Ernesto Porcari – Sukkah
La complessa ricerca artistica di Ernesto Porcari si spinge in questa mostra verso l’assemblaggio in nuove architetture di quelle forme astratte ed essenziali, realizzate in ferro lavorato, battuto e saldato, che ha già riunito in un altro ciclo di lavori intitolati “Poligonali” e che sono il risultato di una lunga distillazione formale.
Comunicato stampa
La complessa ricerca artistica di Ernesto Porcari si spinge in questa mostra verso l'assemblaggio in nuove architetture di quelle forme astratte ed essenziali, realizzate in ferro lavorato, battuto e saldato, che ha già riunito in un altro ciclo di lavori intitolati "Poligonali" e che sono il risultato di una lunga distillazione formale. Filtrate dal ricordo, questi elementi si ricompongono in alcune forme ideali dell'architettura arcaica vernacolare come mura ciclopiche o capanne. Nell'agropontino, terra natia dell'artista, quest'ultime sono chiamate lestre, rifugi temporanei per una protezione stagionale; forme potenti e simboliche per l'artista, che per sottolinearne l'universalità intitola la sua mostra "Sukkah" - l'equivalente ebraico di capanna o tabernacolo, a cui è dedicata la festa autunnale dei Sukkot. Riferendosi a questi lavori l’artista scrive: “Intendo la scultura come luogo della memoria e quindi come luogo di appartenenza. Si potrebbe dire in altri termini che scolpisco la mia infanzia. Ciò che mi interessa è la memoria di uno spazio originario. Così facendo realizzo architetture non abitabili se non dalla fantasia.”
Possiamo intravedere qui l'idea universale dell'uomo nel suo peregrinare nel mondo, portatore della sua spiritualità quale costruttore di forme pure come quella circolarie, forse il più puro riflesso del suo pensiero astratto. Di questo parla la mostra di Ernesto Porcari a La Nube di Oort, di forma e spiritualità.