FòcarArte Novoli 2017
Nell’ambito del progetto FòcarArte, presso il Palazzo Baronale di Novoli (Lecce), in Piazza Regina Margherita, viene realizzata una mostra che comprende un grande lavoro in situ di Daniel Buren, pensato in conformità con le sale del Palazzo Baronale, alcuni lavori video di Sislej Xhafa e H.H. Lim.
Comunicato stampa
Intorno alla Fòcara di Novoli accesa in onore di Sant'Antonio Abate orbitano eventi artistici performativi curati e diretti da Giacomo Zaza che dialogano con il fuoco monumentale che brucia migliaia di tralci di vite accatastate nell'arco di svariate settimane dai contadini del posto.
L'arte converte la vocazione vernacolare del rito popolare/religioso del fuoco propiziatorio (versione cristiana di un rito agrario di tradizione millenaria) in un "accadimento" relazionale contemporaneo. Gli artisti invitati agiscono in simbiosi con la reiterazione di un rituale mai uguale a se stesso se non per la presenza delle fascine e del fuoco, elementi sostanziali su cui, di volta in volta, aggiungono nuovi ordini di senso. Una nuova visione verrà apportata dalla partecipazione di Daniel Buren, autore del manifesto della Fòcara, da Sislej Xhafa, H.H. Lim, e Francesco Jodice.
A contatto con la poderosa montagna alta venticinque metri, al centro della piazza Tito Schipa a Novoli, gli artisti sperimentano un'azione portatrice di nuove idee e significati, nuove trame culturali e nuove riflessioni che spaziano dal passato al presente e s'interrogano del futuro.
Nell'ambito del progetto FòcarArte, presso il Palazzo Baronale di Novoli (Lecce), in Piazza Regina Margherita, viene realizzata una mostra (dal 15 gennaio al 26 febbraio 2017) che comprende un grande lavoro in situ di Daniel Buren, pensato in conformità con le sale del Palazzo Baronale, alcuni lavori video di Sislej Xhafa e H.H. Lim.
Daniel Buren _ Le cinture del fuoco, lavoro in situ
16-18 gennaio 2017
Novoli. Fòcara Piazza Tito Schipa
Le cinture del fuoco , lavoro in situ è l'unico intervento in Puglia, durante tutta la sua carriera, di Daniel Buren, artista di fama mondiale che per la prima volta arriva nel Salento, dialogando con la tradizione ultracentenaria della Fòcara di Novoli. Il progetto di Buren si pone come un cambio epocale dell'appuntamento del falò novolese, una sorta di investitura visiva attuale e internazionale
L'intervento visivo di Buren a Novoli contiene i tratti distintivi della sua pratica artistica, basata su forme geometriche che riqualificano gli spazi e le architetture. Dichiara apertamente l'unione e l'interazione con l'imponente corpo plastico fatto di rami da ardere: gli elementi astratti e fenomenici di Buren, sette anelli composti da sezioni verticali di legno da 8,7 cm, entrano in simbiosi con la pira ancestrale della Fòcara e bruciano con essa.
Daniel Buren progetta un'opera pensata in relazione con la struttura megalitica del falò e lo spazio cinquecentesco del Palazzo Baronale di Novoli. Interviene direttamente sul corpo architettonico e strutturale. Adopera uno "strumento visivo" (outil visuel) semplice: il motivo - sempre identico - di bande verticali in differenti colori da 8,7 cm alternate al bianco. Queste bande, nelle tonalità della scala cromatica Pantone, diventano dei dispositivi fenomenici che definiscono/discutono lo spazio, il contesto, sia interno che esterno, e a volte si fondono in un unico colore variabile rispetto alle mutazioni luminose dello spazio. A tal proposito Daniel Buren sottolinea: "Je n'expose pas des bandes rayées, mais des bandes rayées dans un certain contexte".
La banda colorata è un motivo costante, derivato dalla fabbricazione industriale seriale delle tende a righe, che risponde a un postulato di obiettività e non-oggettività.
Buren propone il concetto del in situ: un intervento artistico intrinsecamente connesso alle caratteristiche topologiche e culturali dei luoghi. Il luogo può essere analizzato mediante le bande monocromatiche che evidenziano le parti più significative e meno visibili di esso.
Sislej Xhafa _ segment on the air , happening
14 gennaio 2017
Novoli. Fòcara. Piazza Tito Schipa
ore 15:30
Sislej Xhafaper la Fòcara 2017 progetta un happening con la comunità di Novoli ispirata al senso dell'unità che caratterizza un gruppo impegnato nella costruzione del falò e nel rituale propiziatorio. Un'azione ludica collettiva, intitolata segment on the air, che vede la partecipazione di un "corpo" operativo di uomini che evade dal rumore e dalle costrizioni della realtà (nonché dalla sua "bomba informatica"). A tal proposito Xhafa richiama la parole di Jacob Proctor: "It's a politics of interruption, upsetting the configuration of forces determining what is visible and what is not, what forms of speech are understood as discourse and which are only perceptible as noise, who is designated as a speaking subject and who is merely spoken to".
Nato a Peja (Kosovo) nel 1970, di etnia albanese e formatosi nell'Europa degli anni Novanta, da poco cittadino americano, Xhafa è autore di un "attivismo" visivo, di matrice performativo/concettuale, in continua dialettica con i sistemi di pensiero e le consuetudini della società liberista (costantemente estasiata dallo sviluppo delle tecnologie di comunicazione e in perenne insicurezza). La sua opera affronta alcune questioni nodali nell'ambito del sistema globale "liquido": la rivendicazione dei diritti umani, il movimento demografico dai paesi poveri verso i paesi ricchi, i legami sociali e i desideri personali.
