Fabio Mariani – Castenea. Storie di salamandre e tannino
La pittura di Fabio Mariani è stata definita “un’archeologia degli strati”, intendendo gli stati della terra che ricoprono e conservano i detriti, i reperti, i frammenti.
Comunicato stampa
Mercoledì 3 agosto 2016 alle ore 17.30 si terrà l’inaugurazione di Castenea. Storie di salamandre e tannino mostra personale di Fabio Mariani, a cura di Olivia Spatola, presso il Castello Manservisi sito a Castelluccio, in provincia di Porretta Terme. In occasione dell’inaugurazione verrà eseguita una performance sonora da Dario Pierini, alla tastiera, e Fabio Mariani, alla chitarra, che daranno vita ad una serie d’improvvisazioni ispirate al tema della mostra.
La pittura di Fabio Mariani è stata definita “un’archeologia degli strati”, intendendo gli stati della terra che ricoprono e conservano i detriti, i reperti, i frammenti. La terra è il più solido dei cinque elementi: protettrice delle energie primarie, grande madre di tutte le forme viventi. Nella genesi viene definita “materia prima” e nei mutamenti (I Ching) corrisponde alla forza ancestrale del femminile che accoglie, nutre e protegge. Tutte le culture l’hanno considerata un organismo unico, vivo e pulsante capace di configurarsi nelle varie sfaccettature dell’ecosistema.
Mariani, riconducendosi idealmente alla terra, riproduce sensazioni di un ambito molto preciso: quello naturalistico. Come per gli “ultimi naturalisti”, teorizzati da Francesco Arcangeli nel ’54 (Bendini, Moreni, Vacchi, Mandelli e Raccagni), che lavorarono nelle terre di Romagna, il riferimento formale rimane il reale con le proprie fattezze e, in questo caso, i propri colori. Colori che sono piani visivi a comporre e definire lo spazio della visione. Una visione, quella di Mariani, che si conforma sempre in orizzontale, come orizzontale è il paesaggio con i prati, i campi e i terreni secchi delle campagne. Più che la città, a definire la sua poetica è la campagna e la natura incontaminata dei boschi oltre i borghi abitativi: non vi è presenza umana nel suo lavoro se non come punto di osservazione sul reale. Anche quando la materia pittorica diventa una densa concrezione, non è mai forma autonoma, autelica: il gesto poetico non perde mai la prospettiva a vantaggio della tattilità.
Sebbene l’artista indaghi a fondo la materia e la rappresenti dentro la sua pittura, la physis è comunque esaminata all’interno della visione. La pittura di Mariani conferma una referenzialità al reale: i colori ed i pigmenti da lui creati, a volte estremamente diluiti a volte densi e tattili, non sono mai finalizzati a sé stessi ed in questo si smarca da un ipotetico neo astrattismo o concretismo.
Il paesaggio di Fabio non è certo quello ottocentesco puramente ottico e retinico, ma un campo di indagine quasi da scienziato alchimista che rappresenta la natura con la materia stessa di cui è composta.
Mariani è anche un profondo conoscitore delle tecniche pittoriche e collezionista di antichi trattati. Fin da studente ha sviluppato una ricerca volta ad unire arcaici procedimenti con materiali sia naturali che chimici.
Per alcune opere della mostra, ha utilizzato un particolare inchiostro ferrogallico ricavato dal tannino estratto dalle noci di galla delle querce circostanti il castello Malservisi, sede dell’esposizione. L’artista è stato fortemente ispirato da questo luogo anticamente chiamato Castanae, da qui il titolo della mostra, poichè vi si estraeva il tannino dai castagni per le concerie, tannino poi utilizzato anche per la realizzazione dell’inchiostro. Quest’ultimo, di origine antichissima, è stato usato maggiormente in epoca medievale per essere poi sostituito, in tempi più recenti, da quello in china. La particolarità di tale inchiostro è la possibilità di ottenere una vasta gamma di toni cromatici usando vari livelli di diluizione.
Mariani sviluppa una vera e propria ricerca da alchimista della pittura che lo porta a elaborare raffinatissimi disegni ad inchiostro quasi acquerellato, in cui il cangiantismo degli ocra e dei grigi e’ affidato alla materia stessa che li compone. Le sfumature calde dei grigi, che virano imprevedibilmente su toni freddi e acidi, rendono gli “acquerelli” di Fabio unici proprio per la particolare tecnica usata.
Fabio Mariani rappresenta il paesaggio con un pigmento ricavato da esso stesso dando vita ad un “uroborus” che si alimenta del suo stesso corpo creando un “corto circuito” tra oggetto e soggetto della creazione.
Nota Biografica
Fabio Mariani nasce a Roma nel 1980.
Frequenta l‘Accademia di Belle Arti di Roma dove si laurea in Scenografia. La sua ricerca pittorica si orienta a indagare le potenzialità e i limiti della materia e traduce, attraverso stratificazioni di colori ad olio, inerti e materiali sintetici, la realtà percepita in un “Universo interiore” ricco di paesaggi e racconti. Le vibrazioni di luce e colore della tavolozza di Mariani svelano il suo senso di spiritualità e libertà, e diventano per lo spettatore uno specchio per l’anima. Realizza scenografie per spettacoli teatrali e partecipa a Festival quail: Festivalteatro Napoli e in quello di Andria nel 2008 con “Come un cane”, regia di Vincenzo Diglio. Lavora anche come incisore e con la tecnica dell’acquaforte realizza l’opera per la copertina del libro “La scampagnata” di Fernando Arrabal pubblicata dalla Pellicanolibri. Altre sue opere sono state scelte per diventare immagine di copertina di libri. Vincitore di numerosi premi. Ha esposto in musei e gallerie in Italia e all’estero. Sue opere sono in collezioni pubbliche e private. Vive e lavora a Roma .