Oltre l’architettura. È nato It’s
Con sedi a Roma, Parigi e Ginevra, It’s è la nuova società fondata da Alessandro Cambi, Francesco Marinelli e Paolo Mezzalama. Un progetto fondato sull’idea di ampliare i confini dell’architettura, in un’ottica di ibridazioni tra discipline e metodi. Per perseguire l’innovazione.
È nata la piattaforma It’s. Cos’è?
It’s siamo noi, una realtà nata nell’estate 2016. L’abbiamo costituita animati dalla spinta di porci in modo nuovo nella professione. Le nostre precedenti esperienze, ci hanno indotto a riflettere sulla dimensione contemporanea dell’architettura. Ci siamo resi conti che il territorio della professione è spesso ristretto, autoreferenziale: pochi i momenti di reale scambio con altre discipline. A dimostrarlo anche la risonanza mediatica, confinata in riviste di critica specializzate, con una limitata diffusione negli altri media. Un’analisi che ha generato la volontà di provare ad aprire questo mondo, per contaminarlo con discipline e ambiti trasversali: l’obiettivo è portare il nostro know-how in altri campi e ricevere esperienze da convogliare nella nostra pratica. Non a caso, una delle parole per noi fondamentali è ibridazione. Crediamo che l’unico vettore per arrivare all’innovazione sia confrontarci con conoscenze diverse.
Questa visione emerge dai vostri primi interventi?
Da poco abbiamo concluso un progetto sull’abitare contemporaneo con il videoartista Luca Scarsella per Bang&Olufsen. L’azienda ci ha chiamato a raccontare i suoi nuovi prodotti attraverso un allestimento capace di presentarne il concept. Abbiamo scelto di legarci a Luca Scarsella, con cui abbiamo già lavorato in passato, per veicolare un messaggio diverso e concepire uno spazio interattivo. Abbiamo operato presso Marta Sala Editions, uno spazio espositivo nel cuore di Milano, immaginando la casa del futuro, un luogo flessibile, iperconnesso, ma anche legato alla natura. Da questa esperienza stanno sorgendo altri tipi di collaborazioni, nelle quali all’architetto si affianca una nuova categoria di soggetti professionali, tra cui esperti della comunicazione, dell’high tech, naturalmente dell’arte. Con la Net Engineering stiamo lavorando a nuovi modelli di mobilità per la Regione Lombardia, studiando l’identità di nuovi prototipi e le loro modalità applicative.
Quali altri progetti state sviluppando?
Stiamo operando con J&A consultants e UCI Cinema, per rimodellare il tradizionale concetto di spazi per il cinema e abbiamo lanciato la start up Parallel Digital, legata alla sperimentazione digitale, in particolare in ambiente BIM. Su questo fronte stiamo portando avanti diversi progetti tra cui un centro logistico alle porte di Roma per Amazon – ci stiamo occupando della digitalizzazione del nuovo edificio con Jacob engineering ed Entec – e due nuove stazioni della metropolitana di Doha (le Major Stations) in Qatar con la società One Works.
Concretamente, come operate trovandovi in più città?
In parallelo con un rinnovato sguardo verso la professione e i processi della contemporaneità, stiamo cambiando anche strumenti e metodo di lavoro. Oltre a quelli convenzionali, dopo aver intrapreso un percorso di affiancamento con alcuni coach, abbiamo messo a punto dispositivi di condivisione digitale: li usiamo nella comunicazione e gestione del nostro lavoro. Nessuno di noi è più in studio costantemente, siamo quasi sempre in viaggio e comunque in luoghi diversi. Tuttavia, apparteniamo alla generazione a cavallo tra il predominio del digitale e la formazione analogica, condizione che consideriamo un vantaggio: ci permette di apprezzare il valore di entrambi gli approcci. Questo atteggiamento si riflette nel quotidiano, perché, pur impiegando strumenti digitali, non rinunciamo alla parte “più fisica” del mestiere. Ad esempio, in studio, utilizziamo grandi superfici image wall in cui stampiamo le ricerche visive che ci aiuteranno a ragionare sui progetti, facilitando una comunicazione anche subliminale tra di noi, non esplicita.
In che modo il ricorso alla metodologia BIM sta rimodellando il vostro lavoro?
Il nostro metodo è in evoluzione. A Parigi la sede di It’s è manifesto di un metodo sperimentale per la nostra architettura: questa si trova infatti all’interno di un incubatore di imprese dove ogni giorno ci confrontiamo con realtà diverse con cui scambiare e contaminare il nostro percorso.
In questa ottica rientra l’introduzione di BIM – Building Information Modeling, su cui si concentra la start up Parallel Digital, la “prima figlia” di It’s. Tale metodologia attribuisce delle informazioni al modello digitale dell’edificio e costruisce un approccio digitalizzato alla costruzione; da esso possono derivare vari campi di applicazione. Tra i tanti, ci interessa in particolare quello legato alla stampa digitale di prototipi e materiali.
Dunque quali competenze confluiscono nel vostro team?
Ci sono figure con specializzazione in area BIM; accanto a loro, si collocano collaboratori sia stabili sia “liquidi”: il nostro è un team che ogni volta si rimodella al ciclo del progetto in corso. Dobbiamo ammettere che, su questo fronte, un certo “vuoto” che si registra nella Capitale ci sta consentendo di mettere in piedi una struttura con professionisti molto validi, assetati di innovazione, carichi di passione. Questa è stata una bella sorpresa nel lancio di It’s.
Cosa potete anticiparci dell’hub creativo che sorgerà prossimamente a Roma? Quali saranno i tempi?
Stiamo lavorando al concetto di un nuovo hub per la creatività e l’innovazione, nel comparto ex industriale di Via Pettinengo, a ridosso della stazione Tiburtina. Un luogo di sinergia tra realtà imprenditoriali e start up nel campo dell’architettura, dell’ingegneria e della mobilità avanzata. L’edificio avrà struttura in legno e sarà a impatto energetico zero. Far convivere, in uno stesso luogo, realtà con esigenze eterogenee è davvero importante a nostro avviso: uno scambio dal quale tutti ne guadagnano. L’apertura è prevista per il mese di giugno 2017; sarà un cantiere molto veloce grazie alla struttura in legno, di rapido assemblaggio. Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile seguire il racconto del processo di costruzione, fino al giorno dell’inaugurazione. In parallelo, inoltre, stiamo seguendo un progetto sperimentale con il sound artist Jacopo Carreras. L’obiettivo è creare una mappa sonora di alcune zone della città di Roma: è un’attività che ci sta regalando spunti e potenzialità applicative interessanti. Stiamo cercando di renderla concreta con l’aiuto dell’incubatore del Politecnico di Torino, con il quale collaboriamo per valutarne le possibilità di attuazione.
Attraverso i canali social e il vostro sito attiverete modalità di dialogo alternative rispetto alla comunicazione istituzionale degli studi “tradizionali”?
Rispetto a quello che è stato il nostro percorso fino a oggi, ci stiamo interrogando moltissimo sul valore dei social. Questi sono diventati strumento basilare di scambio e condivisione della società contemporanea producono dati, immagini, e anche idee: possono diventare un ulteriore ambito attivo del nostro percorso di ibridazione.
Valentina Silvestrini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati