Mariano Andreani – Topografie
Esplorazioni sulle infrastrutture di acqua e asfalto nell’area veneta.
Comunicato stampa
Non esiste una relazione ovvia, un richiamo perfettamente correlato tra le informazioni presenti su un documento cartografico e l’elaborazione fotografica di un territorio. E’ indefinita e indeterminata l’attinenza tra ciò che la cartografia restituisce e ciò che un fotogramma porta alla vista.
Spesso c’è bisogno che i due punti di osservazione coesistano, ma non banalmente per confrontare l’effettivo e avere un riscontro, quanto per fornire più opportunità e ricchezza nella comprensione dei territori, per lasciare schiuso un passaggio a contenuti latenti e di scoperta.
Pertanto è necessario che i punti di vista, come quello zenitale tipico della cartografia e quello più percettivo della fotografia, vengano praticati insieme per assicurare una “nuova” topografia dei territori.
Il lavoro in mostra di Mariano Andreani è ben consapevole che la descrizione di un territorio si articola attraverso la fotografia come dispositivo di indagine autonomo poiché abile a rivelare, ma non per questo sostitutivo delle altre rappresentazioni grafiche. Anzi in tal caso l’ osservazione di una vasta porzione territoriale diviene occasione di quanto più possibile avvicinamento dei diversi punti di vista, in particolare quello della fotografia e della cartografia.
L’autore spingendo entrambi gli strumenti uno verso l’altro, mentre gli stessi guardano al medesimo oggetto di studio - all’area centrale veneta e alle infrastrutture di acqua e asfalto che nel tempo hanno costruito il territorio stesso - indirizza la comprensione dei luoghi.
In questo senso l’operazione di avvicinamento appartiene alla questione più ampia di leggere e descrivere i territori nel loro insieme complessivo, cercando di capirne la costruzione, gli assetti insediativi, di afferrare l’ordito che lega o ignora la geografia, gli usi e i significati.
Nel progetto presentato ambedue gli strumenti, la cartografia e la fotografia, non accadono mai contemporaneamente, né si elidono, ma convergono unicamente a determinare un andata-ritorno continuo sul territorio di studio.
La carta tecnica regionale aiuta a tracciare una sezione di investigazione, una porzione di territorio, a selezionare cose, elementi, figure, strutture, a mettere in relazione aree, percorsi, punti nodali, tematismi geografico-ambientali e infrastrutturali; essa supporta quelle condotte di preparazioni primarie e fondamentali quando ci si mette alla prova confrontandosi con il palinsesto dei luoghi. Ci si può ritrovare infatti davanti ad un insieme di aspetti tale da non saper bene cosa distinguere, allora Mariano Andreani cerca un orientamento, destruttura la cartografia in layer ai fini di una nuova strutturazione fotografica della stessa e del territorio.
Determina la lettura dei singoli elementi costitutivi, assegnando parole chiave agli stessi, li nomina - i canali, le scoline, le chiuse, i ponti, le aste fluviali, gli assi viari principali, i marciapiedi, i viadotti, i cartelli e così via - e attraverso la successiva costruzione di un ulteriore layer cartografico, che è la mappatura stessa delle fotografie, restituisce per intero il paesaggio di acqua e asfalto dell’area centrale veneta.
Tutto il corpus degli scatti realizzati, in un ultimo andata-ritorno tra visione cartografia ed esperienza dei luoghi, viene riconsegnato anche in sequenze fotografiche. Esse sono ricavate secondo criteri formali e linguistici - coerenze, presenze, stratificazioni culturali che hanno interessato il mezzo tecnologico, gli usi e i modi di intendere la fotografia stessa - e riorganizzano la lettura del paesaggio in percorsi astratti di porzioni di territorio. Nelle sequenze fotografiche non è possibile più categoricamente segnare su carta un tracciato, esse costituiscono proprio nel criterio di successione che le lega un’altra narrazione del territorio possibile, non più solo elementarista, ma per progressioni e relazioni.
In tal senso l’indagine fotografica di Mariano Andreani, nel rilevamento su mappa delle coordinate dei punti fotografici e successivamente nel ‘collegamento’ dei punti mediante un tracciamento delle sequenze fotografiche, declina le fondamentali operazioni topografiche, superando la distinzione tra documentazione o rappresentazione di un territorio, diviene appunto nuova topografia, essa svela anche l’immateriale, i significati, le pratiche umane, l’identità, il senso, le stratificazioni, gli slittamenti, gli stati di sospensione; tutto ciò che dovrebbe essere compreso prima di una trasformazione possibile dei territori.