Skinny Love
Terza puntanta dell'Opera Sexy di Ferruccio Giromini. E dalla Francia si torna in Italia. Con un graphic designer molto particolare…
Corrado Dalcò (Parma 1965) ha una formazione legata al graphic design. E se l’è portata appresso anche quando si è mosso (prima a Milano, poi a Berlino e Barcellona, adesso a Londra) definitivamente verso la fotografia. Oggi sua attività principale è la foto di moda, però non si astiene dalla pubblicità e si concede qualche divertita incursione nel ritratto. Tuttavia ciò che qui più interessa sono le sue libere ricerche personali, in specie nella sfera dell’erotismo. Be’, con tutte quelle modelle svolazzanti intorno, è facile capire come vengano certe idee.
Ma interessante è l’estetica particolare. Appassionato di polaroid, Dalcò ama quelle atmosfere sfocatine, lattiginosine, decoloratine, della foto “di servizio” a sviluppo immediato, nata per essere provvisoria, di studio, di appunto estemporaneo. Così le sue immagini preferite sembrano uscire da taccuini sbiaditi, quasi promemoria veloci, attimi rubati alla cronaca del quotidiano, ansiosi di non scordare la suggestione del momento. Ma è esattamente ciò che tali visioni sfuggenti testimoniano, nella propria fraudolenta nonchalance, a intrigare lo spettatore: spudorati corpi longilinei di fanciulle colte nelle pieghe banali della giornata, tra il pigro e il frenetico, mentre si spogliano o si rivestono sul set, mentre si riposano su un divano o su un materasso, mentre scherzano o s’inviperiscono con qualche astante.
I movimenti appaiono spesso scomposti, non prestabiliti; le espressioni spontanee, non professionali; gli abbigliamenti, quando ci sono, preferibilmente ridotti all’osso, magari solo slippini trasparenti e inquieti. Ecco, senza volere, l’inconscio ha spinto a galla già due importanti indizi: una certa inquietudine di fondo e l’importanza dell’osso. Dalcò (che si presenta ampiamente su corradodalco.co.uk, ma anche aggiorna senza tregua il suo diario tramite twitter tumblr flickr facebook myspace) raccoglie tale suo infinito work in progress sotto il titolo dilatato di Skinny Love – un “amore ossuto” che, senza sfociare nel culto dell’anoressico, eppure si confessa adepto della complessione femminile efebica, lungocrinita, ormai almeno un po’ tatuata, e di gamba slanciata, fianco stretto, petto acerbo, pelle fredda.
È su tali linee del desiderio – uno dei trend attuali – che si modellano le forme di queste mannequin allenate ad amare sé stesse (anche fisicamente) e i loro comportamenti, glaciali piccole perversioni. Il bello è che tutto ciò contrasta lampante con la complessione fisica del loro fotografo, viceversa più curvy, e furry come un tenero teddy bear – proprio di quelli che si abbracciano e portano a letto, al calduccio.
Ferruccio Giromini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #3
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