Tommaso Cascella – Su dal mare
La mostra presenta 20 opere tra cui 15 dipinti, tra cui molti inediti ed alcuni pezzi significativi della sua versatile attività di “homo faber”: sedie zoomorfe, centrotavola e collages, a testimoniare la straordinaria vivacità creativa e “totalizzante” dell’opera di Tommaso Cascella.
Comunicato stampa
“Graffiti di oggi, di ieri, anzi….di domani” così il grande artista Pablo Echaurren definiva le opere di Tommaso Cascella paragonandole ai mirabili graffiti preistorici di Lescaux. Tavole, tele, carte, metalli tele, ferro, tutti supporti versatili che l’artista romano manipola con giocosa ma attenta maestrìa.
La mostra presenta 20 opere tra cui 15 dipinti, tra cui molti inediti ed alcuni pezzi significativi della sua versatile attività di “homo faber”: sedie zoomorfe, centrotavola e collages, a testimoniare la straordinaria vivacità creativa e “totalizzante” dell’opera di Tommaso Cascella.
Le opere di Cascella rivelano sempre un aspetto fortemente ludico, ironico che siano tele, sculture o complementi di arredo, che l’artista carica tuttavia di un significato profondamente e intimamente politico. E’ infatti la sua risposta all’aspetto necrofilo e pornografico che domina - afferma - l’arte contemporanea.
Una quieta vulcanica vita
Dietro un’apparente placida apatia, Cascella cela una grinta non comune nel suo fare arte. “Una quieta vulcanica vita” – parafrasando il titolo di una sua opera dai rossi intensi - che si traduce in una vivacità creativa impareggiabile.
Il suo studio di Bomarzo è quasi un “paese nel paese”: istallazioni, pigmenti, materiali i più diversi abitano questo luogo magico e raffinato. Non c’è dubbio che l’eredità plurigenerazionale che Cascella ha assorbito insieme ad una profonda cultura non solo artistica ma anche poetica e letteraria sia un elemento imprescindibile della sua produzione artistica.
Le sue opere nascono dal presupposto che esse vivono nello sguardo dell’osservatore e in questo percorso creativo entra in gioco il titolo. I titoli - infatti - sono parte integrante e indispensabile di questo “doppio salto mortale” che - nell’intento stesso dell’artista - deve spiazzare chi guarda. Spesso brani presi in prestito da poesie o testi letterari a lui cari, dai quali - di volta in volta - estrae le parole più adatte ad operare questo magico gioco di assonanze.
Scultura e pittura si rincorrono e si fondono nell’opera di Cascella. Le tele sono costruite su differenti piani visivi, apparenti o reali, trasposizioni tridimensionali, vere architetture simboliche cariche di significati universali. Architetture “sonore” in cui l’artista accorda i colori come fossero note. Spartiti complessi e attraenti in cui perdersi, tra sfumature, stesure velate e materiche che si rincorrono.
Lo studio dove Tommaso conserva decine di barattoli di pigmenti; come in un’officina alchemica Cascella crea i suoi colori: rossi, arancio, bianchi, grigi, ocra, e blu, azzurri intensi, carichi. Con un lento fare artigiano, Cascella costruisce le sue tele, superfici lisce di colore con stratificazioni di gesti, segni e inserti materici, ottenuti con colore misto a terre. Superfici che sembrano intonacate, eredità di certa pittura degli anni Sessanta - Tàpies e Afro in primis – ma anche manifesto del suo interesse per l’architettura e per il paesaggio urbano.
Nelle sue tele ricorrono dei segni, segni che si intrecciano e che sono diventati nel tempo una firma delle sue opere, un gesto che ha per l’artista “il valore di una carezza graffiata…una carezza sensuale […] la traccia invisibile che lo sguardo lascia sul corpo della persona amata”.
Pittura e scultura sono per Tommaso linguaggi naturali. Figlio, nipote di artisti, Tommaso assorbe naturalmente il mestiere d’artista. La manualità vera, l’iter lungo e dispettoso del fare, l’econonia stessa dell’opera. Per comprendere appieno l’opera di Tommaso non si può prescindere da questa energia mista a nostalgia che nasce dall’aver vissuto a fianco di grandi maestri. Dall’aver assistito da bambino “all’antico mestiere di famiglia” guardando l’attività del padre Pietro e dello zio Andrea nelle fornaci accanto al Vaticano.
Le sue tele sono architetture, le sculture disegni nello spazio. Tommaso lavora i diversi materiali; fare arte per lui come per tutti i veri artisti è una necessità e questa necessità la traspone in tutto ciò che lo circonda. Nella sua casa-studio l’arte è ovunque: nel piatto dove mangia, nel letto dove dorme. Allo stesso modo, Cascella ha fatto suo lo spazio della mostra reinventandolo liberamente.
“La mia utopia – scrive – è rimodellare il mondo che mi circonda”.