Cesare Fabbri – Giro di Boa
La mostra fotografica Giro di Boa del fotografo ravennate Cesare Fabbri è l’esito del percorso di ricerca svolto durante la sua residenza a Rad’art e conclude l’iter, durato due anni, del workshop fotografico ConCorso inContro e relativo perCorso espositivo.
Comunicato stampa
La mostra fotografica Giro di Boa del fotografo ravennate Cesare Fabbri è l’esito del percorso di ricerca svolto durante la sua residenza a Rad'art e conclude l’iter, durato due anni, del workshop fotografico ConCorso inContro e relativo perCorso espositivo.
L’idea è stata quella di utilizzare una tecnologia antica come il lampo di magnesio, per realizzare paesaggi notturni in zone prive d’illuminazione artificiale.
I luoghi da fotografare sono stati individuati in esplorazioni tra i crinali e la vallata del torrente Borello.
Il primo a sperimentare delle torce al magnesio applicate in fotografia è stato Nadar, che nel 1860 è riuscito a fotografare le catacombe e i cunicoli fognari di Parigi. Qualche anno più tardi ( 1868 ), Timothy O’Sullivan ha impiegato lo stesso dispositivo per riprendere gli interni delle miniere in Nevada, realizzando quelle che potrebbero essere considerate tra le prime istantanee della storia della fotografia.
Alla fine del secolo XIX il lampo di magnesio viene gradualmente sostituito dal flash elettromagnetico, ma per alcune riprese, soprattutto nei campi scientifici o militari, che necessitano di grandi quantità di lumen, si ricorre ancora a torce illuminanti o esplosioni controllate per l’esposizione dei materiali sensibili.
Ad esempio, alla fine degli anni 20, il biologo marino William Longley assieme al fotografo del National Geographic Charles Martin mettono a punto un sistema di lampi galleggianti per realizzare le prime fotografie subacquee a colori.
Oppure l’Aereonautica Militare Statunitense che per testare dei materiali fotografici prova con un bombardiere B -17 a sganciare su Manhattan dieci cariche luminescenti in successione.