Maria Elena Borsato – Anatomia del paesaggio
la Galleria Artepassante di Repubblica presenta la personale di Maria Elena Borsato, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Comunicato stampa
Dal 30 settembre al 14 ottobre 2016, la Galleria Artepassante di Repubblica presenta la personale di Maria Elena Borsato, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua attività artistica ha spaziato negli anni tra i generi e gli stili, fino a concentrarsi, nell’ultimo periodo, sulla rappresentazione e la conseguenziale interpretazione della natura paesaggistica.
I lavori sono la risultanza delle immersioni – reali escursioni tra boschi e paesaggi alpini – che Maria Elena compie nella vita ordinaria. Questa esperienza sensibile diventa quindi un’esperienza estetica nel momento in cui l’artista le rivela attraverso diversi linguaggi; in particolare nella mostra troviamo alcune di queste esperienze, racconti divenuti opere pittoriche e figure tridimensionali.
Anatomia del paesaggio è l’esposizione di due linguaggi differenti con cui il soggetto è analizzato: attraverso l’astrazione meramente estetica dell’oggetto montagna e attraverso la sua sezione anatomica.
Le opere del primo linguaggio sono realizzate in maniera pittorica: qui l’artista immerge lo spettatore all’interno di un’atmosfera bianca e rarefatta, proprio dell’ambiente d’alta montagna, ma contemporaneamente va a ricercare una non-forma che affiora lentamente allo sguardo. Nei suoi dipinti il tempo non è precisato, infatti lo spettatore non conosce il momento in cui la luce avvolge le forme frastagliate della montagna: così la classica visione romantica del paesaggio viene sostituita da un istante etereo in cui la figura dell’uomo manca, non solo come forma, ma soprattutto come pensiero.
Le opere del secondo linguaggio, invece, sono realizzate in maniera tridimensionale: qui Maria Elena compie una vera e propria sezione planimetrica di onirici rilievi e ne ribalta lo sguardo. I vari livelli che compongono la figura si aprono e i nostri occhi entrano in un peso vuoto in cui il volume dell’opera si perde a favore dell’anatomia dei luoghi.