Pierpaolo Rovero – L’infinito limitato delle cose
La mostra propone una selezione di circa trenta opere realizzate a partire dal 2007 in cui lo sguardo di Rovero si immerge nella materialità delle cose, oggetti che tutti i giorni ci circondano e che sono alla base della nostra esistenza: pentole, libri, vestiti, scale, finestre.
Comunicato stampa
Fondazione Peano apre la propria stagione espositiva 2016 con un'esposizione dedicata ad un giovane ed eclettico artista torinese: Pierpaolo Rovero.
La mostra, a cura di Guido Curto, viene inaugurata sabato 16 aprile e propone una selezione di circa trenta opere realizzate a partire dal 2007 in cui lo sguardo di Rovero si immerge nella materialità delle cose, oggetti che tutti i giorni ci circondano e che sono alla base della nostra esistenza: pentole, libri, vestiti, scale, finestre.
Nelle cose si depositano idee, affetti, valori e simboli portatori di vita autonoma. Nei quadri di Rovero gli elementi si muovono, si accumulano, si pongono non solo gli uni accanto agli altri, ma anche gli uni dentro gli altri. In questo modo, spiega l'artista,“all'interno di una singola inquadratura si manifesta sempre un'illimitata possibilità di altre inquadrature: finestre, vignette e riquadri permettono di far convivere quante immagini si vuole nello stesso quadro. Il risultato è un labirinto visivo dove non ci si perde mai. Ogni cosa appare come veramente è: infinita.”
Viene poi presentata, per la prima volta, una serie di opere tratte dalla sua ultima produzione: “Imagine all the people”. In questi quadri le città diventano palcoscenico, contenitori scenografici in cui gli individui mettono in scena la loro vita privata. Basta guardare singolarmente ogni finestra per accorgersi della presenza di tanti esseri umani impegnati in una stessa attività: leggere un libro o suonare uno strumento musicale. Tutti simili, tutti intimamente connessi, ma ciascuno con la propria individualità. Rovero gioca così su più livelli: i protagonisti di ogni opera sono sia le persone all'interno delle loro stanze sia il contesto urbano che fa da sfondo alle scene. Lo spettatore è catturato dalla curiosità del dirimpettaio che cerca di cogliere la storia che c'è dietro ad ogni finestra, la vita brulicante che è dietro al vetro. La finestra diventa un confine fragile tra l'interno e l'esterno, tra il rumore della città e la quiete della vita privata, luogo di attesa e di contemplazione dove sfera privata e pubblica si confondono. All'orizzonte le finestre diventano sempre più fitte, quasi tramutandosi in pixels che compongono e scompongono l'immagine, mentre la città appare come lo sfondo di un reale schermo di computer.