Tra le pieghe del Liberty italiano. A Reggio Emilia
Palazzo Magnani, Reggio Emilia – fino al 14 febbraio 2017. Più di 300 opere, alcune delle quali mai uscite dai musei o dalle collezioni cui appartengono, animano una ricerca scientifica sul Liberty italiano. A due anni di distanza dalla mostra di Forlì, Palazzo Magnani di Reggio Emilia propone una diversa prospettiva sul “modernismo”.
“È un’arte che ha prodotto tantissimo”, dichiara una delle curatrici del Liberty in Italia, Anna Villari, che, assieme a Francesco Parisi e a una folta équipe di specialisti in illustrazione, cartellonistica, architettura, scultura e, naturalmente, pittura, ha progettato una mostra che raccoglie centinaia di pezzi provenienti per la gran parte da musei minori di provincia e da collezioni private. L’obiettivo dichiarato è quello di condurre un’indagine in profondità su tutti gli aspetti di una tendenza artistica durata a lungo e che, come ben noto, ha riguardato non solo le cosiddette arti maggiori, ma ha prepotentemente coinvolto quelle applicate: dall’illustrazione libraria alle ceramiche, dalla cartellonistica all’arredo.
UN VIAGGIO NELLA TRADIZIONE
Le sezioni che compongono il percorso espositivo radunano le opere evidenziando, quando possibile, lo stretto legame tra esse e il processo creativo dal quale scaturiscono: accostati a dipinti, ceramiche, sculture, vi sono disegni preparatori, cartoni, bozzetti che testimoniano, raramente in maniera puntuale (ad esempio nel Ritratto di Alba di Giovanni Guerrini, del quale si è ritrovato lo schizzo preparatorio) molto più spesso solo come suggestione visiva, lo scambio tra i vari campi di ricerca che caratterizza la pratica artistica di inizio Novecento. “Una chiave inconsueta che rivela, entrando nel vivo del “fare”, e nella mente dell’artista, la vera essenza concettuale ed espressiva del Liberty, un movimento, una tendenza e una moda che, a distanza di più di cento anni, non ha ancora esaurito il suo potere seduttivo”.
INEDITI E MINORI
Di sala in sala, numerose sono le gradevoli scoperte che si possono fare per chi già non è specialista della materia: ai grandi nomi – da Guido Aristide Sartorio ad Amedeo Bocchi, da Leonardo Bistolfi a Pietro Canonica, da Galileo Chini a Duilio Cambellotti – sono accostate personalità decisamente meno note, ma che contribuiscono a offrire una panoramica di quel che furono i decenni scoppiettanti, dove tutto poteva essere decorazione, dove il floreale dilagava e al moderno ci si inchinava con fiducia e speranza. Una lunga carrellata di pezzi, quindi – in alcuni casi fin troppo stipati negli ambienti non sufficientemente grandi di Palazzo Magnani –, spesso di piccole dimensioni, e in qualche caso esposti in base a una licenza che si è voluto giustificare con il rappresentare a pieno l’epoca del modernismo, ma nei quali gli elementi Liberty sono molto poco riconoscibili.
Forte è la tentazione – non fosse altro che per la vicinanza temporale – di confrontare questa rassegna con quella allestita a Forlì nel 2014, ma a Reggio Emilia emerge uno scopo differente: dimostrare che la ricerca sul Liberty non è ancora finita, e che le indagini possono contribuire a portare alla luce e a tutelare non solo i masterpiece, ma anche un tessuto capillare che, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, è stato specchio di una società raffinata.
Marta Santacatterina
Reggio Emilia // fino al 14 febbraio 2017
Liberty in Italia. Artisti alla ricerca del moderno
a cura di Anna Villari e Francesco Parisi
PALAZZO MAGNANI
Corso Giuseppe Garibaldi 29
0522 454437
[email protected]
www.palazzomagnani.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati