Renzo Collura – (1920-1989). Una retrospettiva
Il percorso espositivo si snoda attraverso settanta opere, dagli anni ’70 al 1989, suddivise tra disegni e pitture.
Comunicato stampa
Venerdì 3 giugno 2016, alle ore 19, nello Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto di Pavia inaugura Renzo Collura (1920 - 1989). Una retrospettiva, organizzata e promossa dal Centro Studi Milano ‘900 in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Pavia, e il patrocinio del Comune di Palermo. La mostra, curata da Rolando Bellini, è aperta al pubblico fino al 19 giugno 2016. Per l’occasione è stato edito un catalogo (“I Quaderni” del Centro Studi Milano ‘900) con i contributi critici di: Rolando Bellini, Piero Carbone, Philippe Daverio, Marco Marinacci, Erica Tamborini, Susanna Zatti.
Il percorso espositivo si snoda attraverso settanta opere, dagli anni ’70 al 1989, suddivise tra disegni e pitture. Quelle dell’ultimo periodo, denominate “Teoria delle ombre”, riflettono sulla vita e sulla sua caducità, interrogandosi provocatoriamente sulla prolixitas mortis; a contrappunto si pongono i “Paesaggi”, in uno sguardo che abbraccia l’esistere nella sua interezza, riportandone l’inquieta visione di una Sicilia storica e ferma tra luci e ombre, in un repertorio figurale essenziale, denso di ascolti e di memorie.
La pittura di Renzo Collura, intellettuale, artista e storico dell’arte, che ha viaggiato e attinto dalle terre che ha conosciuto, come l’Albania e la Grecia, dove ha studiato l’antichità classica e l’arte bizantina, rimanda al microcosmo siciliano, ed è ricca di citazioni e invenzioni fantasmatiche, con una raffinata cadenza cromatica e figurale che si declina in una originale impronta visionaria.
Scrive il curatore Rolando Bellini sul testo in catalogo: Renzo Collura, artista siciliano, era il direttore, mitico, della Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo negli anni eroici dell’ultimo dopoguerra. Un intellettuale e al tempo stesso un artista. Un pittore firmatario, a suo modo, di un mistero laico che parla siciliano – differenziandosi in tal modo dal longhiano mistero laico riguardante il bolognese Giorgio Morandi. Di padre in figlio: Renzo io lo sto conoscendo adesso tramite suo figlio, anch’egli artista – meglio ancora: pittore, come il padre – e scenografo di vaglio. Nello studio, Athos mi presenta opere grafiche (chine capziose, fantasmatiche, simili ai ricami delle nature simboliche del figlio) e quadri intrigantissimi (per lo più olii, e qualche sperimentazione declinabile in tecniche miste) dove ricorrono alcuni temi, trasfigurati in un ordinamento di ballata che commuove: le macerie che includono i danni dei secoli e dunque i mitici resti dell’antichità di cui la nobile Trinacria è colma; i residui dell’abbandono cui essa si è sottoposta con spirito di sacrificio per dilavare la propria anima saracena e ancor più i resti, frammentati, corrosi, abbandonati alla propria dissipazione, dovuti all’incuria dapprima borbonica e poi sabauda. Infine, l’abbandono ancor più spregevole della prima e peggio che mai della seconda repubblica. E in ultimo scritture pregiate, appunti segreti, le macerie dell’anima: ciò che diresti una messa a nudo dell’anima e della mente di quest’uomo singolarissimo. Che, per dirla alla Longhi, visse nella sua Sicilia tra Palermo e Grotte.
Biografia
Renzo Collura è nato a Grotte (AG) nel 1920. Compie la sua educazione artistica a Torino. In Grecia, durante l’occupazione italo-tedesca, ha modo di conoscere, insieme alle testimonianze dell’antichità classica, quelle dell’arte bizantina nelle chiese ortodosse e nelle raccolte di Atene e di Corinto, esercitandosi anche nel restauro di antiche icone presso locali laboratori artigiani. Trasferito successivamente in Albania, vi rimane anche dopo la liberazione, quale “specializzato” alle dipendenze del Ministero per la Cultura Popolare albanese, con l’incarico di organizzare e dirigere un corso di avviamento artistico a Skutari e poi a Durazzo, fino al rimpatrio nel 1947. Stabilitosi a Palermo, partecipa a numerose rassegne d’arte regionali e nazionali. La direzione della Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo, tenuta per un ventennio (sino a tutto il 1977) lo induce a rinunciare all’attività espositiva ma non a quella creativa. In mille modi si prodigò per la ricostruzione e la riapertura della galleria; con lui non fu un freddo museo di opere inerti, ma occasione di stimolanti incontri con artisti e studiosi di tutto il mondo, organizzando mostre e convegni. Una personalità poliedrica eppure compatta che riesce ad essere, senza disperdersi, oltreché pittore serio, attivo operatore culturale, pubblicista, studioso e critico d’arte. Nell’ultimo suo ciclo pittorico, forse premonitore della sua precoce esistenza, dipinge il ciclo “Teoria delle ombre” che espone a Palermo nel mese di marzo, quasi alla vigilia della sua morte, avvenuta dopo un’improvvisa e tragica malattia il 19 dicembre 1989.
Catalogo in mostra: edito da “I Quaderni” del Centro Studi Milano ‘900. Contributi critici di: Rolando Bellini, Piero Carbone, Philippe Daverio, Marco Marinacci, Erica Tamborini, Susanna Zatti.
Orari: giovedì e venerdì ore 16-19, sabato e domenica 10.30-12.30; 16-19
Ingresso libero