Maurizio Savini – il mondo vola?
In una ironica parodia della civiltà delle immagini Maurizio Savini fa il verso alla Pop Art e modella con il chewing gum alcune figure simbolo del nostro tempo meditando sul contrasto di natura e artificio, ecologia e manipolazione industriale di cui si nutre la ‘fabbrica delle illusioni’ nella moderna società dello spettacolo.
Comunicato stampa
MAURIZIO SAVINI
IL MONDO VOLA?
a cura di Duccio Trombadori
organizzazione Galleria Mucciaccia Roma
In una ironica parodia della civiltà delle immagini Maurizio Savini fa il verso alla Pop Art e modella con il chewing gum alcune figure simbolo del nostro tempo meditando sul contrasto di natura e artificio, ecologia e manipolazione industriale di cui si nutre la ‘fabbrica delle illusioni’ nella moderna società dello spettacolo.
Il mondo vola? Certo, e tutto accade in simultanea, così come volano i due mondi del 59° Festival di Spoleto, tra informazione, arte, spettacolo, cultura e pervasiva connessione telematica che unisce spazio e tempo in una densa e immediata rappresentazione del presente… il mondo gira, cambia di aspetto e genera continue domande che moltiplicano la ricerca spaesante di indecifrabili significati. Maurizio Savini amalgama una parabola sulla storicità di un possibile ‘eterno ritorno dell’identico’ e suggerisce una sorridente perdita di senso, il distacco dalla natura originaria sempre più plasmata e contraffatta dall’artificio chimico, come portato metaforico della espressione umana, tradotta in una saporita ed emblematica scultura risolta in superficie quale epitelio di una gomma da masticare: il feticcio pubblicitario, l’oggetto del consumo più elementare e diffuso, si presentano così come sintomatica allegoria del multiverso cosmico rispecchiato nella condizione estetica contemporanea. Ironia, allusività, giocosa elaborazione visiva dei miti e dei riti di una cultura e di una società globalizzata, sono ingredienti della poetica spiritosa e spaesante di Savini che sollecita allegramente il nostro presente storico e ne rispecchia le apparenze di culto in una mutevole pantomima sottratta ai fantasmi dell’immaginario collettivo.
Duccio Trombadori