Macro, la fondazione c’è. Le promesse dell’assessore Dino Gaperini si trasformano in realtà e il museo romano si avvia ad una governance più agile
Certo è che nessuno potrà dare del bugiardo a Dino Gasperini. L’assessore alla cultura del Comune di Roma aveva promesso l’approvazione prima della fine dell’anno del progetto di fondazione per il museo Macro, e così è stato. Il consiglio comunale ha approvato, mercoledì 21 dicembre, la delibera che prevede la nascita della Fondazione Macro. Per […]
Certo è che nessuno potrà dare del bugiardo a Dino Gasperini. L’assessore alla cultura del Comune di Roma aveva promesso l’approvazione prima della fine dell’anno del progetto di fondazione per il museo Macro, e così è stato. Il consiglio comunale ha approvato, mercoledì 21 dicembre, la delibera che prevede la nascita della Fondazione Macro. Per la prima volta uno dei Musei Civici della città (a Roma si chiamano “Musei in Comune”) esce dal network cittadino per acquisire tutta l’autonomia gestionale che solo lo schema di una fondazione può garantire.
Ed ecco che dopo le novità sulla programmazione ed il nuovo staff che abbiamo comunicato (e anticipato) qualche giorno fa, arriva per il museo disegnato da Odile Decq e diretto da Bartolomeo Pietromarchi la novità più attesa e necessaria per una efficace governance nei prossimi anni.
La fondazione permetterà al museo, se le cose andranno come devono, di gestire in autonomia le assunzioni, le collaborazioni, magari anche la collezione e le eventuali acquisizioni; consentirà al museo di interloquire direttamente – senza far passare risorse dalle forche caudine del comune – con partner e finanziatori (il primo, già lo si sa, sarà l’Enel). La Fondazione potrà rendere il museo più agile con i fornitori, permettendogli di non avere obblighi di sorta e imposizioni dall’alto e dunque di poter andare sul mercato a servirsi del personale per pulizie, guardiania e altro, e dunque risparmiare anche lì risorse da reinvestire nella programmazione culturale.
La Fondazione Macro è un successo di Dino Gasperini, ma anche dello staff amministrativo che segue da tempo il progetto del nuovo museo d’arte contemporanea della città. E in particolare di quella Tina Cannavacciuolo che da anni lavora di lima e cesello per affinare la formula corretta di gestione di questa istituzione, parametrandola sulle migliori esperienze internazionali. Ora si passa alla trafila del lavoro in commissione e poi all’agognata approvazione in Consiglio Comunale. Un percorso, comunque, ancora accidentato.
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