Vermeer la donna con il liuto dal Metropolitan Museum
Per ricreare l’ambiente rappresentato nel quadro nella stessa sala sono esposti due elementi chiave dello sviluppo narrativo dell’opera di Vermeer: il liuto e la carta geografica.
Comunicato stampa
Capodimonte dialoghi
Vermeer, la donna con il liuto dal Metropolitan Museum
18 novembre 2016 - 9 febbraio 2017
Una giovane donna seduta dinanzi ad una finestra accorda un liuto. Con l’orecchio attento al suono delle corde intona lo strumento guardando, attraverso la finestra, la strada. La luce che penetra nella stanza dalle lastre di vetro piombato, esalta il bagliore delle perle all’orecchio e al collo della donna, così come le borchie in ottone lucido della sedia accanto a lei. Alcuni spartiti musicali sono sparsi sul tavolo al quale è seduta, un altro spartito è caduto sul pavimento di marmo e si trova accanto a una viola da gamba. Sulla parete di fondo della stanza una carta geografica dell’Europa colorata a mano è appesa al muro bianco, altrimenti spoglio. Qualcuno ha spinto la sedia, con pesanti finiture scolpite, lontano dal tavolo.
Questo è il soggetto, e la scena, rappresentati nel quadro “La Donna con il liuto” del pittore olandese Jan Vermeer (Delft, 1632 – 15 dicembre 1675) conservato al Metropolitan Museum di New York e che dal 18 novembre sarà esposto, per la prima volta a Napoli, al Museo di Capodimonte, per la mostra Vermeer, la donna con il liuto dal Metropolitan Museum aperta sino al 9 febbraio 2017, senza alcuna maggiorazione sul costo del biglietto di ingresso al museo (euro 8 intero; euro 4 ridotto) grazie anche alla Regione Campania. Si tratta di un’opera del massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo, prezioso dipinto, parte dell’esiguo numero di opere del maestro che si conservano distribuite nei musei di tutto il mondo, ma nessuna in collezione italiana.
Per ricreare l’ambiente rappresentato nel quadro nella stessa sala sono esposti due elementi chiave dello sviluppo narrativo dell’opera di Vermeer: il liuto e la carta geografica.
Il liuto presentato da Vermeer sembra essere un esemplare "alla francese" a 11 ordini. Poiché il cavigliere e il numero di corde non sono ben visibili, lo strumento raffigurato potrebbe essere identificato anche con un antico liuto rinascimentale a un numero inferiore di ordini, tuttavia in uso soltanto fino ai primi decenni del XVII secolo, in Francia fino al 1640 circa, e all'epoca in cui fu realizzato il dipinto del tutto obsoleto. Tali considerazioni hanno indotto ad accostare al dipinto di Vermeer un esemplare del 1644, del costruttore parigino Jean Des Moulins, appartenente alle collezioni del Musée Instrumental du Conservatoire di Parigi e custodito presso il Museo della Cité de la Musique.
La carta geografica esposta (Europa recens descripta, recita il cartiglio in alto a destra) è quella edita postuma da Willem Blaeu e inserita nel suo Theatrum Orbis Terrarum, sive, Atlas Novus (1644), conservata dalla Società Napoletana di Storia Patria e restaurata per l’occasione. Questa incisione si riferisce alla stampa di Hondius del 1623, corredata nella parte superiore dalle vedute di Amsterdam, Praga, Costantinopoli, Venezia, Roma, Parigi, Londra, Toledo e Lisbona, mentre lateralmente sono rappresentati gli abiti maschili e femminili delle principali popolazioni europee (Angli, Galli, Belgi, Castigliani, Veneziani, Germani, Ungari, Boemi, Polacchi, Greci).
In un’altra sala sono esposti altri 4 dipinti, dalla immensa e prestigiosissima collezione del Museo di Capodimonte, che rappresentano donne suonatrici: l’Autoritratto alla spinetta di Sofonisba Anguissola (Cremona 1532 – Palermo 1625) datato circa 1559; la Santa Cecilia in estasi di Bernardo Cavallino (Napoli 1616 – 1656 ca) del 1645; la Santa Cecilia al clavicembalo di Francesco Guarino (Sant’Agata Irpina 1611 – Solofra 1654) del 1650 circa e la Santa Cecilia all’organo e angeli musicanti e cantori di Carlo Sellitto (Napoli 1581 – 1614) del 1613 circa. Tutte opere del Seicento quindi che presentano donne “musiciste”, che porranno l’accento sulla differente resa - soggetti analoghi ma pienamente inseriti in un contesto devozionale - per favorire la comprensione del fatto che, nello stesso giro di anni, dipinti con soggetti di donne musiciste potevano avere valenze assai differenti.