Selfmanagement
Il nuovo progetto espositivo della Galleria Enrico Astuni è un esperimento di “selfmanagement”, “autogestione” degli artisti stessi nell’era dei social networks. La mostra nasce dalla creazione di un gruppo di conversazione sull’applicazione di messaggistica mobile WhatsApp.
Comunicato stampa
Il nuovo progetto espositivo della Galleria Enrico Astuni è un esperimento di “selfmanagement”, “autogestione” degli artisti stessi nell'era dei social networks. La mostra nasce dalla creazione di un gruppo di conversazione sull'applicazione di messaggistica mobile WhatsApp. Lo scopo della chat è stato quello di creare un dialogo interno di riflessione, capace di assorbire e sostituire il ruolo del curatore esterno.
Gli artisti invitati detengono un’ampia varietà di interessi e condividono l’affinità per i social media.
La mostra Selfmanagement è un atto di auto-curatela degli artisti Can Altay (1975, Ankara), Shaun Gladwell (1972, Sidney), Nevio Mengacci (1945, Urbino), Jaysha Obispo (Anversa) e Luca Pozzi (1983, Milano).
All’interno della micro-comunità tre generazioni, quattro nazionalità, due sessi a confronto, sono teletrasportati in un limbo tecnologico, privo di coordinate spaziali e temporali, per realizzare una mostra reale presso gli spazi della galleria.
La caratteristica distintiva della mostra è la produzione di una serie di relazioni e condivisioni, integralmente documentate nelle pagine della pubblicazione che seguirà l’esposizione.
Il progetto accentua la tendenza attuale che rivela il coinvolgimento degli artisti nella curatela delle più importanti manifestazioni artistiche come Manifesta, Zurigo, 2016; La Biennale di Venezia, 2015; Documenta, Kassel, 2012.
La mostra evidenzia come l’attitudine a immaginare il futuro sia sempre più il risultato di un approccio iperconnettivo piuttosto che autoreferenziale e celebrativo.
Il nucleo concettuale della mostra è l’espansione del tempo e dello spazio attraverso diversi media e variazioni di approcci alla produzione artistica.
Tra le opere in mostra: Can Alty Split Horizon (augmented tunnel visions), 2015, dispositivo di visualizzazione con specchi per l’osservazione di una traiettoria che può essere reale o puramente mentale e Bologna Burning, 2016, serie di specchi di sorveglianza con incisioni di luoghi della città. Con quest’opera l’artista si collega alla storia ma anche alla sua personale e mentale connessione con la città di Bologna; Shaun Gladwell, Skateboarders vs Minimalism, 2015, video con Rodney Mullen, Hillary Thompson e Jesus Esteban, tre skateboarders che hanno provato il loro talento davanti all’obiettivo di Gladwell all’interno del Torrance Art Museum di Los Angeles dove, con abili movimenti, hanno saltato su copie di sculture di Donald Judd and Carl Andre, artisti che hanno diffuso la Minimal Art negli anni ’60 e ’70. Inoltre, sempre di Gladwell saranno presentati skateboards customizzati con disegni dell’artista e, in linea con le sue sperimentazioni più recenti, il video in realtà virtuale The Reversed Readymade VR performance; Di Nevio Mengacci una serie di installazioni scultoree tra cui Un punto intermedio non allineato non allineabile, 2016, fatta di specchi; Na-sci-ta-e-spa-zio, 2016, installazione composta di fazzolettini di carta; la video proiezione Viaggio genetico, 2016; Di Jaysha Obispo Stealing Paris, 2016; Absorption 2016; Brand Collaboration, 2016, lavori video che riflettono sul tema degli ‘oggetti duraturi’, cui punto di partenza sono state le diverse interpretazioni di Perdurantismo: identità come relazione senza tempo, e di Endurantismo: l'identità indicizzata nel tempo (Whitehead e.a). Di Luca Pozzi saranno presenti in mostra le installazioni Super Layers, 2015, composte da elementi originali dell'acceleratore di particelle del CERN di Ginevra; Detector, 2016, un sistema pittorico a più dimensioni; Discovery & Premonitions, 2016, una playlist I-tunes realizzata dall'artista collezionando le migliori tracce audio trovate in rete di canti di Gibboni immersi nella giungla; una selezione di scatti tratti dalla serie fotografica Wilson Tour Loading, 2014, realizzata presso il Museo del Novecento di Milano.
La mostra Selfmanagement si caratterizza dunque come un nuovo metodo relazionale aperto che prevede l'inclusione di una moltitudine di grammatiche congiunte.