Christoph Radl – Design Kaput
Christoph Radl lancia a Milano Mystery Chair una sedia dell’Ikea firmata da Ola Wihlborg, sulla quale Radl ha fatto dipingere testi di canzoni che hanno a che fare con il sedere, elemento essenziale del corpo umano nell’uso di una sedia…
Comunicato stampa
Christoph Radl lancia a Milano Mystery Chair una sedia dell’Ikea firmata da Ola Wihlborg, sulla quale Radl ha fatto dipingere testi di canzoni che hanno a che fare con il sedere, elemento essenziale del corpo umano nell’uso di una sedia… Apparentemente super popolare l’operazione di Radl nasconde riferimenti sofisticati e antichi.
I testi scritti a mano rimandano ai monaci amanuensi che prima di Guntenberg scrivevano i testi miniati medioevali. La sedia prodotta in serie e a basso costo è resa preziosa da l’intervento grafico manuale e quasi pittorico che rimanda anche all’arte di artisti come Lawrence Weiner, Christopher Wool or Glenn Ligon .
Ma la sedia di Radl è soprattutto un omaggio alla fisicità delle parole e della musica, ammiccando alla mitica canzone del 1953 di Junior Parker resa immortale da Elvis Presley nel 1955.
Il mistero della normalità che trasforma e rende invisibile il design in un epoca dove gli oggetti non devono più occupare lo spazio ma farne parte, cosi come le canzoni e la loro musica ci circondano diventando anche loro spazi invisibili ma reali.
Mystery Chair è una provocazione lirica che introduce l’idea del “useless design” in un periodo della nostra storia dove le forme sono obbligate a lasciare spazio alle parole, twitter , e alle immagini , Instagram
La sedia è l’elemento centrale, la molecola essenziale di tutta la presentazione di Radl nello spazio di Luisa delle Piane. Anche se tutta l’installazione è costruita in modo particolarmente coinvolgente mirando quasi a rendere marginale la sedia stessa. Infatti si potrebbe pensare che il personaggio principale, il protagonista, sia il tavolo di Jean Prouvè prodotto da Vitra , sulla cui superficie è pure manualmente dipinto un testo sulla dieta e sul cibo.
In realtà il tavolo è un semplice espediente, il MacGuffin del progetto , in parole povere in questo caso un vero “object prouvè” J.
Il vero succo che sta alla base della ricerca portata avanti negli ultimi anni da Christoph Radl e della sua riflessione sul “useless design “, che vede nella “Mystery Chair” uno dei primi , sorprendenti, risultati , è quella di una realtà dove il design concreto e funzionale tende sempre di più a scomparire, sostituito da quelle che potremmo descrivere come una serie di continue dissolvenze incrociate fra immagini , linguaggio, parole e oggetti fra i quali non è più possibile trovare o scoprire una vera gerarchia.
Con “Mystery Chair “ Radl introduce quello che potremmo definire il design della comunicazione sociale. Una parola è tanto funzionale oggi ed efficace quanto un oggetto.In un mondo di Distratti Concentrati pochi di noi portano attenzione alle cose che usiamo, intenti a interpretare , a scrivere o a guardare le cose che ascoltiamo , diciamo, riceviamo.
“Mystery Chair” potrebbe essere sopranominata la “Social Sedia”, un oggetto messaggio o un messaggio da usare.
Circondati da un panorama di parole che ricoprono i muri su quali il testo è ora leggibile ora illeggibile a seconda della nostra disponibilità a farlo, tavolo e sedie si rincorrono come il remake aggiornato di una scena di Alice nel Paese delle Meraviglie dove la poverina si ritrova per chissà quale motivo in un mondo dove le cose diventano parole facendo il solletico al nostro sedere quando vogliamo riposarci sedendosi su di loro .
Christoph Radl con la calma di chi ne ha viste nel mondo del design e della grafica più di cotte e di crude di Levi Strauss vuole suggerirci, non avendo tutti noi più il tempo di ascoltare, di usare le parole almeno per riposare.
“Mystery Chair” introduce il linguaggio mimetico, the lyric camouflage.
Secondo Radl oggetti e parole, diventati entrambi inutili possono ritrovare la loro ragione di esistere e funzionare, nascondendosi a vicenda in un gioco continuo, letteralmente in questo caso, di musical chairs.
Febbraio 2016
Francesco Bonami