Scaccomatto in otto mosse
Scaccomatto è una partita giocata tra i volumi, le tracce, i segni e i supporti dei lavori, due per ogni artista, che illustrano la cifra stilistica di ciascuno attraverso colori, forme, superfici, tecniche e materiali eterogenei.
Comunicato stampa
Gli scacchi, come l'amore e la musica,
hanno il potere di rendere gli uomini felici.
(Siegbert Tarrasch, scacchista tedesco)
Otto, dal latino octo, è tra i simboli più antichi, è un numero considerato sacro, rappresenta la quantità innumerevole, l’emblema dell’infinito. Energia, spiritualità, equilibrio, otto sono le forze della natura.
Com’è anche negli scacchi, otto sono i pedoni che Italo Bergantini e Gaia Conti muovono sullo scacchiere della Romberg Arte Contemporanea.
Si gioca con il numero di una mitologia simbolica dove gli scacchi rappresentano una estensione ludica del tempo che si concretizza in un excursus di lavori che dagli anni ’70 arriva fino ai giorni nostri.
Ci si riappropria del contatto con la matericità astratta con le opere di personalità storicamente legate alla galleria e di alcune nuove proposte.
Scaccomatto è una partita giocata tra i volumi, le tracce, i segni e i supporti dei lavori, due per ogni artista, che illustrano la cifra stilistica di ciascuno attraverso colori, forme, superfici, tecniche e materiali eterogenei.
L’esposizione svela le stratificazioni controllate e sintetizzate dall’accompagnamento gestuale di Giorgio Galli, le sciabolate di colore di Franco Marrocco in grado di trasfigurare il movimento in segno, le vibrazioni del supporto cartaceo evocate da Vincenzo Pennacchi, le poesie bidimensionali di Giuseppe Graneris che dialogano intimamente tra estetica e contenuto. E ancora Toru Hamada con la sua eleganza formale e i raffinati accordi cromatici, Gino Baffo e la maestria nel rendere contenuto il supporto, il tocco leggero di Luigi Menichelli nella resa dinamica del colore dei processi narrativi, e infine le acute variazioni cromatiche e la tensione vitale del gesto di Claudio Marini.
Ognuno di loro rende percettibile la propria idea interiore esteriorizzandola in una forma di grande impatto emozionale e sintetizzando a livello espressivo il sentire in un equilibrio perfetto.
Il gioco è un’arte e l’arte è un gioco delle parti. Giocatori e pedoni. Una dialettica incessante in un mondo sospeso tra le infinite dimensioni delle realtà, ricco di suggestioni visionarie. La sfida non ha importanza, emergono il conscio e l’inconscio, le luci calano e “ [..] Quando i giocatori se ne saranno andati, quando anche il tempo li avrà consumati, - Jorge Luis Borges in versi nella poesia Ajedrez (Scacchi) - continuerà ancora ad officiarsi il rito [..]” sul tavolato a scacchiera del nostro infinito.
ROOMBERG PROJECT SPACE di ROMBERG
04100 Latina - Viale Le Corbusier 39 | Grattacielo Baccari - piano terra
Orari di galleria: Martedì - Sabato 16 – 19.30 | Lunedì e mattina solo su appuntamento
T +39 0773 604788 - M +39 334 710 5049 | www.romberg.it - [email protected]
Scaccomatto in otto mosse
Check mate in eight moves
curated by Italo Bergantini and Gaia Conti
9th April / 8th May 2016
Opening
Saturday 9th april 2016 at 19
Gino Baffo_Giorgio Galli_Giuseppe Graneris_Toru Hamada_Claudio Marini_Franco Marrocco_Luigi Menichelli_Vincenzo Pennacchi_
Chess, like love and music,
have the power to make humankind happy.
(Siegbert Tarrasch, deutsche chess player)
Eight, from the Latin word octo, is one of the oldest symbols. It is considered a sacred number, and represents the numberless quantity, the emblem of the infinite. Energy, spirituality, balance - eight are the natural forces.
As it is in chess, eight are the pawns that Italo Bergantini and Gaia Conti drop on the chessboard of Romberg Contemporary Art.
The game revolves around the number of a symbolical mythology where chess represent a playful extension of the time that is realized in an excursus of works from the 70s to nowadays. The contact with abstract materiality is regained throughout the works of both historical personalities linked to the gallery and new proposals.
Check mate is a game played among the volumes, the tracks, the signs and the supports of works, two per artist, which show the stylistic signature of each through heterogeneous colors, shapes, textures, techniques and materials.
The exhibition reveals Giorgio Galli’s controlled layers synthesized in his gestural movement, the slashes of color by Franco Marrocco that can transform the action into a sign, paper’s vibrations evoked by Vincenzo Pennacchi, the bidimensional poems of Giuseppe Graneris that intimately communicate between aesthetic and content.
And yet Toru Hamada with his formal elegance and sophisticated chromatic chords, Gino Baffo and his mastery in making the content the support, Luigi Menichelli’s delicate touch in color’s dynamically delivery of the narrative processes, and finally the sharp chromatic variations and vital tension of the gesture of Claudio Marini.
Each of them makes visible his own inner idea by pushing it out in a form of great emotional impact and by conveying specific feelings in a perfect balance.
Play is an art, and art is a role play. Players and pawns. An endless dialectic in a world hanging among the unlimited extension of reality, full of visionary ideas. Challenge is unimportant, the conscious and the unconscious arise, the lights lower and “[..]Once the players have finally left, Once time has devoured them - Jorge Luis Borges in verse in the poem Ajedrez (Chess) - Surely the ritual will not have ended [..]” on the checkered table of our infinity.