Claudia Losi – How do I imagine being there?
Che linguaggio usare per raccontare un luogo? Questa è la domanda centrale nel progetto di Claudia Losi. Come percepiamo i luoghi significa anche come costruiamo pensieri. Quella di Losi è una peculiare cronaca di viaggio che si trasforma in coscienza del viaggio.
Comunicato stampa
“Ogni organismo vivente percepisce del mondo solo ciò che che gli serve per agire” (C. Losi)
Che linguaggio usare per raccontare un luogo? Questa è la domanda iniziale e centrale nel progetto di Claudia Losi.
Come percepiamo i luoghi significa anche come costruiamo pensieri: le riflessioni sottese ed evocate dalle opere in mostra partono dal tema dell’immaginario individuale e collettivo; percepiamo, immagazziniamo esperienze per poi “rimetterle al mondo” in differenti e soggettive costellazioni.
Quella di Claudia Losi è una peculiare cronaca di viaggio che si trasforma in coscienza del viaggio. Prende avvio da un reale “attraversamento” delle isole di S.ta Kilda nel 2012 per poi spostarsi nel terreno della mente, approdando alla costruzione di nuove mappe.
Esperienze di relazioni fisiche con un territorio, di emozioni, di sensazioni, si trasformano in tracce mnemoniche, generatrici di nuove visioni, di artefatti che l’artista produce dopo un periodo di sedimentazione.
Progetto dedicato alla memoria, ai suoi meccanismi di funzionamento nella trasformazione dell’esperienza reale in cui viaggio e paesaggio circostante – che costituiscono un incipit e al contempo una meta – sono capaci di innescare esplorazioni sinestesiche, associazioni visive, percorsi dagli esiti talvolta imprevedibili quanto inaspettati per la stessa artista. Ma, al contempo, progetto focalizzato sul futuro possibile, sull’idea di andare coraggiosamente oltre nell’affrontare nuove mete che da luoghi reali divengono luoghi della mente.
Così, a fianco, scorre l’ineludibile necessità di riflettere sui possibili modelli di lettura dello stesso paesaggio, sui possibili “sistemi osservativi del mondo che ci circonda” (come li definisce l’artista) che, di nuovo, non offrono risposte definitive, ma creano nuovi approdi all’ “arcipelago-mondo”.
La mostra si presenta come un itinerario attraverso una topografia di artefatti reali, materici che – come una dispensa che si offre al nostro sguardo – ci conducono dentro un “arcipelago di pensieri”.
Le pietre-pegno riportate da luoghi visitati si affiancano a isolari e portolani disegnati dall’artista a matita e acquerello sulle pareti delle sale espositive. Le foto, che documentano il viaggio alle isole di S.ta Kilda, si accompagnano a oggetti, vetri, collage e fusioni in bronzo di micro paesaggi fossili. Un grande ricamo del Polo Nord, ripreso dalla rappresentazione immaginifica di Athanasius Kircher, dialoga con un quaderno che accoglie mani/uccello ritagliate su fogli dall’artista. Oggetti d’uso, parzialmente schiacciati e deformati, inglobati da forme vegetali – che ricordano la quotidianità domestica, ma di cui non portano più memoria – occhieggiano a reperti fossili della raccolta archeologica ed etnografica del Museo Spallanzani della città.
Scritture e immagini procedono in parallelo nel progetto di Claudia Losi. A fianco della mostra, organicamente connesso, il volume dal titolo omonimo, pubblicato da Humboldt in collaborazione con Collezione Maramotti, raccoglie visioni e contributi di pensiero, oltre che della stessa artista, di Matteo Meschiari, Christopher Collins, Fabio Pupin, Giorgio Vallortigara, Carlo Maiolini, Michele Guerra, Paolo Ossola, Isabella Pezzini, Marco Ciriello, Hamish Fulton.
8 maggio – 16 ottobre 2016
La mostra è organizzata in occasione del festival Fotografia Europea 2016.
Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: dall’1 al 25 agosto
Private view su invito: 7 maggio 2016, alle ore 18.00, alla presenza dell’artista.
In occasione della private view, alle ore 17.00, si terrà una conversazione dal titolo La Terra immaginata fra Claudia Losi e Matteo Meschiari, professore associato in Geografia all’Università di Palermo.
Due sguardi, due percorsi di ricerca che da tempo intrattengono uno scambio sull’immaginario terrestre. L'invenzione della terra non è un processo culturale recente, ma risale a un passato ancestrale quando, ancor prima di Homo Sapiens, i nostri antenati esploravano, studiavano e immaginavano i propri ecosistemi di vita. Terre e animali, migrazioni e strategie di sopravvivenza: un viaggio a ritroso nella mente paesaggistica dell’uomo.
La partecipazione alla conversazione è gratuita e su prenotazione, fino a esaurimento posti.