Tomaso De Luca – Ein reiner Morgen in Amerika
In ein reiner Morgen in Amerika (un limpido mattino in America), Tomaso De Luca, (Verona, 1988), racconta dello spazio interstiziale delle epoche storiche e dei giorni, nel quale troviamo i fantasmi, gli ospiti scomodi, le presenze che non vorremmo vedere, ma con cui necessariamente dobbiamo fare i conti.
Comunicato stampa
In una famosa intervista con Larry McCaffery nell’estate del 1993, David Foster Wallace risponde all’ultima domanda del critico dicendo:
“Questi ultimi anni dell’era postmoderna mi sono sembrati un po’ come quando sei alle superiori e i tuoi genitori partono e tu organizzi una festa. Chiami tutti i tuoi amici e organizzi questo selvaggio, disgustoso, favoloso party, e per un po’ va benissimo, è sfrenato e liberatorio, l’autorità parentale se ne è andata, è spodestata, il gatto è via e i topi gozzovigliano nel dionisiaco. Ma poi il tempo passa e il party si fa sempre più chiassoso, e le droghe finiscono, e nessuno ha soldi per comprarne altre, e le cose cominciano a rompersi o rovesciarsi, e ci sono bruciature di sigaretta sul sofà, e tu sei il padrone di casa, è anche casa tua, così, pian piano, cominci a desiderare che i tuoi genitori tornino e ristabiliscano un po’ di ordine, cazzo… Non è una similitudine perfetta, ma è come mi sento, è come sento la mia generazione di scrittori e intellettuali o qualunque cosa siano, sento che sono le tre del mattino e il sofà è bruciacchiato e qualcuno ha vomitato nel portaombrelli e noi vorremmo che la baldoria finisse. L’opera di parricidio compiuta dai fondatori del postmoderno è stata importante, ma il parricidio genera orfani, e nessuna baldoria può compensare il fatto che gli scrittori della mia età sono stati orfani letterari negli anni della loro formazione. Stiamo sperando che i genitori tornino, e chiaramente questa voglia ci mette a disagio, voglio dire: c’è qualcosa che non va in noi? Cosa siamo, delle mezze seghe? Non sarà che abbiamo bisogno di autorità e paletti? E poi arriva il disagio più acuto, quando lentamente ci rendiamo conto che in realtà i genitori non torneranno più – e che noi dovremo essere i genitori.”
Se nel 1993 erano le tre del mattino, oggi con tutta probabilità sono le sei, e fuori sta già albeggiando. Nessuno degli ospiti se n’è ancora andato e il disastro si consuma sotto i nostri occhi inermi. L’a malinconia e l’ansia, in una strana oscillazione tra passato e futuro, ci inducono una leggera asfissia, e così ancora non ci fanno decidere se rimettere in ordine o abbandonarci al caos. Cominciamo a domandarci a cosa porti questa festa senza fine, Cosa dia questo caos che ci ha sopraffatti, o quale sia l’autorità che dobbiamo imporre nuovamente. Siamo obbligati a riconsiderare il nuovo stato delle cose, il rovesciamento rivoluzionario è avvenuto, ma cos’è andato storto? Il party di fantasmi e trickster di Foster Wallace finisce male: i princìpi modernisti, imponenti e ingombranti come i mobili di famiglia, vengono sfasciati e vandalizzati. Non ci siamo resi conto però, prima che il disastro accadesse, che nelle mani dei nostri ospiti indesiderati quei princìpi si sono trasformati in armi taglienti, pericolose, leggerissime e terribilmente vive.
In ein reiner Morgen in Amerika (un limpido mattino in America), Tomaso De Luca, (Verona, 1988), racconta dello spazio interstiziale delle epoche storiche e dei giorni, nel quale troviamo i fantasmi, gli ospiti scomodi, le presenze che non vorremmo vedere, ma con cui necessariamente dobbiamo fare i conti.
Apparentemente ferito e precario, il Modernismo marcito di ein reiner Morgen in Amerika dimostra ancora il suo potere sovversivo, il suo superamento delle polarità o delle categorizzazioni, la sua incapacità sostanziale e programmatica di essere “spiegato”, ridotto in parti semplici, poiché funziona solo in un insieme.
Le sculture, che portano ognuna il nome di una persona, come gli invitati a una festa, si insediano nello stanze, occupano la casa. Paiono una giungla di piante da appartamento, o un paesaggio complesso che si sviluppa nello spazio di un posacenere pieno, decidono di essere ciò-che-non-si-dovrebbe-essere.
Questo mattino, che ci trova terribilmente affaticati, applica la sua qualità di purificazione alle cose, le rende nitide, sorprendentemente chiare. Ci fa rendere conto che nulla è andato storto nella rivoluzione, la rivoluzione deve essere “storta” dal principio.
La serie di disegni in mostra sono ispirati ai testi di MODERNISSIMO - the party is over, so why do I still want to dance?, un progetto editoriale, a cura dell'artista stesso e che sarà presentato in occasione dell'apertura della mostra.
La fanzine raccoglie i testi di 10 contributors ognuno chiamato a riflettere sull'idea di party: André Romão (artista), Maxime Va Melkebeke (curatore), Fanny Gonnella (curatrice, Emanuele Mocarelli (artista), Anna Franceschini (artista), João Laia (curatore), Davide Savorani (artista), Francesco Urbano Ragazzi (curatore), Bernardo Jose De Souza (curatore), Tim Goossens (curatore).
Tomaso De Luca (Verona, 1988) graduated from NABA, Milan in Painting and Visual Art, selected solo exhibitions include: ein reiner Morgen in Amerika, Monitor, Rome; Frieze of the Intruder, Monitor Studio, New York (2015); SALOPP GESAGT SCHLAPP, Künstlerhaus Bremen (2014); An incomplete portrait of Anchises, Van Horbourg, Zürich (2013); Tropical Malady, IIC, Paris (2012); The Monument, Monitor, Rome (2012) and The Sleepers, MACRO, Rome (2010).
Selected group exhibitions include: The Man Who Sat On Himself, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin (2015); A Mão Negativa, Parque Lage, Rio de Janeiro (2015); Say It Loud, Monitor Studio, New York (2015); Milk Revolution, American Academy, Rome (2015); Non Siamo Mai Stati Moderni, SongEun, Seoul (2014); Sandy Island, Nomas Foundation, Rome (2013); Add Fire - Premio Furla, Ospedale degli Innocenti, Bologna (2013); Sotto la Strada la Spiaggia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin (2012); Les Monuments Invisibles, La Galerie, Centre d’Art Contemporain, Paris (2012) and Io,Tu,Lui,Lei,FondazioneBevilacqaLaMasa,Venice(2012).