Il senso di Álvaro Siza per il sacro. A Roma

L’architetto portoghese riunisce negli ambienti del Maxxi di Roma una raccolta di progetti architettonici declinati attorno al tema del sacro. Entrando in un dialogo diretto con il contesto museale.

Anticipata in una lunga conversazione con Álvaro Siza, la mostra Sacro è ospite della Galleria 2bis del museo romano. È organizzata secondo un allestimento contemplativo, quasi ascetico, pensato dallo stesso Siza – in collaborazione con Roberto Cremascoli, responsabile scientifico – come installazione site specific per il Maxxi. Pareti inclinate, setti murari, quinte sghembe disegnano linee prospettiche immaginarie e dialogano, contrapponendosi, con l’architettura muscolare del museo. Pur nella sua austera semplicità, la mostra è un susseguirsi di disegni, plastici, proiezioni, immagini, oggetti, salti di scala, ritmi. Uno spazio, sia fisico che emozionale, che si restringe e si dilata. Il bianco ottico e la scelta illuminotecnica contribuiscono a rafforzarne la sequenza espositiva, articolata per pieni e vuoti, per pareti che quasi respirano, animate dagli scatti di Fernando Guerra, Nicolò Galeazzi, José M. Rodrigues, Leonardo Finotti, Luís Ferreira Alves e Mimmo Jodice. Immagini silenziose, capaci di descrivere sia gli ambienti nei quali si pratica il culto religioso sia la calma di atmosfere in cui natura e paesaggio rappresentano un’altra idea di sacralità.

Álvaro Siza, Cappella di Santo Ovidio, Lousada, 1997-2001. Photo FG+SG Fernando Guerra

Álvaro Siza, Cappella di Santo Ovidio, Lousada, 1997-2001. Photo FG+SG Fernando Guerra

I PROGETTI IN MOSTRA

Un tema, questo del sacro, ripercorso più volte nell’opera e nel pensiero del maestro, Pritzker Prize nel 1992, protagonista sempre a Roma anche di due mostre all’Accademia di San Luca. Siza esprime così la sua “portoghesità”, la sua idea di trascendenza, la sua volontà di progettista: “Il migliore architetto è il tempo”. A progetti di ambito religioso se ne affiancano altri in cui il tema della sacralità è declinato in modo meno diretto. Venti disegni figurativi, dieci progetti di architettura, alcuni oggetti – come l’uovo d’argento per Benedetto XVI e i paramenti sacri per Papa Francesco – raccontano il rapporto tra l’architetto portoghese e il sacro, a partire dalla Chiesa di Santa Maria a Marco de Canaveses alla Cappella a Santo Ovidio in Portogallo, dalla Chiesa mai realizzata del Rosario a Roma a quella in costruzione di Saint-Jacques-de-la-Lande a Rennes in Francia, fino alla ricostruzione della Chiesa Madre di Salemi.

Álvaro Siza, Piscinas das Marés, Leça da Palmeira, 1961-66. Photo FG+SG Fernando Guerra

Álvaro Siza, Piscinas das Marés, Leça da Palmeira, 1961-66. Photo FG+SG Fernando Guerra

SACRO E SOTTOSUOLO

Ma anche l’università, il Padiglione dell’Expo98 e le metropolitane: particolare rilievo viene infatti dato al progetto per la Stazione Municipio di Napoli che tratta la sacralità come espressione dell’architettura del sottosuolo, delle rovine archeologiche, della stratificazione storica nel cuore della città. Una ricchezza tale che per l’architetto rappresenta un’immagine da celebrare, al pari di un luogo di culto. Di questo progetto sono esposti sia il modello che i disegni, oltre alle fotografie del corso di realizzazione.

Giulia Mura

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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