Svitlana Grebenyuk – Raggi X
Mostra personale
Comunicato stampa
Tracce di pittura in odor di santità
Difficile, se non impossibile, etichettare in qualche modo il lavoro di Svitlana Grebenyuk. L'artista ucraina è principalmente pittrice, ma, come molti altri protagonisti dell’arte contemporanea sia italiana che internazionale, non si ritrae di fronte alla possibilità di sperimentare e realizzare installazioni d’ogni tipo, utilizzando i materiali più diversi e i riferimenti linguistici più disparati. Ma tutto ciò non è una sua determinante peculiarità: oggi l’habitus di artista eclettico e multilingue è una costante, se non un dovere, per un artista che voglia dirsi realmente, anche se non deliberatamente, “contemporaneo”.
Qual è, dunque, la vera peculiarità di Svitlana Grebenyuk? È nascosta nella sua candida e folle innocenza, nella sua incrollabile e deliberata “ingenuità” d’artista, scevra da problemi inerenti al gioco e alle politiche del mondo dell’arte, che non rischia e non vuol mai cadere nella facile scorciatoia della provocazione, dello scandalo, dell’opera che deve “funzionare” a tutti i costi, realizzata apposta per il pubblico degli art-addicted di cui oggi pullula il banale e superficialissimo sistema internazionale dell’arte; è soprattutto nella sua determinazione a voler scovare a tutti i costi il segreto nascosto nel cuore più profondo dell’operare artistico; nel suo cercare ogni volta un linguaggio, uno stile, un fulcro sul quale posare la forza di uno sguardo unico sul mondo.
"Perché dipingi?" ho chiesto un giorno a Svitlana. "Per sconfiggere la paura" mi ha risposto. La sua forza straordinaria d’artista, la sua peculiarità più intima e profonda, è nel suo cercare a tutti i costi la via per sconfiggere la paura. La paura di vivere senza uno scopo, la paura che la vita stessa, e il fardello di idee, sovrastrutture, linguaggi, piccoli dilemmi quotidiani, e credenze, e pregiudizi, e ideologie, che ci portiamo dietro giorno dopo giorno, non abbia realmente alcuno scopo. Svitlana cerca però un’immagine, un’iconografia, che non ha nulla di moderno, di deliberatamente contemporaneo, di allusivo verso gli specchi fragili della più ovvia e trita contemporaneità. I gesti, i volti, i colori di questi nuovi quadri sono infatti quelli, semmai, della pittura manierista, dell’ultima avanguardia, dei secoli della Controriforma: sono i movimenti e i volti degli Apostoli, dei santi, degli ultimi martiri cristiani, sono i gesti della Vergine e degli angeli che son venuti ad annunciare la nascita del Salvatore, sono gli eroi d’un tempo antico che tutt’ora segna, con l’intangibilità del suo potere evocativo, il senso ultimo della nostra storia.
Alessandro Riva