Federica Gonnelli – Dissolvenze
Le dissolvenze sono strettamente legate alla nascita dell’immagine fotografica e dell’immagine cinematografica in particolare.
Comunicato stampa
Le dissolvenze sono strettamente legate alla nascita dell’immagine fotografica e dell’immagine cinematografica in particolare. Mediante le dissolvenze si ottiene la graduale apparizione e sparizione delle immagini. Il passaggio da un'immagine a un'altra avviene non attraverso un mutamento repentino, ma in modo lineare e progressivo, nel tempo. La dissolvenza infonde un movimento nell’immagine e di conseguenza la pone in relazione con lo spazio e il tempo. Le dissolvenze infatti non intervengono solo nel passaggio da un’immagine all’altra, ma sottolineano mutamenti spaziali o salti temporali. Le dissolvenze segnano anche un momento di transizione ad una dimensione onirica o traccia mnemonica, ricordo, o una particolare condizione mentale, emotiva e psicologica. La dissolvenza è tutto questo ed è una costante, presente nel percorso di Federica da sempre e sotto vari aspetti. Primo tra tutti, la dissolvenza è presente grazie l’utilizzo del velo d’organza. L’organza non deve essere considerata come un mero supporto, ma come un determinante mezzo espressivo, che concorre nel significato dell’opera. L’organza è una membrana che mette in comunicazione le varie parti; donando al tempo stesso una voce, un’identità sempre diversa, attraverso le immagini che su di essa sono realizzate, ma che allo stesso tempo impone uno slancio agli osservatori che vogliono scoprire cosa vi si cela dietro. Allo stesso modo il movimento della dissolvenza è attuato nelle opere di Federica nell'avvicinamento dell’osservatore verso l’opera, nell'atto, nel tentativo di vedere oltre la dissolvenza creata dal velo. Etimologicamente infatti “dissolvenza” deriva da dissolvere, sinonimo tra gli altri di sciogliere, disperdere, dissipare la nebbia che si crea o i dubbi che si insinuano in ogni opera. Spesso la dissolvenza si accompagna nelle opere di Federica all'uso della luce, secondo tecniche già diffuse negli spettacoli di lanterne magiche, facendo apparire e/o sparire nel gioco di luce e buio un dettaglio o un’immagine. Ed infine la dissolvenza è presente mediante la tecnica del riporto a solvente, che permette di sciogliere, dissolvere appunto, l’inchiostro della stampa con un solvente e di imprimere l’immagine sul velo. Come scrive Domenico Maria Papa "Il lavoro di Federica permette una molteplice stratificazione di materiali e di interpretazioni che, di volta in volta, privilegiano diverse componenti costitutive. Si può esaminare un'opera dal punto di vista dei materiali utilizzati (...) ma anche dal punto di vista dell'immagine, o del rapporto tra questa e linguaggio. Ogni percorso interpretativo finisce per supporne un altro, così che non possa mai dirsi completamente esaurita la lettura". E ancora "Il senso dell'opera d'arte (...) è nella stratificazione di trasparenze". Prendendo in prestito le parole di Papa, la dissolvenza "di un'opera deve consentire di intravedere quanto è oggetto della rappresentazione. Non deve, la rappresentazione sostituirsi all'oggetto rappresentato, essere cioè troppo densa e opaca, ma al tempo stesso non può nemmeno diventare una trasparenza pienamente penetrabile, di nessuna densità, togliendo consistenza all'opera. La rappresentazione deve lasciarsi attraversare" come una dissolvenza.
Federica è nata a Firenze, dove ha frequentato prima il Liceo Artistico e successivamente l’Accademia di Belle Arti. In entrambe i casi, specializzandosi formalmente prima in arti visive/pittura, ma concretamente sentendo il bisogno e cercando dimensioni e mezzi diversi al di là da queste categorie e confini. Nel 2013, ha infatti terminato il Biennio di Specializzazione in Arti Visive e Linguaggi Multimediali. Vive e lavora tra Firenze e Prato. Situazione di confine che ha caratterizzato da subito il suo percorso artistico nei temi e nei componenti. La sua ricerca, è volta al superamento dei confini, qualsiasi essi siano, che relegano in compartimenti stagni le varie arti così come i confini che dividono gli individui.
MOSTRE 2015-16
Ottobre 2016, collettiva, “NEL CAMPO DEL VICINO”, Ex-Chiesa di San Vittore, Comunità Ebraica, Studio Dieci, Vercelli, curatori vari.
Ottobre 2016, collettiva “ARTEAM CUP 2016”, Palazzo del Monferrato, Alessandria, a cura di Arteam.
Ottobre 2016, open studio, “INRELIANZA”, InCUBOAzione, Prato, evento organizzato in occasione della 12a Giornata del Contemporaneo.
Ottobre 2016, collettiva “LA BELLEZZA RESTA”, Museo Must, Vimercate, a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini.
Agosto 2016, collettiva “BIENNALE ITALIA-CINA”, 798 Art Disctric, The Third Plastic Factory e The Manet, Beijing, Cina, a cura di Sandro Orlandi Stagl.
Agosto 2016, residenza “VIS à VIS – FUORILUOGO 19”, Castelbottaccio, (CB), un progetto Associazione culturale Limiti inchiusi arte contemporanea a cura di Silvia Valente.
Giugno 2016, collettiva “VIVA ITALIA! ARTE ITALIANA DEL XX E XXI SECOLO”, Galleria Civica, Bratislava, (SK), un progetto Archivio Carlo Palli, a cura di Laura Monaldi.
Giugno 2016, collettiva “ESSENTIA RERUM”, Oasi WWF San Leucio, (CE), un progetto di e con Sergio Gioielli, a cura di Massimiliano Sbrescia.
Maggio 2016, collettiva “AL CHIARO DI LUNA”, Spazio Espositivo Biblioteca, Mezzago, (MB), a cura di Simona Bartolena.
Febbraio 2016, collettiva “CARTABIANCA”, Nuvole Arte Contemporanea, Montesarchio, (BN), a cura di Domenico Maria Papa.
Febbraio 2016, collettiva “WALL”, Limonaia Villa Vogel, Firenze, a cura di Associazione Psike.
Gennaio 2016, collettiva “LA PERSEVERANZA”, San Zenone all'Arco, Brescia, a cura di Associazione per l'arte Le Stelle.
Gennaio 2016, personale “RESALIO”, Ex Chiesa di San Giovanni, Prato, a cura di Stefania Rinaldi.
Novembre 2015, collettiva “DEATH”, Palazzo Guinigi, Lucca, curatori vari.
Novembre 2015, residenza e collettiva “THE BOCS”, Cosenza, a cura di Alberto Dambruoso.
Novembre 2015, collettiva, “VITAMINE – TAVOLETTE ENERGETICHE”, Mart, Rovereto, un progetto Archivio Carlo Palli, a cura di Laura Monaldi.