Un madrileno a Roma
All’Accademia Reale di Spagna a Roma, fino all’8 gennaio, l’opera retrospettiva dell’architetto madrileno (ma in Italia dagli anni ‘50) Julio Lafuente. Classe 1921, qui racconta i suoi “ultimi” sessant’anni attraverso schizzi, progetti e fotografie.
La mostra capitolina, intitolata Architecture Revée, è organizzata intorno all’opera degli “ultimi” sessant’anni di Julio Lafuente (Madrid, 1921; vive a Roma).
Dopo aver studiato architettura all’Ėcole Superieure Nationale des Beaux Arts di Parigi, Lafuente arriva a Roma negli anni della Dolce Vita: è subito amore per l’antichità, il fermento culturale, le collaborazioni importanti con artisti. Da allora la sua casa è l’Italia e la sua carriera non si è più arrestata. Ha prodotto numerose architetture, dalle residenze private alle sedi direzionali, dalle palazzine all’ippodromo di Tor di Valle, dall’Air terminal Ostiense agli hotel.
Poliedrico e pieno d’immaginazione, in parte brutalista (a tratti rassomiglia a uno Jean Prouvé addolcito o a un Le Corbusier ingentilito) e in parte postmoderno, ha disegnato e poi realizzato alcune tra le opere d’architettura moderna più importanti della Capitale. Non solo ha lavorato sempre su scale differenti (sue alcune bellissime sedute in legno, in metallo e pelle) ma ha anche approfondito la sua personale ricerca stilistica attingendo dalle collaborazioni che negli anni hanno segnato il suo percorso umano e lavorativo: dagli scultori Andrea e Pietro Cascella all’ingegnere Gaetano Rebecchini, allo studio Passarelli.
Molte quindi le cose da raccontare per descrivere l’avventura professionale di una vita. Alcune sue opere – divenute iconiche – sono la perfetta rappresentazione del periodo storico in cui sono nate e del desiderio di fare architettura attraverso visioni oniriche e piene di slancio. Come per l’edificio della Esso, alla Magliana, dove tre ventagli ridisegnano una volumetria insolita, con tubi strutturali simili a venature di gigantesche foglie di agave, o come per l’Air Terminal di Ostiense, stazione nata come nodo infrastrutturale per Roma Sud ma poi lasciata stare lì, in stand-by, simile a una lunga galleria del vento dalle bucature tondeggianti per fortuna oggi in via di recupero e rifunzionalizzazione.
Altre opere invece, sembrano più visioni utopiche, figlie di idee irrealizzabili proprie degli anni ’60, quando Archigram, Superstudio e Archizoom disegnavano architetture infinite, sospese, vibranti. “Opere immaginarie, disegnate per dar forma ai sogni e giocare con le prospettive”.
Una mostra che vale la pena di visitare, fosse anche solo per conoscere la storia di un uomo – ormai novantenne – che con la sua matita e il suo ingegno (nell’ultima sala, una brillante intervista filmata nel 1987) ha provato a ridefinire i confini dell’architettura moderna, in una città generosa come Roma, che troppe volte, però, resta incastrata sotto le macerie del suo glorioso passato.
Giulia Mura
Roma // fino all’8 gennaio 2012
Julio Lafuente – Architecture Revée
REALE ACCADEMIA DI SPAGNA
Via di San Pietro In Montorio 3
06 5812806
[email protected]
www.raer.it
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