Francesco Paolo Michetti – La luce e il segno
La mostra “Michetti – La luce e il segno” presenta al pubblico un importante insieme di opere del maestro abruzzese, oltre ottanta, in cui è evidente il percorso dalla pittura di luce del primo periodo alla ricerca dell’essenza della forma tipico dell’ultimo.
Comunicato stampa
La mostra “Michetti - La luce e il segno” presenta al pubblico un importante insieme di opere del maestro abruzzese, oltre ottanta, in cui è evidente il percorso dalla pittura di luce del primo periodo alla ricerca dell'essenza della forma tipico dell'ultimo. A rappresentare il Michetti giovanile è forse il suo quadro più importante La Processione del Corpus Domini a Chieti, mentre i passi successivi sono ben esplicati da un significativo nucleo di opere, in gran parte provenienti dal fondo ereditario dell'artista. Da sottolineare la presenza in mostra del Corpus Domini, dipinto presentato con clamore in occasione dell’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877 ed entrato a far parte in breve della prestigiosa collezione dell’Imperatore di Germania: senza dubbio è uno dei quadri più importanti e significativi del secondo Ottocento in Italia. Con quest'opera l’autore prendeva la leadership dell’emergente scuola partenopea e ne influenzava per un decennio gli orientamenti, con ripercussioni in tutte le scuole regionali. Michetti, omaggiato Domenico Morelli con il riferimento alla Madonna della Scala d'oro nella figura centrale e assimilata con acutezza la lezione giapponista di Mariano Fortuny, conquistò pubblico e critica, pur tra le inevitabili polemiche. E’ il critico d’arte, nonché pittore, Francesco Netti, ad individuare alla perfezione le qualità del dipinto: il “vero progresso” consisteva nell’eliminazione di quella “tinta-base” che “smorza”, “avvelena”, “ed abbassa insensibilmente tutta la intonazione del quadro”. Nell'opera predominano “i colori chiari e freddi” ad imitazione della pittura giapponese, che procede appunto per “toni locali ed interi” e con un comporre piatto che annulla la profondità prospettica. Ecco fondato, agli occhi di Netti, l’Impero del bianco, una nuova pittura di luce, esemplata sulla lezione di Fortuny, che rinnova di fatto la pittura italiana sulla scia del naturalismo internazionale. Allorché Michele Uda, altro scrittore d’arte di posizioni conservative, si scagliò contro la nuova tendenza pittorica accusandola di “intenzionismo” e di “impressionismo”, non si è lontani dalle celebri critiche lanciate da Louis Leory con l'articolo la “Mostra degli Impressionisti” pubblicato sul Charivari del 25 aprile del 1874. E questa operazione rivoluzionaria viene compiuta da Michetti nel Corpus Domini con una facilità - scriveva Netti che la difficoltà del creare in genere fa soffrire l'artista mentre al maestro abruzzese “fa godere” - che in questa occasione espositiva è nuovamente sotto gli occhi di tutti.