Franco Fanelli – L’opera incisa
Attraverso una cinquantina di incisioni datate dalla metà degli anni Ottanta a oggi, la mostra ripercorre l’opera di uno dei maggiori incisori italiani contemporanei.
Comunicato stampa
Attraverso una cinquantina di incisioni datate dalla metà degli anni Ottanta a oggi, la mostra ripercorre l’opera di uno dei maggiori incisori italiani contemporanei.
Il percorso in cinque sezioni non è cronologico ma tematico e accosta opere di diversi periodi.
Le “Geografie” costituiscono una sorta di atlante di luoghi immaginari, spesso ispirati dalla letteratura noir anglosassone, ma anche da riferimenti simbolisti e dalla poesia elisabettiana e barocca.
“Sibyllae” è il titolo di una serie di sei incisioni di grande formato che documenta, alla fine degli anni Ottanta, la prima maturità dell’autore. Le pesanti matrici diventano scudi ed emblemi che recano i nomi delle Sibille michelangiolesche e che emergono da un magma materico ottenuto da stratificazioni di tecniche, da “pentimenti” e riprese che tramutano le lastre in palinsesti.
Ritratti di pugili, lottatori e rapper afroamericani, talora rivisitati nell’iconografia dell’«uomo d’arme» cinquecentesco, sono invece i protagonisti delle lastre incise tra gli anni Novanta e Duemila esposti nella sezione «Nigredo». Anche in questo caso affiorano nei titoli riferimenti letterari, dal demone marino Davy Jones evocato da Melville nel Moby Dick a Tom Corbin, eroe di un racconto di Conrad. Antecedenti a questi ritratti sono, negli anni Ottanta, le piccole incisioni raffiguranti metamorfiche creature marine, ibridazione tra iconografia classica e i mutanti di H.P. Lovecraft.
L’«Archeozoologia» immaginata da Fanelli nei primi anni Duemila è un’altra forma di ibridazione, laddove la ricorrente immagine della scimmia cinocefala diventa elemento simbolico ma anche decorativo in vasi ispirati al pastiche archeologico piranesiano.
L’archeologia visionaria, ancora sulle orme di Piranesi, è infine il tema dell’ultima sezione: il “Voyage Pittoresque” dell’autore inizia dalla natura pietrificata eppure metamorfica ispirata sia dal Gordon Pym di Edgar Allan Poe sia dalla poesia di John Donne e alla sua “Anatomia del mondo” (senza dimenticare i tormentati paesaggi del seicentesco Hercules Seghers), prosegue con due scorci dell'arco romano di Orange abitato da protomi di scimmie e da avvoltoi e approda, nelle opere più recenti, nelle due acqueforti intitolate “Il sogno dell’archeologo”. Sono cave immaginarie, veri e propri luoghi mentali, «encefali di pietra» da cui affiorano i frammenti di un’antichità d’invenzione e le testimonianze di misteriose civiltà.
Filo conduttore di tutta l'opera incisoria di Fanelli è il ricorso alle tecniche tradizionali dell'incisione, dall'acquaforte alla puntasecca, dal bulino all'acquatinta, dalla vernice molle alla maniera nera, quasi sempre compresenti su matrici di forte impatto scultoreo, contrassegnate da un insistito lavoro di “scavo” e da continue rielaborazioni.
Completano la mostra una selezione di matrici e il libro d’artista Polvere, sassi, oli con poesie di Alberto Toni e sei incisioni originali di Fanelli.
In catalogo, realizzato a cura della Fondazione Sardi per l’Arte di Torino, testi di Maria Antonella Fusco, Dirigente dell’Istituto centrale per la grafica, Fabio Fiorani, curatore della mostra, e di Renzo Mangili, storico dell'arte, e un'ampia antologia critica.
Biografia: Franco Fanelli è nato a Rivoli (Torino) nel 1959.
Vive a Torino, dove dal 1987 è docente di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Ha esordito come incisore nel 1985, con la collettiva «Giovani Artisti a Torino», Palazzo degli Antichi Chiostri, Torino. La sua prima mostra personale, «Uncharted», è del 1987 presso la galleria Documenta di Torino. Ha esposto in mostre monografiche anche alla Galleria Franco Masoero di Torino (1989), alla Galleria il Bisonte di Firenze (1995) e alla Galleria dell’Incisione di Brescia (2004). Tra le mostre recenti, le personali del 2012 presso le gallerie Colophon di Belluno e Simone Aleandri Arte Moderna di Roma e del 2013 alla Galleria Carte d’Arte di Catania. Tra le collettive si ricordano le partecipazioni al Premio Internazionale Biella per l’Incisione, «Madrid-Torino. Muestra de arte joven», Pabellon Vilanueva, Madrid (1987), «The Artist and the Book in XXth Century Italy» al Museum of Modern Art di New York (1993), «La pelle nera» alla Galleria Marieschi di Monza (1997), «Continuità dell’immagine» alla Mole Vanvitelliana di Ancona (1998), «Attualità della tradizione»al Museo Marino Marini di Firenze (1999), il XXVII Premio Sulmona (2000, dove ottiene il premio speciale per la grafica), «Five Printmakers from Turin» alla Edinburgh Printmakers di Edimburgo (2002), «Shoah. Memoria e destino» alla Società Umanitaria di Milano (2004), «Grafica oggi» alla Biblioteca Nazionale di Torino (2011), «Luce vera-Vera luce» alla Galleria Weber & Weber di Torino (2012). Sue opere sono conservate presso la Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea e il Museo Internazionale d’Arti Applicate di Torino, il Museum of Modern Art di New York e il Museo d’arte contemporanea “Villa Croce” di Genova.