Francesco Tricarico – Da chi non te lo aspetti
Inaugura al Jamaica una mostra d’arte contemporanea e le opere sono realizzate “da chi non te lo aspetti”: l’artista è infatti Francesco Tricarico, già noto al pubblico nella sua veste di cantautore; dipinge da prima ancora di cantare e di sé dice: “non ho mai smesso di dipingere”.
Comunicato stampa
Inaugura al Jamaica una mostra d’arte contemporanea e le opere sono realizzate “da chi non te lo aspetti”: l’artista è infatti Francesco Tricarico, già noto al pubblico nella sua veste di cantautore; dipinge da prima ancora di cantare e di sé dice: “non ho mai smesso di dipingere”. In mostra l’ultimissima sua produzione, sia su tela che su carta.
Il suo universo poetico è interpretato dalle parole del curatore, Alberto Mattia Martini.
Chissà per quali strane coincidenze la vita si nutre quotidianamente del confine labile tra il volere determinato e l’imprevedibile, tra l’aspirazione congiunta al disegno della predestinazione e la pura contingenza non controllabile: quell’inaspettato che ti coglie di sorpresa, ti incanta per condurti nel tormento, che poi quando meno te lo aspetti ti rapisce concedendoti di vagare nel puro empireo del’immaginazione.
Non esiste una possibilità senza che prima non ci sia l’assenza, il tormento, l’introiezione; solo dopo l’apnea possiamo tornare a respirare e questo Francesco Tricarico lo sa, lo vive, lo accoglie, lo assorbe, per poi strapparlo a se stesso, rielaborarlo e trasformarlo in quell’istante di aritmia in mezzo all’ordinario: l’Arte.
Non importa se cantata o dipinta, ciò che conta è la condizione che non ti aspetti, l’impulso che esige il sogno e si fa racconto, come avviene all’interno delle opere di Tricarico, dove il mondo si apre ad una moltitudine di elementi, creature, segni, geometrie, simboli, metafore, animali reali o fantastici, giochi, tutti volutamente costituiti da una condizione in continuo divenire, del significato e del significante che evolvono nella voce della creazione artistica.
Un linguaggio essenziale, volutamente stilizzato, che si compone e si disgrega per poi nuovamente delinearsi, rinnovandosi continuamente in un microcosmo primordiale, ancestrale, che fa riferimento ad un universo fiabesco, a complesse strutture geometriche ma al contempo in simbiosi con l’attuale che possediamo e dal quale veniamo posseduti.
Francesco Tricarico sembra quindi volerci comunicare che esiste un luogo dove tutto è possibile, dove ogni essere non muta la pelle, non risolve le proprie contraddizioni, non supera radicalmente la sua natura intrinseca; ma è un territorio che non ti aspetti, dove esiste qualcosa di preesistente all’esistenza, di irreale, tuttavia più vero della realtà medesima, che ci consente di esistere, non illudendoci anzi restituendoci a noi stessi.