Mirko Baricchi – Archè
La mostra è parte di una programmazione annuale dedicata all’epochè, ovvero alla sospensione del giudizio, considerata come necessaria data l’assoluta incertezza di ogni conoscenza concernente la realtà esterna. Un tema precedentemente analizzato da Denis Riva con “Carte sospese” e da Elisa Bertaglia ed Enrica Casentini con “Erranza”.
Comunicato stampa
Mirko Baricchi
ARCHÈ
Ben prima del nome chiamato
Direzione artistica: Elena Dal Molin
Inaugurazione: giovedì 9 giugno, ore 18.30
Presentazione ore 19.30
“Archè, Ben prima del nome chiamato”: mostra personale di Mirko Baricchi dal 9 giugno al 17 luglio 2016 presso gli spazi di Atipografia ad Arzignano (VI).
Accompagnata da un giornale con testi di Luca Beatrice (storico e critico d’arte), Marco Mioli (critico d’arte) ed Elena Dal Molin (direttore artistico Atipografia), l’esposizione sarà inaugurata giovedì 9 giugno alle ore 18.30. La presentazione si terrà alle ore 19.30.
La mostra è parte di una programmazione annuale dedicata all’epochè, ovvero alla sospensione del giudizio, considerata come necessaria data l’assoluta incertezza di ogni conoscenza concernente la realtà esterna. Un tema precedentemente analizzato da Denis Riva con “Carte sospese” e da Elisa Bertaglia ed Enrica Casentini con “Erranza”.
Con “Archè” Mirko Baricchi ricerca un momento, un non-tempo, in cui galleggiano tutti gli ingredienti che improvvisamente costituiranno l’immagine. «L’epidermide della carta – spiega l’artista – lascia trasparire, avvilisce o evidenzia processi precedenti, alcuni dei quali ormai scomparsi, altri in potenza che diventano improvvisamente atto». In un momento storico segnato da una profonda assenza di valori, da fedi religiose contrapposte e da grande incertezza, l’autore sente l’esigenza di “porre tra parentesi il mondo” (Edmund Husserl), concentrandosi sulla pittura come medium, come materia ancor prima che linguaggio. «L’idea è fatta di luce – spiega Baricchi – ed inevitabilmente si scontra, o si intreccia, con la prassi che è di terra e d’argilla. Due elementi contrapposti che si alimentano a vicenda».
In esposizione, una decina di grandi opere a tecnica mista su carta, quasi tutte realizzate nel 2016, unitamente ad alcune tele in formato 30x40 cm, afferenti ad un ciclo dedicato alla natura morta e al paesaggio, oltre al video “De Rerum” (2015), realizzato in collaborazione con Uovo Quadrato, in cui una lepre, elemento ricorrente nella poetica di Baricchi, ruota in loop sul proprio asse, immersa in una sorta di nebbia, in un liquido amniotico che culla lo spettatore con una ninna nanna composta dall’artista a partire da carillon rallentato. L’allestimento, pensato nel rispetto dei muri di Atipografia, ricchi di storia e memoria, gioca con la luce, dando ampio respiro alle opere esposte.
Come spiega Elena Dal Molin, «L’anno dell’epochè non poteva che chiudere con Mirko Baricchi. La carta, resa trasparente, si apre a più piani pittorici: l’uso della grafite e della tempera separatamente danno una forte sensazione di tridimensionalità. Ci appare un paesaggio surreale, sospeso, dove ci si sente stranamente a proprio agio. Nei colori, quasi primari, e nei segni semplici in grafite riconosciamo forme primitive che si accordano immediatamente, forme archetipe».
La personale, realizzata grazie anche al supporto Cardelli & Fontana artecontemporanea e Bonioni Arte, sarà visitabile da venerdì a domenica con orario 11.00-19.00, gli altri giorni su appuntamento. Ingresso libero. Per informazioni: T. +39 0444 1240019, [email protected], www.atipografia.it.
Mirko Baricchi nasce a La Spezia nel 1970. Dopo il liceo si trasferisce a Firenze, dove frequenta l’Istituto per l’Arte e il Restauro Palazzo Spinelli. Dopo il diploma e un breve periodo di lavoro come grafico pubblicitario, parte per il Messico, un viaggio che segna la sua vita d’artista. Qui lavora come illustratore per una nota agenzia di comunicazione americana, ma non abbandona la sua passione per la pittura. In una delle sue numerose visite ai musei messicani viene folgorato dall’artista Rufino Tamayo. Lascia il lavoro in agenzia come illustratore e, poco dopo, partecipa ad una collettiva al Museo Siqueros, ricevendo riscontri positivi da parte della critica. Dopo oltre due anni torna in Italia, trasferendosi a Milano, dove lavora nel campo della pubblicità e dell'editoria. In questo periodo matura la decisione di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Nel 1998 torna a vivere a La Spezia. Nel 1999 tiene la sua prima personale da Cardelli & Fontana artecontemporanea, avviando una proficua collaborazione. Dal 2002 lavora anche con Bonioni Arte. Numerose le mostre personali e collettive, nochè le partecipazioni a fiere di settore. Tra le recenti esposizioni, “Treviso a Dante (Palazzo Giacomelli, Treviso, 2015, a cura di Mario Da Re), “Maggese” (Galleria Il Vicolo, Milano, 2015), “Close-Up” (Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto, 2015, a cura di Gianluca Marziani), “[dis]appunti” (Museo Arte Contemporanea, Lissone, 2015, a cura di A. Zanchetta), “Humus” (Galleria Fabrice Galvani, Toulouse, 2015), “Humus” (Galleria San Ludovico, Parma, 2015, a cura di Chiara Canali), “Il segreto dei Giusti” (Museo Il Correggio, Correggio, 2016, a cura di Margherita Fontanesi), “Cantiere Disegno” (Biennale Disegno Rimini, Museo della Città, Rimini, 2016, a cura di A Annamaria Bernucci,Andrea Losavio, Massimo Pulini). Vive e lavora a La Spezia e Vicenza.
Atipografia nasce nel 2014 sui resti di una storica tipografia di fine Ottocento. Mille metri quadrati di muri e ambienti che trasudano storie appassionate e più di cento anni dedicati alla cultura. Gli spazi sono stati ripuliti e mantenuti intatti e oggi ospitano due grandi aree espositive, una stanza per corsi e workshop, una terrazza ed uno studio di registrazione dedicato alle interviste per la web radio che ha sede nello stabile. L’ex casa del tipografo oggi è utilizzata come residenza a disposizione degli artisti. Atipografia è un’associazione culturale che si propone di diffondere l’arte contemporanea in tutte le sue forme espressive e produttive.