Wolfgang Laib
Per la sua quarta mostra (1992, 1998, 2008) nella galleria Alfonso Artiaco, Wolfgang Laib (Metzinger, 1950) presenterà 12 nuovi lavori, alcuni dei quali pensati in stretta relazione con lo spazio di Piazzetta Nilo.
Comunicato stampa
Per la sua quarta mostra (1992, 1998, 2008) nella galleria Alfonso Artiaco, Wolfgang Laib (Metzinger, 1950) presenterà 12 nuovi lavori, alcuni dei quali pensati in stretta relazione con lo spazio di Piazzetta Nilo.
L'impiego di materiali naturali, come cera d'api, riso, polline, e di elementi organici selezionati per la loro purezza e significato simbolico, combinati con il bianco freddo opalescente del marmo e con solidi elementi d’ottone, caratterizzano la ricerca e la pratica dell’artista.
La mostra si apre con la disposizione di cinque barchette d’ottone posate sul pavimento e disposte su cumuli di riso, simbolo di nutrimento spirituale. Le barche evocano un viaggio in un altro mondo, eco di attributi meditativi delle stesse ziggurat che si trovano nelle stanze successive della galleria. Un invito ad attraversare i confini di un mondo puramente tangibile verso un più alto livello di comprensione spirituale dell'universo.
Le pareti della seconda sala della galleria sono invece riservate a tre lavori su carta estremamente delicati. La possibilità di intravedere la traccia del disegno è intrinsecamente legata al modo in cui la luce si riflette sul lavoro ed il risultato che ne consegue è una sensazione di potente vuoto gravido di risonanza spirituale. Sempre nella stessa stanza, posizionate a terra, troviamo due ‘case’ in marmo bianco circondate da riso, che evocano recinzione e protezione.
La riproduzione quasi seriale che troviamo nelle opere di Laib nel corso degli anni non è da confondersi con l’approccio minimalista del termine ma quanto più attraverso una visione buddista di “eterno ritorno”.
La mostra prosegue con uno dei lavori più riconoscibili ed identificativi della pratica dell’artista tedesco: il polline. Qui si crea un equilibrio perfetto tra lo spazio e l’oggetto, dove l’uno aumenta e valorizza la dignità dell’altro. L’artista ha più volte dichiarato che “il polline è il potenziale inizio della vita della pianta. Così bella, semplice e complessa allo stesso tempo. E naturalmente portatrice di moltissimi significati. Credo che tutti coloro che vivano siano consci dell’importanza del polline.” Il polline quindi diventa simbolo, dettaglio d’infinto, elemento e opera stessa senza tempo. Particolarmente interessante di questo lavoro è anche la realizzazione dello stesso: l’artista, infatti, raccoglie personalmente e manualmente, durante tutta la primavera e l’estate, il polline nei dintorni della sua casa in Germania.
Il lavoro di raccolta si attiene al susseguirsi delle stagioni, cominciando così con la nocciola, passando al “dente di leone” e terminando infine con il pino, come quello in mostra. Ogni tipo di polline è unico per colore e taglia.
Sono esposte anche quattro piccole ziggurat di cera, le quali com’era stato per le barchette d’ottone, intendono simboleggiare l’evocazione di un altro luogo e un altro tempo, producendo nello spettatore un effetto di mistero spirituale. La ziggurat riflette inoltre l’interesse dell’artista in abitazioni e sfere spirituali della cultura Medio Orientale e dell’Asia meridionale.
La mostra termina con un altro lavoro iconico dell’artista che occupa le ultime due stanze della galleria: il pavimento di riso. Qui l’intenzione è di produrre una calma composta, un pacifico “disimpegno” tra l’opera e lo spettatore, dove quest’ultimo può sperimentare una sospensione della realtà in cui la spiritualità è inclusa nella materialità stessa del lavoro. Ancora una volta, la realizzazione del lavoro stesso ricalca una disciplina ritualistica e creativa al tempo stesso da parte dell’artista. Qualcosa di molto simile ai rituali indiani a cui Laib è tanto profondamente legato.
Nato nel 1950 a Metzingen, Germania, Wolfgang Laib ha originariamente studiato medicina. Disilluso però dalla medicina Occidentale, vede nelle scienze naturali, così come la maggior parte altro pensiero moderno, come limitati per la loro dipendenza logica dal mondo materiale. La sua ricerca lo ha portato quindi ad avvicinarsi presto alla spiritualità orientale, cosi come alla filosofia e al pensiero pre-rinascimentale. Dal 1975 Wolfgang Laib ha lavorato esclusivamente come artista creandosi presto un’importante reputazione. Nel 2015 è stato insignito del Praemium Imperiale. Questo premio giapponese, considerato uno dei più prestigiosi al mondo, viene assegnato per l'eccezionale contributo allo sviluppo, la promozione e il progresso delle arti.
Tra le tante, segnaliamo qui di seguito alcune delle sue mostre più significative: Pollen from Hazelnut, Museum of Modern Art, New York, USA (2013), Wolfgang Laib, Basilica of Sant’Apollinare, Classe, Ravenna, Italia (2013), MMK Museum fur Moderne Kunst, Francoforte (2010), Museo Nacional de Arte, La Paz, Bolivia (2010), Fondazione Merz, Torino, Italia (2009), Without Beginning - Without End, MNCARS - Museo Nacional Centro de Arte, Reina Sofía, Madrid (2007), Fondation Beyeler, Basilea (2005), Museum of Contemporary Art, MACRO, Roma (2005), Marugame Genichiro-Inokuma Museum of Contemporary Art, Marugame, Giappone 2003), The National Museum of Modern Art, Tokyo (2003), Toyota Municipal Museum of Art, Toyota, Giappone (2003), Retrospective exhibitions in U.S.A (Hirshhorn Museum, Washington, etc) (2000-2001), Documenta 7, Kassel (1982), Biennale, Venezia, Padiglione Germania.