Luigi Boille – Il segno infinito
Romano d’adozione, Luigi Boille, protagonista tra i maggiori dell’Informale europeo, era pordenonese di nascita ed è la sua città d’origine a volergli dedicare la prima grande retrospettiva a pochi mesi dalla sua scomparsa.
Comunicato stampa
È stato uno dei protagonisti europei dell’Informale
Pordenone lo ricorda a pochi mesi dalla scomparsa
Romano d’adozione, Luigi Boille, protagonista tra i maggiori dell’Informale europeo, era pordenonese di nascita ed è la sua città d’origine a volergli dedicare la prima grande retrospettiva a pochi mesi dalla sua scomparsa.
Un'ampia e attenta selezione di sue opere, oltre 140 - quasi tutte concesse in prestito dall’Archivio Luigi Boille di Roma - sarà esposta dal 16 aprile al 2 ottobre alla Galleria d'arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato (PArCo) di Pordenone, per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune friulano. La mostra è curata da Silvia Pegoraro.
Boille è “l'artista che piegò l'Informale a una scrittura calligrafica e che mai si discostò dalla pittura purissima”, annotò Arianna Di Genova in un articolo pubblicato all’indomani della sua scomparsa.
Di lui sottolinea “la pittura seminale alla Michaux, i filamenti di colore che intersecano la superficie e procedono oltre, spinti da forze centrifughe misteriose. E ancora, il guizzo gestuale che riporta tracce, orme, percorsi iniziatici, traiettorie solo in apparenza caotiche ma ben 'sistemate' dentro un processo creativo che opera per via di addizioni materiche e non di sottrazioni, riempiendo ogni vuoto”.
Come ha scritto Giulio Carlo Argan, il segno di Boille “svolgendosi e modulandosi come pura frase pittorica, realizza e comunica uno stato dell’essere, di immunità o distacco o contemplazione“. E fu proprio Argan ad andare a scovarlo nel suo studio parigino, per ricondurlo in Italia, attraverso una serie di rassegne sempre più fitte.
Allontanatosi da Pordenone, dove era nato nel 1926, Boille si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea anche in Architettura. Salvo uscirne a scoprire l’Europa. Dopo un soggiorno in Olanda, nel 1951 sceglie Parigi dove resterà per 16 anni.
Informale per scelta e per istinto, vicino alle esperienze francesi di quegli anni, Boille si avvicina al gruppo della Jeune Ecole de Paris, con cui espone in numerose collettive in Francia e in Italia. È di questi anni la sua partecipazione a importanti mostre come l'International Festival Osaka-Tokyo con il gruppo Gutai, a cura di Michel Tapié, La Jeune Ecole de Paris II, a cura di Pierre Restany, e Nuove tendenze dell’arte italiana, a cura di Lionello Venturi, partita dalla Rome-New York Art Foundation di Roma nel 1958 e poi approdata in altre sedi prestigiose. È Michel Tapié che lo accompagna nelle sue ricerche sull’Art autre, apprezza di Boille il dinamismo e l’irrazionalismo permeati da un rigore formale.
Nel 1964 Luigi Boille è invitato da Lawrence Alloway a rappresentare l’Italia, insieme a Capogrossi, Castellani e Fontana, al Guggenheim International Award di New York.
Il 1964 è anche l’anno della visita di Giulio Carlo Argan nel suo studio parigino, che portò al rientro dell’artista a Roma e al formarsi di un sodalizio che condusse Boille alla Quadriennale e nel, 1966, alla Biennale di Venezia.
Le innumerevoli mostre personali e collettive a cui ha partecipato in tutta Europa e nel mondo tracciano un profilo di Boille che è quello di uno dei maestri storici della pittura astratto-informale europea, la cui ricerca è sempre originale e stimolante, ma anche fedele a una cifra stilistica ben precisa ed inconfondibile. Come emerge anche dalle parole del critico francese Pierre Restany, che per molti decenni ha seguito il lavoro del pittore italiano:
“Boille è l’eroe di un’avventura organica, unitaria, gelosa della sua individualità. (…) il mistero di questa creazione si collega alle leggi segrete che regolano la vita stessa dell’universo. In questa pittura che non ha paura di smarrirsi né di perdersi, l’osservatore ispirato potrà avvertire il richiamo o il passaggio delle forze oscure che animano il mondo. Tali sensazioni sono rare. Più rare ancora sono le opere che ce ne danno il pretesto.”
Questa grande mostra retrospettiva di Pordenone si propone come un percorso significativo attraverso l’arte di Luigi Boille: 65 anni di ricerca - dal 1950 al 2015, anno della scomparsa dell’artista – testimoniati da oltre 140 opere (olii e tecniche miste su tela, tempere, grafiche). Tra di esse, molti i lavori inediti o esposti solo in mostre internazionali in anni lontani, e da allora non più visibili, come la grande tela Empreinte structure, realizzata per l’ormai mitico International Festival Osaka/Tokyo del 1958, a cura di Michel Tapié e Jiro Yoshihara.