Yerbossyn Meldibekov – Project Seasons
L’arte di Meldibekov racconta le evoluzioni di un’identità culturale alla ricerca di stabilità: quella del suo paese d’origine.
Comunicato stampa
Il 14 aprile 2016 la Galleria Nina Due inaugura una nuova mostra personale dell’artista Erbossyn Meldibekov (Almaty, Kazakistan, 1964), Stagioni.
“In Asia Centrale i processi storici non seguono una progressione lineare, ma si muovono per cerchi concentrici che ripetono costantemente se stessi”: così Viktor Misiano introduce la ricerca artistica di Meldibekov ed è attraverso questo filtro che possiamo leggere Stagioni.
L’arte di Meldibekov racconta le evoluzioni di un’identità culturale alla ricerca di stabilità: quella del suo paese d’origine. Nasce da una serie di ricerche condotte dall’artista sulle radici del Kazakistan, dalle migrazioni nomadiche alle guerre sovietiche, alla vita quotidiana nell’Asia Centrale contemporanea. Al tempo stesso propone messaggi che non sono solo kazaki e uno sguardo sulle relazioni umane, il senso del potere e le molteplici forme di sottomissione che ci sorprende e ci colpisce per la sua originalità. Lo fa con voce chiara e diretta, solo a tratti ironica, attraverso lavori di scultura, fotografia e videoarte.
L’artista, combinando pezzi di pelle di animali, rocce, tessuti, pentole e immagini d’archivio, ha creato una nuova serie di installazioni che rappresentano le diverse Stagioni della storia kazaka. Tra queste, Transformer.
Negli ultimi 100 anni, al centro di una piccola piazza di Tashkent, Piazza Amir Timur (più conosciuto come Tamerlano), in Uzbekistan, sono apparsi uno dopo l’altro dieci diversi monumenti, dieci sculture, ognuna in rappresentanza del proprio tempo: il Generale russo Konstantin von Kaufman (1913), i Combattenti Rivoluzionari con falce e martello in stile costruttivista, il busto di Lenin e gli slogan sul Piano quinquennale, Stalin (ormai anni ’40), fino ad arrivare ai nuovi eroi contemporanei, che con spirito nazionalista sono chiamati ad incarnare l’identità di oggi dell’Asia Centrale. Tutti su un unico piedistallo. Transformer parla di questo, dell’alternarsi dei simboli e dei loro volti, ma è un’installazione che possiede la leggerezza, la poesia e le caratteristiche di un gioco, una sorta di monumento che si potrà costruire, distruggere e rifare in un “eterno ritorno” di simboli e magiche combinazioni tra la storia e l’identità nazionale.
Il cambiamento delle Stagioni umane, storiche ed emotive, si rifletterà concretamente in tutte le opere, che nel corso della mostra subiranno mutazioni formali attraverso l’intervento dello spettatore, osservatore e partecipe allo stesso tempo.