Antonio Recca – Emotional Landscapes
Il titolo di questa mostra, Emotional Landscapes, sintetizza il doppio orizzonte degli ultimi paesaggi di Antonio Recca: il loro inafferrabile collocarsi fra l’emozione da cui scaturiscono e l’emozione che suscitano.
Comunicato stampa
Emotional Landscapes
Il titolo di questa mostra, Emotional Landscapes, sintetizza il doppio orizzonte degli ultimi paesaggi di Antonio Recca: il loro inafferrabile collocarsi fra l’emozione da cui scaturiscono e l’emozione che suscitano. Sono emozioni di paesaggi interiori, immaginari, intuiti con l’occhio della visione, in grado di toccare le corde interiori dello spettatore, conducendolo in un terreno liminare fra la matericità del paesaggio e la sua aura emotiva. Sono paesaggi che fanno affiorare una materia densa di “senso” per trasformarla nel segno di una traccia con la quale l’immaginazione la dissolve. In questa duplice metamorfosi, che va dalla visione interiore alla sua reinvenzione nella densità del colore, emerge il senso di un movimento dello sguardo che ci conduce in una visione della natura naturans, colta nel suo divenire, nel suo folgorante manifestarsi nell’effimero di un battito di ciglia. Al tempo stesso, in questo “istante dello sguardo”, si addensa l’eternità della storia geologica, e si percepisce la trasformazione della roccia e della terra nei millenni, la frantumazione dei minerali, la solitaria vicenda delle linee di un monte. E poi l’acqua, che è da sempre e sempre si rinnova, che è sempre la stessa, ma muta in ogni acquitrino, in ogni tratto di percorso fluviale. E con essa la neve, ora sudario della terra, ora suo fiore che addolcisce e irrora le asperità. Nella geografia poetica di questa realtà, che è anche un’illusione di realtà, ogni colore si irraggia oltre la materia, diviene soffio, aria, sguardo, emozione. Nei quadri di Antonio Recca il paesaggio vissuto nello spazio dell’anima si offre come una stratificazione di materiali organici che, anche in una sponda ricoperta di neve o di sterpaglie, attinge l’infinito mistero della natura. La trasformazione della visione conduce dall’interiorità a una reinvenzione della materia attraverso il recupero delle sue rizomatiche ramificazioni. Lo sguardo del pittore la trascende e, nell’assoluto del segno, nella ricerca del colore, riattinge la dimensione interiore, spostando l’asse della visione verso l’infinito dell’immaginazione, in una danza della visione.
Grazia Pulvirenti