Da Giampietrino a Segantini. Dipinti della collezione Superti Furga
In mostra parte della preziosa collezione del professor Ferdinando Superti Furga, da lui destinata in futuro ai Musei Civici di Pavia.
Comunicato stampa
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia presenta la mostra Da Giampietrino a Segantini. Dipinti della collezione Superti Furga al Castello Visconteo di Pavia, che inaugura sabato 7 maggio 2016, alle ore 18, nella Sala Mostre del Castello Visconteo di Pavia.
L’esposizione, organizzata dai Musei Civici di Pavia in collaborazione con il professor Ferdinando Superti Furga, prosegue fino al 26 giugno 2016.
Siamo lieti di ospitare, presso le sale del nostro Castello, parte della preziosa collezione del professor Ferdinando Superti Furga, da lui destinata in futuro ai Musei Civici di Pavia. Si tratta di 24 dipinti realizzati da grandi maestri dell’arte italiana, come Giampietrino, Bernardo Strozzi, il Francia, fra Galgario, il Piccio, Segantini, che coprono l’arco temporale che va dalla fine del XV secolo agli albori del XX. La collezione è stata creata dal professor Ferdinando Superti Furga seguendo, come uniche linee guida, la passione per l’arte e l’entusiasmo per i capolavori dell’arte italiana. Voglio ringraziare a nome dell'Amministrazione il prof. Superti Furga per il grande gesto che ha voluto fare per la nostra città. Sarà emozionante immaginare questi capolavori come un patrimonio di arte e cultura che rimarrà di tutti i cittadini pavesi, dichiara Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia.
La mostra – la collezione:
Nelle sale del Castello Visconteo sono protagonisti 24 capolavori dell’arte italiana appartenenti alla vasta collezione del professor Ferdinando Superti Furga; si tratta di un piccola parte, circa un terzo della collezione, e rappresentano un’anteprima della raccolta che il collezionista ha destinato per intero ai Musei Civici di Pavia, e che andrà così ad ampliare, accanto alle collezioni già presenti in Castello, il ricco patrimonio dei Musei pavesi.
La collezione Superti Furga si concentra sulla pittura italiana tra la fine del XIV e l’inizio del XVI secolo, e non segue criteri precisi di raggruppamento se non la curiosità e la passione irrazionale del collezionista. “Non ho selezionato le opere secondo un movimento, un genere o un periodo – scrive Ferdinando Superti Furga nel catalogo che accompagna la mostra –, ma ho seguito l’idea della pittura in quanto modalità di espressione comunicativa, apprezzandola nel contesto generale dell’evolvere della storia. La mia è una collezione rapsodica, che abbraccia alcuni secoli dell’arte italiana secondo le scelte, più o meno razionali, di un collezionista mosso da passione ed entusiasmo, e attratto dall’altissimo livello dell’arte pittorica italiana nei secoli, capace di comunicare l’evolvere del pensiero e delle varie manifestazioni di cultura di una società in continuo dinamismo”.
Il percorso espositivo
Il periodo del Rinascimento lombardo è rappresentato nella mostra pavese dalla preziosa tempera su tavola di Ambrogio Bevilacqua (documentato a Milano dal 1481 al 1512) che raffigura l’“Andata al Calvario”, e rivela una forte influenza di Borgognone, nel clima rarefatto e nella calma contemplazione che anima l’opera.
Alla scuola lombarda di Leonardo da Vinci appartengono un gruppo di preziose tavole cinquecentesche: la “Sacra Famiglia” di Marco d’Oggiono (Oggiono 1470/75 – Milano 1524), la “Madonna con il Bambino” attribuita a Francesco Galli, detto Francesco Napoletano (Napoli, 1470 circa – Venezia 1501), una “Madonna con il Bambino” di Pseudo Francesco Napoletano, attivo a Milano agli inizi del XVI secolo, e il bellissimo “Ecce Homo con Madonna”, capolavoro di Giovanni Pietro Rizzoli, detto Giampietrino, attivo a Milano dal 1515 al 1540. L’opera rappresenta la prima redazione conosciuta di un “Cristo coronato di spine” in cui compaia anche la Vergine, il cui viso piangente, reminiscenza dell’arte fiamminga, è posto sul fondo secondo uno schema compositivo presente anche in un altro capolavoro di Giampietrino, il “Cristo portacroce” conservato nel Museo Diocesano di Milano. In entrambe le opere il Cristo ha le stesse mani nodose ed espressive e i medesimi capelli che ricadono in riccioli ai lati del viso.
Il percorso espositivo prosegue con tre olii su tavola appartenenti alla bottega di Francesco Raibolini, detto il Francia (Bologna, 1447 circa – 1517): “Madonna col Bambino e San Sebastiano”, “San Gerolamo nel deserto” e “Madonna col bambino”, attribuita a Giacomo Raibolini (1484 circa – 1557 circa). Insieme, sono protagoniste un “Cristo portacroce”, tavola di chiara ispirazione michelangiolesca, attribuita alla Bottega di Giorgio Vasari (1511 - 1574), e due opere della pittura cremonese del cinquecento; la prima è il “Cristo incoronato di spine”, tavola del celebre Giulio Campi (1507 - 1573); l’altra, un oltio su tela, è il ritratto di “Giovanni Battista Furga”, magistrato mantovano, realizzato da Anonimo cremonese – mantovano alla fine del XVI secolo.
Dalla civiltà della maniera ci si spinge verso il naturalismo, lo spirito tridentino propone la religiosità del cattolicesimo con un approccio realistico, e la funzione della pittura è rivalutata per trasmettere i misteri della fede alla massa dei fedeli. Sono due le tele che rappresentano in mostra questi ideali: il “Cristo davanti a Caifa” di Bernardo Strozzi (1581/82 - 1644), che nella contrapposizione di luci e ombre testimonia già un tentativo d’approccio al linguaggio caravaggesco, e “Amor Sacro e Amor Profano” di Giuseppe Danedi, detto il Montalto (1618 - 1688).
Si continua nei secoli, e si approda al Settecento con il “Riposo in Egitto” di Giovanni Paolo Panini (1692 - 1765), che ha uno sguardo attento e continuo alla classicità, e raffigura l’episodio evangelico in un contesto di antichità classica; e con due opere del celebre maestro bergamasco Vittore Ghislandi, detto fra Galgario (1655 - 1743): “Giovane pittore” e “Giovinetto artista”.
Il percorso si snoda poi attraverso il Romanticismo, la Scapigliatura e fino all’affermazione del Verismo, proponendo otto capolavori di altrettanto grandi maestri dell’arte italiana: “Salmace ed Ermafrodito” di Giovanni Carnovali, detto il Piccio (1804 - 1873); un “Autoritratto” di Federico Faruffini (1833 - 1869); il “Ritratto di Vincenzo Furga di Cherubino Cornienti (1816 - 1860); il “Ritratto dell’avvocato Piergiorgio Curti”, realizzato da Tranquillo Cremona (1837 - 1878); e il “Ritratto del pittore Achille Tominetti” eseguito da Daniele Ranzoni (1843 - 1899); la “Testa di ragazza” di Luigi Conconi (1852 - 1917); la “Testa di ragazza” di Leonardo Bazzano (1853 - 1937). A chiudere il percorso è “Decorazione di frutta” del maestro del divisionismo italiano, Giovanni Segantini.