L'arte di Sislej è impegnata a costruire nuove forme visive e comportamentali condivise, esperienze che s'interrogano sui nostri modi di vivere. Genera delle "micro-situazioni" lievemente sfalsate rispetto a quelle della vita ordinaria, presentate in modo ironico e giocoso. Crea nuove esperienze di confronto e partecipazione tra gli individui.
Nel video Stock Exchange, 2000, esposto nel Palazzo Baronale di Novoli, Xhafa come un broker di Wall Street declama gli orari di arrivo e le partenze dei treni nel centro della stazione ferroviaria, gesticolando in modo frenetico, gridando e dando indicazioni ai passeggeri attoniti. L'artista giunge a trasformare la stazione di Ljubljana in una Borsa valori dove al posto delle azioni sono scambiati e venduti i viaggi (metafore dei desideri e delle speranze della gente comune). Simili ai prezzi di borsa, i viaggi diventano privi di qualsiasi individualità. Xhafa attua una riflessione "sul mercato delle persone che migrano, sulla globalizzazione del mercato umano", e in modo allargato sui luoghi di transito e di confine.
Mentre un altro video, Beh-rang,2004, girato a Kabul, mostra una bicicletta che brucia lentamente. Questo video è girato in bianco e nero (beh-rang in lingua afghana), "perché la violenza è senza colore" (Xhafa) e spesso conduce nel silenzio. Un'opera che riflette sul concetto di tempo che scorre inesorabile.
H.H. Lim _ La Via del Falò divino, happening
15 gennaio 2017
Novoli. Fòcara. Piazza Tito Schipa
ore 15:30
H.H. Lim progetta un happening intitolato La Via del Falò divino per il quale i costruttori della Fòcara sono coinvolti in un pranzo intorno a un tavolo di fascine, accanto alla grande pira, dove è offerto cibo e vino. Ciascun commensale si dispone su una sedia la cui base in alluminio riporta una parola o segno dal sapore "simbolico" legato al senso dell'azione, alla commistione di elementi culturali differenti. A pasto ultimato, gli avanzi, le sedie e il tavolo di fascine, uniti a formare una grande catasta, vengono bruciati, lasciando l'unica traccia del simposio: le basi in alluminio delle sedie.
Il progetto di Lim coniuga l'aspetto conviviale, il senso della festa e dell'incontro, con la trascendenza e la "Via", ciò che Lao-tzu indicava come il non-essere indifferenziato, o meglio l'origine, la "Madre", da cui nasce l'essere. Dal pranzo dei costruttori al falò rigenerativo si mette in risalto il "passaggio" e il percorso della condivisione verso il falò propiziatorio in onore del Santo. In Lim c'è una visione transculturale: una mensa che poi brucia e si dissolve, simile al cammino stesso (la "Via" nel taoismo) inteso come crescita fisica e spirituale. Tuttavia l'azione non ha alcun significato morale, come buono o cattivo, ma è concepita come momento catalizzatore di energia (del singolo e della collettività). Il cibo e il falò aiutano di continuo a scongiurare ed esorcizzare.
Artista poliedrico e pensatore instancabile, H. H. Lim afferma che "guardare con gli occhi della mente porta alla cecità". Ciò che è dato vedere deve costituire l'ingresso verso un'immaginazione non convenzionale. A un certo momento Lim si lascia inchiodare la propria lingua. L'azione va intesa come una simulazione simbolica: rappresenta la tappa estrema della comunicazione alternativa. Inchiodare la propria lingua corrisponde al sacrificio della parola a favore della sola immagine. Nella video installazione Images (presentata nel Palazzo Baronale di Novoli) le riprese della lingua inchiodata convivono con le immagini della festa religiosa tamil Tai Pùcam, cerimonia penitenziale hindu, frequente in Malaysia, dove si svolgono rituali di auto-tortura per la purificazione dell'anima. L'atto della lingua inchiodata al tavolo entra in simbiosi con i rituali eccezionali di gente che intende entrare in comunione con la propria divinità d'elezione. L'azione estrema di Lim e il perforamento della carne (guance, lingua, fronte) con una vasta gamma di oggetti metallici acuminati (uncini, ami da pesca, lance d'argento in miniatura) corrispondono rispettivamente a due universi linguistici distinti: uno artistico, l'altro ritualistico/religioso. Tuttavia sia il chiodo di Lim, sia la lingua trafitta dal "vel", simbolo del potere di Murukan, indicano la rinuncia temporanea alla facoltà della parola.
Francesco Jodice
Premio Fòcara Fotografia 2017
Francesco Jodice, artista invitato a realizzare alcuni scatti fotografici riguardo il contesto della Fòcara 2017 completerà il ricco scenario che contraddistingue il falò megalitico. I suoi scatti potranno avere - ad esempio - uno sguardo contemporaneo colto, o uno sguardo indagatore sul paesaggio e l'urbanistica rurale, fino a un approccio umano diretto o un dialogo con l'ancestrale (che a Novoli è disarmante!).
L'opera fotografica di Francesco Jodice è come un "atlante globale" dove compaiono spazi fisici e geografici inabitati e quasi metafisici, morfologicamente nuovi e in trasformazione, oppure spazi popolati dal vivente, da presenze umane isolate o in movimento, una sorta di paesaggio mutato in base ai bisogni delle comunità. Lo sguardo di Jodice è uno sguardo fluttuante condotto secondo cinque processi d'analisi della realtà e delle sue manifestazioni: "Antropometria, Investigazione, Networking, Partecipazione, Storytelling". Praticandoli da soli, o combinandoli tra loro, Jodice affronta una moltitudine di tematiche sociali politiche culturali.