Paolo Bielli – Care memorie
Paolo Bielli realizza un vero e proprio “altare dei Morti”, in cui ritratti dal taglio fotografico raffiguranti le persone care ormai scomparse rendono omaggio alla memoria, la quale sbiadisce alterando la fisionomia, ma non l’affetto dell’artista verso ciascuno di loro.
Comunicato stampa
Giovedì 18 agosto alle ore 18 è in programma presso il Castello normanno-svevo di Deliceto l’inaugurazione della mostra “Care memorie” di Paolo Bielli, a cura di Rocco Marino e Vincenzo Mazzarella.
All’inaugurazione prenderanno parte l’Amministrazione comunale di Deliceto, Rocco Marino e Vincenzo Mazzarella, curatori della mostra.
Paolo Bielli realizza un vero e proprio “altare dei Morti”, in cui ritratti dal taglio fotografico raffiguranti le persone care ormai scomparse rendono omaggio alla memoria, la quale sbiadisce alterando la fisionomia, ma non l’affetto dell’artista verso ciascuno di loro. I ritratti sembrano guardarci dalla dimensione in cui sono confinati, quasi volendo tentare una comunicazione che però già sanno di non poter effettuare: ne deriva che i volti sono rassegnati, comprendono l’appartenenza a una realtà nuova e lontana, subiscono il destino della loro depersonalizzazione. Tracce di pigmento nero o di gomma lacca o di biacca scivolano lungo i visi, ne alterano i lineamenti, a volte li confondono in modo tale da non rendere identificabile l’età o il sesso del soggetto ritratto; altre volte il ritratto è più definito, possiamo riconoscerne i lineamenti, indovinarne l’età, ma la fissità dell’espressione e la mancanza di riferimenti li pongono in una dimensione atemporale, della quale sembrano più stupefatti di chi li osserva. Posti in gruppo ci guardano, scrutano i nostri passi, sono donne del secolo scorso, dal cappello a falde larghe, uomini bruni e impassibili come i ritratti di epoca romana delle mummie di Al-Fayum, bambini in tenera età, di cui sopravvive, nel flebile sorriso e in un’aureola di punes colorate, la vecchia e consueta allegria tipica dell’incoscienza, dello stato animale. Osservare questi ritratti, dai colori terrei e ferrigni, in cui predomina il nero, suscita effettivamente la sensazione di sfogliare un vecchio album di fotografie in bianco e nero che a guardarlo suscita ricordi lontani, memorie sconosciute, care solo a coloro che realmente possono associare quei lineamenti sbiaditi, quelle fogge desuete a un sorriso, a un’emozione che li manterrà in vita nella mente, ma ancora più nel cuore di chi li ha conosciuti, amati e perfino detestati.
Con preghiera di pubblicazione
Rocco Marino
Vincenzo Mazzarella