Elio Casalino – Onirikon
La pittura di Casalino è un viaggio drammaturgico nel corpo ferito, negli archetipi del dolore, nelle paure ataviche dell’umanità.
Comunicato stampa
Il vero racconto di una mostra inizia dalla geografia biografica di un artista. Ciò significa entrare nelle zone dell’animo, nei sentimenti profondi, nella coscienza dietro il quotidiano. Significa illuminare le stanze intime che disegnano l’attitudine, l’indole, l’etica e le passioni di una persona con il fuoco limpido della creazione. I quadri diventano capitoli temporanei di una cronologia che si porta appresso implicazioni, desideri, esperienze, decisioni, errori, ripensamenti, intuizioni… il DNA di un quadro contiene la sintesi compressa di una vita umana, un codice informativo in cui la disciplina del quotidiano si tramuta in una qualità del momento esecutivo.
La storia che prende forma dentro la Casa Romana è quella di Elio Casalino. Un uomo che fino a ieri regalava ai propri quadri un’esistenza privata, lontana dai contesti espositivi. La casa in cui vive è (quasi) interamente arredata con le sue opere, sparse negli ambienti con un allestimento mimetico, come se volesse lasciarle intravedere, darne tracce timide. Nel suo appartamento ho scoperto le prove di una lunga relazione con la pittura, anni di passione artistica dentro una vita da professionista affermato, dentro una di quelle esistenze in cui non è semplice sottrarre tempo ai doveri del mestiere. Ma come dicevo prima, l’arte è qualità del momento esecutivo, miscuglio virtuoso di metodo e disciplina, una questione intima che occupa gli spazi conquistati, giammai gli spazi del semplice dovere. Casalino usa la notte per ritrovarsi faccia a faccia col quadro, lui e la sua coscienza rivelata per un dialogo con i propri fantasmi, le ombre, i ricordi, le idee, le priorità, l’urgenza di un tema da affrontare e sviscerare. Il quadro si trasforma nel palcoscenico notturno di una lirica struggente, un grido straziato o un volo nel mondo di Eros, una torsione drammatica dei corpi o un gioco di apparenze carnevalesche. Casalino dipinge di notte, con la notte, dentro l’anima della notte: assorbe le radici barocche di una Roma che al buio mostra il suo aspetto veritiero, una Roma che rilascia la memoria sanguigna di Scipione, Mario Mafai, Tano Festa… una città di prelati e fantasmi, togati e corrotti, banditi e puttane, intellettuali e artisti eroici, attori e registi altrettanto eroici, scrittori e scritturanti, politici e politicanti, una città tra delirio e follia, bellezza struggente e decadenza congenita… Roma ha plasmato le atmosfere mentali di Casalino, stabilito le coordinate della sua luce, regolato il suo corredo linguistico e tematico.
La cucitura ideale tra i quadri ricorda una scia di sangue vivo: non esiste colore più evocativo per ragionare sulla drammaturgia dei grandi temi morali, per criticare, con spessore tattile, la violenza, i modi di ferire e uccidere, l’ingiustizia nei confronti dei deboli. I quadri nel catalogo introducono lo sguardo nella pulsazione vertiginosa del rosso sangue, densamente grumoso e atavico, che si rivela una ferita figurativa e metaforica. Talvolta il rosso invade l’intera superficie di volti e corpi, esasperando la radice drammaturgica del tema pittorico. Altre volte torna per dettagli significanti, con linee o riquadri compatti, definendo un prologo o un raccordo, una fusione o una linea di confine. Un rosso dagli odori bruciati e ferrosi, sovraccarico di contenuti, così magmatico da sconfinare nel solido, fino a rendere la pittura un bassorilievo anomalo, una figurazione che spinge verso l’esterno, con quei volti che sembrano fuggire dal cuore del dramma, cercando ossigeno oltre il nero.
Il volto si prende il centro dello scenario pittorico, sembra quasi avanzare verso la tela, spingendo con forza la trama e le materie. Facce urlanti o straziate, figlie di paura e violenza, facce che vibrano nel loro mutismo cavernoso, stravolte dall’orrore vissuto. Visi luciferini che hanno percepito il diavolo attorno a loro, nella disfatta del virtuosismo civile, nella caduta di qualsiasi ideale, nell’assurdo che governa le ragioni del potere. I volti di Casalino hanno assorbito il dolore sulla pelle, i loro occhi hanno ferite che sono solchi in cui scorre il sangue dei vinti. Sono davanti a noi, impressivi e catartici, degni della nostra pietas, del nostro accordo interiore.
Capita spesso che il volto si trasformi in una maschera, carnevalesca e ambigua, al confine tra il folklore di alcune tradizioni e la letteratura dei surrealismi magici. Le maschere di Casalino sono merce rara nella pittura italiana, anche perché la nostra tradizione del Carnevale, unita alla cultura cattolica, produce un grottesco non sempre perfezionato, talvolta così comico da perdere l’effetto dissacrante che la satira possiede. Per il nostro artista c’è una coincidenza tra volti e maschere, quasi una fusione che amplifica il legame tra tragico e grottesco, realtà e finzione, amore e morte.
Altro archetipo immancabile è la figura femminile. La Donna spunta nella maggior parte dei quadri, ora con una centralità monolitica, ora nel campo lungo di una narrazione collettiva. Rinascita e salvezza passano comunque per Lei, per la vertigine erotica dello sguardo, per il sinuoso erotismo del corpo, per la morbidezza setosa dei capelli, per l’energia rigenerante di una nudità catartica. Casalino trova qui lo spazio alchemico della bellezza, unico antidoto al male che affligge l’umana specie.
Il pathos cresce lungo la produzione, attraversa le opere con le loro storie, catalizza i nostri sguardi, ci trascina nella vertigine narrativa dei protagonisti. L’atmosfera è intensa, stratificata, bollente. Le storie figurative sono sguardi profondi che tagliano il buio, illuminando solo ciò che merita una carezza visiva o un conflitto muscolare. La vita è lotta, l’arte è lotta: e il quadro si trasforma nel campo di una battaglia sanguinosa eppure indimenticabile. Una sfida necessaria e ancora bellissima.
Casa Romana Via di Visiale, Spoleto
La mostra prosegue fino a Domenica 25 settembre 2016
Catalogo disponibile presso il bookshop della Casa Romana e di Palazzo Collicola Arti Visive