Chiudiamo l’Unesco. L’Isis devasta il teatro di Palmira, e l’organismo assiste imbelle
Nessuna azione di prevenzione, nessuna attività diplomatica né di sensibilizzazione. Intanto da Palmira arrivano le notizie della distruzione del Tetrapilo e del proscenio dell'antico teatro romano
“Protecting Our Heritage”. Questa dicitura campeggia sullo statement che anche sul sito web ufficiale qualifica i ruoli dell’Unesco, l’organismo sovranazionale il cui acronimo sta per United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. E ora, per l’ennesima volta, davanti alle notizie dell’ultimo sfregio compiuto da terroristi contro il patrimonio storico-culturale dell’umanità, rilanciamo: chiudiamo l’Unesco. Che sia liquidata, annullata, rifondata, magari commissariata affidandone le sorti – e lo diciamo senza tema di sciovinismo – al nostro ministro Dario Franceschini, l’unico politico a livello internazionale che abbia dimostrato di avere a cuore queste questioni, tanto da sponsorizzare la creazione dei Caschi Blu della Cultura, che certo senza un reale impegno diffuso nel loro sostegno poco possono realizzare.
DISTRUZIONI PREVEDIBILI
Già, perché l’Unesco ha ancora una volta dimostrato la propria totale inanità davanti a questioni che la dovrebbero vedere in prima linea. Era o no prevedibile che, dopo che l’Isis aveva riconquistato Palmira a dicembre, prima o poi sarebbero ripartite le sue aggressioni cieche, brutali e gratuite a un patrimonio millenario che è dell’umanità intera, appartiene a uno spirito condiviso, e quindi non dovrebbe essere nella disponibilità di nessuno, né di uno stato ufficiale né di rivoltosi violenti? E un organismo creato per proteggere “Our Heritage”, cosa esiste a fare se assiste supino a queste devastazioni? Cosa potrebbe fare? Molto, rispetto al nulla che fa ora, ovvero assorbire ampissime quote di risorse in lautissimi ed immeritati stipendi, o “proteggere” patrimoni da nessuno minacciati come i carnevali e la dieta mediterranea. Potrebbe intanto mobilitare l’ONU, e le sue forze speciali, a difesa dei siti minacciati; e potrebbe agire con la diplomazia, stimolando accordi che escludano categoricamente il patrimonio artistico dalle contese sociali e militari, stabilendo sanzioni per le infrazioni.
IL G7 DELLA CULTURA
E invece nulla accade. Oggi le agenzie diffondono le notizie – corredate da prove satellitari – della distruzione del proscenio dell’antico teatro romano di Palmira, e del Tetrapilo, celebre struttura colonnata del sito archeologico. “Il G7 della Cultura a Firenze il 30 e il 31 marzo”, prova timidamente a rilanciare Franceschini, “sarà l’occasione per condividere azioni concrete contro un crimine odioso come la devastazione della storia e delle testimonianze di antiche civiltà, spesso collegata al traffico illecito di beni culturali che finanzia il terrorismo”.
– Massimo Mattioli
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