L’ombra degli Etruschi

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO DI PALAZZO PRETORIO
Piazza del Comune, 1 , Prato, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

19 marzo 2016 | 30 giugno 2016 Aperto tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo) con orario continuato dalle 10.30 alle 18.30. Chiuso per la festività di Natale. La biglietteria chiude alle 18

Vernissage
16/03/2016

ore 11 su invito

Biglietti

4 euro

Patrocini

Progetto scientifico e percorso espositivo a cura di Giuseppina Carlotta Cianferoni (Polo Museale della Toscana), Paola Perazzi, Gabriella Poggesi e Susanna Sarti (Soprintendenza Archeologia della Toscana), in collaborazione con Rita Iacopino
Progetto di allestimento a cura di Francesco Procopio

Promosso dal Comune di Prato - Museo di Palazzo Pretorio, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Soprintendenza Archeologia della Toscana, in collaborazione con il Polo Museale della Toscana (Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Villa Medicea di Cerreto Guidi)

Curatori
Giuseppina Carlotta Cianferoni, Paola Perazzi, Gabriella Poggesi, Susanna Sarti
Generi
archeologia

Una produzione unica. Oltre trenta preziosi reperti, alcuni mai visti, una produzione di pregio tra cippi, stele e bronzetti per raccontare una storia ricca di suggestioni, che ricostruisce le lontane radici culturali di quest’area della Toscana passando per Prato con la città di Gonfienti.

Comunicato stampa

Un tesoro archeologico tutto da scoprire da Fiesole ad Artimino, passando per Gonfienti. La storia di Prato affonda le radici nella civiltà etrusca e il Museo di Palazzo Pretorio, cuore del patrimonio culturale cittadino, intende riannodarne i fili dedicando un’interessante mostra alle popolazioni etrusche stanziate a Nord del fiume Arno, lungo la direttrice della piana di Firenze-Prato-Pistoia, del Mugello/Val di Sieve e del Montalbano.
La mostra, intitolata “L’ombra degli Etruschi. Simboli di un popolo fra pianura e collina”, allestita negli spazi a piano terra del Museo pratese, è in programma dal 19 marzo al 30 giugno 2016.

Una produzione unica. Oltre trenta preziosi reperti, alcuni mai visti, una produzione di pregio tra cippi, stele e bronzetti per raccontare una storia ricca di suggestioni, che ricostruisce le lontane radici culturali di quest’area della Toscana passando per Prato con la città di Gonfienti.
In mostra dieci bronzetti e 24 monumenti in pietra (cippi e stele) decorati a rilievo, appartenenti a famiglie gentilizie che ponevano sulle proprie tombe l’immagine di se stesse, quella che volevano trasmettere all’esterno. Si tratta delle “pietre fiesolane”, una delle produzioni che meglio caratterizzano un’ampia porzione di territorio fra pianura e collina dal Mugello alla Val di Sieve, dall’area fiorentina e fiesolana fino a quella pratese e pistoiese. Merito della mostra “L’ombra degli Etruschi” è quello di saper cogliere in modo unitario e omogeneo il significato di questa produzione eccellente, dai risvolti sacri e connessi al mondo dell’oltretomba, riunendo per la prima volta in una sede unica i pezzi più pregiati in funzione della loro rappresentatività sul territorio.

Il percorso espositivo. Due le sezioni in cui è suddivisa la mostra: la prima (Figure di bronzo) è dedicata all’universo del sacro, riconducibile all’area dove nel VI secolo A.C. venne fondata la nuova città di Gonfienti, testimoniata da figure di devoti in bronzo e dalle raffigurazioni presenti su un’importante kylix (coppa) attica a figure rosse, attribuita al celebre pittore ateniese Douris. La maggior parte del bronzetti votivi proviene da collezione privata, oltre a un inedito che arriva dagli scavi di Gonfienti (area Interporto) e mai esposto finora. Questi manufatti, destinati a un ceto medio “allargato” piuttosto che all’aristocrazia etrusca, venivano prodotti in loco e rappresentavano la dedica dell’offerente alla divinità. Due esemplari si distinguono per l’alta qualità artistica e per la ricchezza dei dettagli: l’Offerente di Pizzidimonte conservato al British Museum di Londra dalla fine dell’Ottocento, di cui si espone una riproduzione e il giovane nudo, forse proveniente dalla stessa area, facente parte delle collezioni più antiche del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

La seconda sezione (Figure di pietra) mira a far conoscere la produzione delle “pietre fiesolane” come parte integrante dei tumuli sacri che costellavano le grandi vie di comunicazione fluviali e terrestri lungo il corso dell’Arno e dei suoi affluenti. Terre di viaggio e luoghi sacri per gli Etruschi che non di rado si fermavano lungo il cammino per pregare. La mostra è accompagnata da un catalogo (edito da Edifir – Edizioni Firenze) in cui per la prima volta viene pubblicato l’intero repertorio aggiornato delle “pietre fiesolane” (circa cinquanta esemplari) con le ultime scoperte; è l’occasione per approfondire i temi della distribuzione sul territorio, dell’iconografia e della storia degli studi, delle iscrizioni e dei collegamenti culturali.
Preziosa la collaborazione dell’etruscologo Adriano Maggiani sulle iscrizioni etrusche presenti sulle pietre e dell’archeologo Gregory Warden per una nuova scoperta dall’area di Dicomano. I monumenti sepolcrali esposti provengono in buona parte dalle collezioni del Museo Archeologico di Firenze (ad esempio lo straordinario cippo di Settimello o la stele di via di Camporella) oltreché dal Museo di Casa Buonarroti (stele di Larth Ninie), dal Museo Archeologico di Artimino, dal Museo di Fiesole, dal Museo di Dicomano e dalla Villa Medicea di Cerreto Guidi. Presenti anche alcuni esemplari cortesemente prestati da privati.

L’allestimento. Un gioco di luci e ombre per esaltare il nucleo dei materiali pratesi (bronzetti e coppa attica) e il profilo austero ed elegante delle “pietre fiesolane”: l’allestimento della mostra a piano terra del Museo, curato dall’architetto Francesco Procopio, punta a catturare l’attenzione del visitatore evocando suggestioni di altre epoche. Visitatore che saprà orientarsi meglio in questo viaggio nel tempo e nello spazio grazie una gigantesca mappa dispiegata negli spazi espositivi che servirà a individuare la collocazione geografica dei reperti, ricostruendo al tempo stesso i principali collegamenti etruschi.