmente da una scultura in lamiera dove lo spettatore potrà accostare l’orecchio nella torsione della tromba nel tentativo di ‘sentire’ il cielo.
La tensione verso l’infinito è rimandata dalle tre immagini proiettate che compongono Laser (Laser, 2016, due diapositive e proiettori mono slide scattate nell’Osservatorio Cileno), dove il segno astratto di un laser sonda la volta celeste notturna verso un punto in una lontananza siderale.
L’impossibilità dello sguardo e della visione è il punto di partenza di Francesco Pedrini per aprire una possibilità conoscitiva che permetta di accedere all’essenza delle cose.
Solo ascoltando vediamo davvero e, se sappiamo ascoltare, non ci è negato nemmeno l’invisibile.
Francesco Pedrini (Bergamo, 1973). Diplomato all’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo. Laurea magistrale allo IUAV di Venezia. Dal 2008 è docente di Disegno all’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo. Ha esposto in mostre personali alla Galleria Martano di Torno, alla Facultad de Derecho de la Universidad di Buenos Aires, al Tirana Institute for Contemporary Art e in collettive in numerose gallerie e istituzioni tra cui Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Palazzo Ducale di Sassari, Biennale di Venezia (2003 e 2011).