Gino Covili – La favola e il dolore
La grande pittura padana del Novecento, che vede Covili tra i protagonisti, torna al Labirinto dopo il successo dell’esposizione Arte e follia, curata da Vittorio Sgarbi, con le opere di Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi.
Comunicato stampa
È dedicata a Gino Covili la nuova mostra autunnale del Labirinto della Masone che aprirà al pubblico sabato 26 novembre e resterà aperta fino a marzo 2017.
La grande pittura padana del Novecento, che vede Covili tra i protagonisti, torna al Labirinto dopo il successo dell'esposizione Arte e follia, curata da Vittorio Sgarbi, con le opere di Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi.
Verranno esposte oltre trenta opere di Covili accuratamente selezionate da Franco Maria Ricci con gli eredi del pittore, volte a rappresentare il suo stile più originale e la sua poetica.
Nato e vissuto nel cuore delle colline modenesi, Covili è sincero testimone delle sensazioni più profonde e segrete covate in un tessuto sociale contadino al quale si sente fortemente legato.
Le sue tele, spesso di grandi dimensioni, esprimono l'energia e la dignità del lavoro, di una società dai valori semplici e concreti, attraverso un colorismo toccante e uno sguardo poetico, felliniano, nel suo oscillare tra ricordo che si fa nostalgia, sogno che si fa favola, dolore che si fa vita.
La pittura di Covili è così autentica da trasmettere l'esperienza del vissuto: davanti alle opere si respira l'odore dei depositi del vino nei fiaschi o il baccano dei carri di Carnevale per le vie del paese.
La civiltà contadina è ai giorni nostri ormai mitologia e Covili, come fosse Omero, ne canta la magia e la fatica. La favola e il dolore.
Rielabora e addolcisce, ma la deformazione delle immagini e dei soggetti custoditi nella sua memoria non è grottesca o caricaturale, tantomeno naïf; è invece un sentire espressionista attraverso il quale l’artista propone un racconto fiabesco che ci spinge oltre all’apparenza.
Una mostra non straniante ma analitica, dove i volti di energumeni e le ritualità contadine sono da collocare in una realtà lontana dal concetto di bene e di male, ma ancora in armonia con le leggi, talvolta brutali, della natura.
Una pittura politica, ma non politicizzata, tesa ad affermare la dignità dei proletari, dei contadini, oppure, nel caso della serie degli Esclusi, dei malati psichiatrici di un manicomio di provincia.
GINO COVILI
Gino Covili nasce a Pavullo nel Frignano nel 1918, paese modenese nel quale, a parte il periodo del servizio militare, ha sempre vissuto. Dopo aver svolto diversi mestieri, a partire dagli anni Cinquanta riesce a dedicarsi al disegno e alla pittura, sue prime passioni, fino ad arrivare alla prima mostra personale nel 1964 a Bologna, alla quale ne segue un’altra a Milano nel 1969, e una a Roma nel 1971, dove le sue opere sono esposte insieme a quelle di Ligabue. Da questo momento in poi si concentra instancabilmente sull’attività pittorica, e arriva ad esporre in centri importanti pur preservando il legame con il paese e la cultura popolare d’origine, e facendone anzi il tratto distintivo, il fil rouge di tutta la sua produzione.
Dopo una vita intera dedicata all’arte muore nel 2005 a Pavullo.