Mobili Arredi e Dipinti Antichi

Informazioni Evento

Luogo
FARSETTIARTE
Viale Della Repubblica , Prato, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
28/10/2016

ore 15.30

Generi
asta

Importanti arredi e dipinti antichi Dipinti e sculture del XIX e XX secolo

Comunicato stampa

Il tradizionale appuntamento di Farsettiarte con l’antiquariato e le opere d’arte del XIX e XX secolo è stato fissato per il 28 e 29 ottobre. Il ricco catalogo presenta oltre quattrocento opere, tra mobili antichi, dipinti e sculture.

Come di consueto saranno proposti mobili antichi dal XV al XVIII secolo, una selezione di argenti, maioliche, porcellane, vetri e bronzi delle principali manifatture italiane e importanti dipinti delle maggiori scuole pittoriche regionali.

Tra i dipinti di maggior importanza storica e artistica troviamo il “Matrimonio mistico di Santa Caterina tra i Santi Maddalena e Paolo” dipinti intorno agli anni quaranta del Cinquecento da Giacomo e Giulio Raibolini, detti “i Francia”, figli di Francesco Francia (olio su tavola, cm 95,5x76,4, stima: 55.000/75.000 Euro)

Del tutto particolare la vicenda del dipinto raffigurante La Samaritana al pozzo (Cristo e la Samaritana con Santa Maria de’ Pazzi), olio su tela, cm 86,5x70,5, stimato 25.000/35.000 Euro.
Si tratta sicuramente di un’opera importante dal punto di vista iconografico: nella figura della Samaritana è stata infatti riconosciuta Vittoria della Rovere, moglie del Granduca Ferdinando II e madre di Cosimo III. I suoi tratti fisionomici corrispondono fedelmente con quelli dei ritratti dipinti da Justo Sustermans, in particolare quello nelle vesti di Santa Margherita, databile 1640-1642, ora conservato a Palazzo Pitti. È noto che la duchessa Vittoria amava essere raffigurata nei dipinti di devozione religiosa, allegoricamente nei panni di una Santa e in un caso come Madonna. Vittoria della Rovere (1622-1694), duchessa di Montefeltro e Rovere, sposò il Granduca Ferdinando II de’ Medici nel 1637. Rimasta vedova nel 1670 affiancò il figlio Cosimo III nei primi anni del suo regno. Nel 1680 divenne patronessa del monastero delle Montalve e fu committente di Carlo Dolci, che la raffigurò in un ritratto ovale, ora alla Galleria Palatina di Firenze, nella veste delle suore Montalve, dall’alto velo nero, con una croce al petto e un piccolo libro delle preghiere nella mano destra.
La seconda questione riguarda l’autore del quadro: nel 1987 i responsabili del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali lo hanno notificato (D.M. 18/V/1987), per la “notevole importanza artistica e storica”, come opera di Carlo Dolci (Firenze 1616-1686), apprezzato ritrattista ed uno dei più intensi interpreti della pittura sacra del suo secolo. Pochi anni più tardi, nel 1993, Charles Mc Corquodale lo giudicava una “pittura misteriosa da attribuirsi alla sua cerchia”. Allo stesso modo Francesca Baldessari, nel suo catalogo ragionato pubblicato nel 1995, la considera “copia antica da un originale disperso del maestro” e la classifica nel Catalogo dei dipinti di autografia parziale o dubbia.

Ricordiamo inoltre una Sacra Famiglia di Scuola toscana del XVI secolo (olio su tavola, cm 73x57,5, stima: 30.000/40.000 Euro), che riprende una tipologia tipica della pittura fiorentina della seconda metà del Cinquecento, “Giuditta” di Pietro Negri (olio su tela, cm 129x90, stima: 12.000/18.000 Euro), una bella coppia di dipinti di Scuola fiamminga del XVIII secolo, raffiguranti Scene di porto (stima: 5.000/7.000 Euro) e una Scena di porto con mercato, di Scuola fiamminga del XVII secolo (stima: 4.000/6.000 Euro).

Segnaliamo infine un grande piatto istoriato in maiolica policroma, con decorazione raffigurante “Il rapimento di Elena”, eseguito dalla Bottega Fontana, Urbino, nel XVI secolo (diametro cm 46,8, stima: 25.000/35.000 Euro).

Assai interessante è Apoteosi di Michelangelo di Annibale Gatti (1860 circa, olio su tela, cm 65,5x51, stima: 3.500/4.500 Euro). Annibale Gatti (Forlì 1827 . Firenze 1909) fu allievo di Giuseppe Bezzuoli ed è ricordato da Telemaco Signorini come maestro di Diego Martelli al tempo della “rumorosa Bohème del Caffè Michelangelo”. La sua fortuna è attestata dalle decorazioni murali realizzate a Firenze in Palazzo Gerini (1855-57), Palazzo Antinori di Brindisi (1857-60), Palazzo Giuntini, poi Bistolfi (1861), Villa Meridiana di Palazzo Pitti (1861), Villa Favard (1861), Palazzo Morrocchi (1868-70), Palazzo Wilson Gattai (1872), a Pisa nel Palazzo Toscanelli (1860 circa) e nel Teatro Verdi (1867) e a Rovezzano nella Cappella della Villa Favard (1873). Questo quadro, ottimo esempio della pittura romantico-purista del tempo, è un bozzetto preparatorio per l’affresco di forma ovale realizzato intorno al 1860 per la sala del piano terreno di Palazzo Toscanelli a Pisa e raffigura Michelangelo che viene incoronato da un putto, circondato dalle figure femminili rappresentanti le Arti.